Il peggio (della crisi) sembra passato per Ubs, che ieri ha festeggiato il ritorno della clientela nel business delle gestioni patrimoniali. Nel primo trimestre la divisione wealth management del gruppo svizzero ha registrato afflussi netti per 11,1 miliardi di franchi (8,6 miliardi di franchi), ai massimi dalla fine del 2007 e oltre il doppio rispetto al consensus, risultato che per il chief Oswald Grübel è il segnale del «ritorno della fiducia dei clienti», dopo un lungo periodo di riscatti: i clienti hanno ritirato dalla banca quasi 400 miliardi di franchi (oltre 310 miliardi di euro) durante la crisi, spaventati dalle svalutazioni di asset tossici e dai problemi col fisco Usa.
Positivo il trimestre anche per l’investment banking, che ha registrato utili ante-imposte per 835 milioni di franchi, da 100 milioni del trimestre precedente, con una performance particolarmente positiva nel fixed income, soprattutto a confronto delle rivali Usa, e nel trading azionario. Qualche delusione, invece, da uno dei tradizionali business di Ubs, quello delle emissioni azionarie, la cui divisione ha subìto una fuga di manager. Il gruppo si aspetta un miglioramento dell’investment con un aumento dei ricavi trimestrali dagli attuali 3,1 miliardi a 3,75 miliardi entro il 2014.
A livello consolidato, l’utile netto del trimestre è sceso del 18% rispetto a un anno prima a 1,81 miliardi di franchi, ma sopra le attese degli analisti, che si aspettavano un risultato di 1,69 miliardi, su ricavi anch’essi in frenata da 9 a 8,3 miliardi di franchi. Di fatto costante è rimasto il Bis Tier 1, salito dal 17,8 al 17,9% (valore tra i più elevati del settore). I risultati hanno galvanizzato il titolo, che a Zurigo ieri ha toccato un progresso superiore al 6% oltre 17,6 franchi per poi chiudere a 17,23.