di Luisa Leone

«Una resa nella lotta alle frodi assicurative». Questo rappresenta la bozza di legge sull’Agenzia Antifrode licenziata dalla Camera (e ora all’esame del Senato), secondo il presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai. Un provvedimento che non sarà in grado di influire in maniera incisiva sulla dinamica dei prezzi, se non sarà modificato. In questa intervista a Milano Finanza Cerchiai, a nome degli assicuratori, si dice disposto a rinunciare alla richiesta di accedere alle banche dati al momento dell’assunzione del rischio, se sarà una base per la mediazione.

Domanda. Presidente, crede davvero che l’Agenzia Antifrode sia solo una struttura amministrativa?

Risposta. Il disegno di legge parla chiaro, quando all’articolo 1 definisce l’Agenzia «una struttura deputata alla prevenzione amministrativa delle frodi». Non l’ho certo scritto io.

D. Voi chiedevate poteri investigativi ma forze dell’ordine e magistratura sono già troppo impegnate su altri fronti…

R. È questo il punto. La risposta al problema che abbiamo sollevato sembra tanto un «vorrei ma non posso». Io capisco che ci siano molti problemi seri da affrontare, ma guardi che anche quello delle frodi lo è. Bisognerebbe guardarlo in maniera complessiva, non pensare solo al singolo sinistro da 1.000 euro. È una vera piaga sociale che pesa su tutti i cittadini.

D. C’è chi vi ha accusato di non essere davvero interessati a combattere le frodi, perché tanto non avete nulla da perdere.

R. E invece abbiamo molto da perdere. I denari a disposizione delle famiglie non sono infiniti, se spendono così tanto per l’Rc auto non potranno comprare altri prodotti assicurativi. Prezzi alti fanno arrabbiare gli assicurati; perciò le polizze auto, che potrebbero essere un biglietto da visita da cui partire per proporre poi altri prodotti, finiscono per essere un ostacolo.

D. Ma allora perché le assicurazioni querelano così poco?

R. Perché abbiamo bisogno di prove per rivolgerci alla magistratura, altrimenti rischiamo una contro-querela. Per questo c’era bisogno che l’Antifrode fosse una struttura anche investigativa. Ora cosa ci hanno dato? Sessanta giorni di tempo al massimo per fare le verifiche in caso di sospetti? Ma se la magistratura ci mette mesi e mesi, come possono pretendere che soggetti privati facciano il lavoro in così poco tempo? La verità è che serve la procedibilità d’ufficio.

D. Ma i magistrati sono già oberati di lavoro, come è emerso dalle audizioni.

R. Questo è vero, ma noi cosa possiamo farci? Quello proposto con l’attuale testo sull’Antifrode non è un compromesso, sarebbe piuttosto una resa.

D. Si è detto anche che siete contrari alla legge perché non vi permette di utilizzare i dati sugli assicurati al momento dell’assunzione del rischio.

R. Guardi, se questa è la preoccupazione, dico subito che noi rinunciamo a questa richiesta, purché ci sia qualcuno che li faccia i controlli.

D. Come dovrebbe essere modificato il testo sull’Antifrode?

R. Vorremmo che si tornasse all’ipotesi originaria, si può mediare su tanti punti ma credo che procedibilità d’ufficio e attività investigativa siano pilastri fondamentali e irrinunciabili. Se la proposta di legge restasse questa, i miglioramenti sarebbero poco sensibili.

D. Intanto nel 2010 i premi Rc auto sono cresciuti del 4% per i rincari. Sempre colpa delle frodi?

R. I costi dei sinistri non aumentano solo con le frodi. La regolamentazione, ad esempio, incide molto. Lo scorso anno sono state modificate le tabelle del Tribunale di Milano sulle grandi invalidità, con un effetto sia sul 2009 che sul 2010. Come continuano ad avere ricadute negative, che si cumulano negli anni, i decreti Bersani sul bonus malus.

D. Anche il comparto Vita è migliorato. Gli italiani hanno smesso di mettere i risparmi sotto il materasso?

R. Credo che ci sia stato uno spostamento degli investimenti dalla ricerca del massimo rendimento a quella della massima sicurezza con adeguato rendimento, che i prodotti Vita possono garantire.

D. Un po’ di attualità. Crede che in Generali le acque si siano chetate o dobbiamo aspettarci un altro showdown?

R. Non vedo alcun trauma all’orizzonte. La vita delle aziende è fatta di evoluzioni, a volte normali a volte meno fisiologiche.

D. E il ruolo di Mediobanca?

R. Il ruolo di Mediobanca è quello di un importante azionista. La mia esperienza personale è quella di un investitore rispettoso dell’indipendenza del management e della autonomia dell’azienda.

D. E Groupama-FonSai? I francesi andranno fino in fondo?

R. Credo che non ci sia niente di male nell’ipotesi che, rispettando tutte le regole di mercato e le prescrizioni delle autorità di vigilanza, un affidabile e importante investitore straniero intenda acquisire un’azienda italiana.

D. Groupama su FonSai, Bipiemme Vita che va a Covea. C’è una campagna di Francia anche in campo assicurativo?

R. Non direi che ci sono campagne. Ci sono consistenze di capitali che si spostano da un Paese all’altro. Tutto qui. Anche le nostre Generali, ad esempio, in passato si sono mosse allo stesso modo all’estero.

D. E con Solvency II dormirete sonni tranquilli per i risultati degli stress test?

R. Abbastanza tranquilli, anche se è vero che le prove sembrano non aver mai fine. Si stanno limando ancora molti aspetti della disciplina ma per quello che sappiamo oggi la solidità del sistema italiano è confermata. (riproduzione riservata)