In alternativa agli etf si può puntare sui fondi comuni, che hanno un costo mediamente superiore ma offrono i vantaggi di una gestione professionale. Come il Dws Invest Global Agribusiness, che investe in strumenti finanziari legati all’agroindustria con spese di gestione annua dello 0,75% e rendimento di circa il 25% nel confronto con 12 mesi fa. Infine c’è l’opzione dei certificates, prodotti derivati il cui rendimento è legato a quello del sottostante, che può essere un’azione, un paniere di titoli, un indice o un settore di investimento. L’ultima novità è rappresentata dagli Etn (Exchange traded note), che consentono l’esposizione nei confronti di una singola commodity, senza la necessità di accumulare il sottostante in forma fisica. Il ruolo di garante è svolto da un istituto di credito, ma questa peculiarità pone un rischio di controparte. Senza dimenticare, in tutti i casi, che le materie prime sono strumenti esposti a elevata volatilità. Caratteristica che dovrebbe suggerire grande prudenza, riservando a questo settore solo una parte del proprio portafoglio e possibilmente quella di cui non si pensa di dover disporre a breve termine.