Fondi pensione Nel primo trimestre i negoziali hanno reso lo 0,37% e gli aperti hanno perso lo 0,11% contro il +1,06% della liquidazione 

di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Fondi pensione negoziali battuti dal Trattamento di fine rapporto (Tfr). Nel primo trimestre del 2011 la performance media dei comparti aperti è stata del -0,11%, mentre i negoziali hanno messo a segno una performance media ponderata del +0,37%. Dal canto suo invece la liquidazione mantenuta in azienda si è rivalutata nel primo trimestre di quest’anno dell’1,06% netto.

Ma c’è chi è riuscito a superare il Tfr. Tra i fondi negoziali spicca infatti il +2,09% del comparto monetario classe garanzia di Fopen (si veda tabella a pagina 30 con tutti i rendimenti del primo trimestre), mentre tra i fondi pensione aperti si sono distinte le linee a maggiore contenuto azionario. Come la Bim vita equity di Bim vita che nel trimestre ha reso il 4,08%, la linea bilanciataUnipol insieme comparto sviluppo di Unipol assicurazioni con un 4,06% e il comparto azionario Milano Europa di Milano assicurazioni con un +3,48%. Nel complesso su oltre 370 fondi pensione aperti censiti da Fida solo una quarantina hanno battuto il Tfr nel primo trimestre del 2001. «Nei primi mesi del 2011 i mercati finanziari sono stati caratterizzati da una elevata volatilità.

Le tensioni sul debito sovrano in alcuni paesi dell’area dell’euro sono tornate ad acuirsi. I corsi azionari nelle principali economie industriali hanno registrato buoni guadagni fino alla seconda decade di febbraio, per poi subire brusche cadute nelle quotazioni, risentendo degli effetti del conflitto libico e del terremoto giapponese», spiega Assofondipensione che ha raccolto i dati sui fondi negoziali.

Certo, fermarsi alle performance della previdenza integrativa sul breve periodo, come possono essere tre mesi, non consente di valutare appieno l’orizzonte temporale di questi comparti. «Tali dati confermano che la gestione finanziaria dei fondi pensione negoziali è in grado di coniugare in maniera efficace le esigenze di crescita con quelle fondamentali di contenimento dei rischi e rafforzano la consapevolezza che l’investimento di natura previdenziale deve essere valutato su orizzonti temporali di lungo periodo», aggiunge Assonfondipensione.

Considerando un periodo più lungo i rendimenti dei negoziali sono confortanti vista la crisi dei mercati dell’ultimo quinquennio, anche se il Tfr si è rivalutato di più. «Sul periodo 31 marzo 2006-31 marzo 2011, fase in cui si è manifestata una delle più gravi crisi della storia dei mercati finanziari, il rendimento medio annuo composto dei fondi pensione negoziali, è pari al 2,1%, rispetto al Tfr, attestatosi nel medesimo periodo al 2,6%», aggiunge l’associazione dei fondi pensione negoziali.

Ma non vanno dimenticati i punti di forza dei comparti previdenziali rispetto alla liquidazione in azienda. «Si evidenzia che per una puntuale comparazione occorre valutare il vantaggio per l’iscritto derivante dal più favorevole trattamento fiscale e dal contributo aggiuntivo del datore di lavoro», aggiunge Assofondipensione. Peraltro se le agevolazioni fiscali valgono per tutte le tipologie di fondi pensione, il contributo del datore di lavoro è previsto, oltre che per i comparti negoziali, solo per i fondi aperti che hanno siglato un accordo con l’azienda. Sul fronte delle adesioni e dei patrimoni dei fondi negoziali, Assofondipensione sottolinea che «i dati sono fanno registrare una buona tenuta del settore dei fondi pensione negoziali, nonostante il permanere di forti criticità del contesto macroeconomico e le conseguenti debolezze che caratterizzano il mercato del lavoro». Per i negoziali infatti il numero di iscritti a fine marzo (2.010.426) è rimasto sostanzialmente invariato rispetto alla fine del 2010 mentre l’attivo netto destinato alle prestazioni supera i 23 miliardi di euro, +4% da inizio anno. Mentre sul fronte degli aperti i dati, fermi a fine 2010, indicano 820.385 iscritti, +3,4% rispetto a fine 3009 e un patrimonio di 7,48 miliardi, +19,3%. (riproduzione riservata)