Meno di 15 mila pratiche avviate. Ma la formazione esplode
 di Gabriele Ventura  

Parte col freno tirato la conciliazione obbligatoria. Con meno di 15 mila mediazioni avviate nel suo primo mese di vita. Secondo la ricognizione effettuata da ItaliaOggi a 30 giorni dall’entrata in vigore del dlgs n. 28/2010, infatti, gli organismi di conciliazione hanno ricevuto in media una-due domande al giorno.

E, considerando che le sedi degli enti accreditate dal ministero della giustizia sono circa 700, una stima approssimativa può essere tra i dieci e i 15 mila procedimenti avviati dal 21 marzo a oggi. Pochi, sia a parere degli operatori che si aspettavano tutt’altra partenza, sia per le previsioni di via Arenula, che ha individuato in circa 400 mila l’anno le mediazioni rientranti nelle maglie della nuova legge. Con una ulteriore incongruenza. A fronte di questa partenza al ralenty, è esplosa la formazione dei mediatori. Con 100 mila nuove figure professionali attese per fine 2011. Troppe, anche ipotizzando che le stime del ministero si concretizzino. Con il rischio, evidente, che per molti il titolo di mediatore resti solo sulla carta. Insomma, se la conciliazione da un lato stenta a decollare, dall’altro sulla formazione dei mediatori si è creato un vero e proprio business. Da almeno 100 milioni di euro. Se si considera, infatti, che il corso da 50 ore previsto per legge per esercitare la nuova professione costa in media 1.000-1.500 euro a persona, e che, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, i nuovi “abilitati” potrebbero arrivare a quota 100 mila, il calcolo è presto fatto (si veda anche approfondimento all’interno dello speciale).

E il problema, come in ogni business “all’italiana” che si rispetti, è che la “fregatura”, per i tanti giovani che si stanno affacciando alla materia, è dietro l’angolo: per esempio, ci sono corsi anche da quattro mila euro per persona senza poi la garanzia di entrare a far parte di un organismo di conciliazione, oppure ancora lezioni che si tengono in luoghi di fortuna perché la società ha organizzato più corsi di quanti riusciva a sostenerne. O, alla peggio, società “fantasma”. Ma vediamo meglio questi due lati della stessa medaglia, la formazione da un lato e i primi dati sulle domande di mediazione dall’altro.

 

Caos formazione

 

In questo momento, per giovani e professionisti che vogliono investire nella conciliazione obbligatoria, la cosa più difficile è scegliere l’ente «giusto» tra i 170 accreditati da via Arenula. E in particolare tra le 70 società private, che, gioco forza, sono quelle che potrebbero offrire meno garanzie. Tra le maglie, si nascondono infatti alcune spa o srl scese in campo all’ultimo minuto solo per lucrare sulla situazione di incertezza che accompagna ogni nuovo istituto senza regole precise. Con il risultato che il «corsista» investa mille o 2 mila euro su un titolo che poi difficilmente riuscirà a spendere. E il ministro della giustizia, Angelino Alfano? Da un lato sta cercando di correggere il tiro in corsa, con circolari e paletti, che mettano un po’ di ordine.

Dall’altro, però, il ministero è sommerso dalle richieste di accreditamento, sia all’elenco degli organismi di conciliazione (che hanno già passato quota 200) sia a quello degli enti formatori. Con una o due persone a gestire una montagna di carte, come affermano gli operatori del settore sentiti da ItaliaOggi, e tempi di iscrizione al registro che si allungano a dismisura. Un ulteriore ostacolo per i neomediatori, che una volta superata la prova finale del corso e la selezione (se prevista) per entrare a far parte dell’organismo di conciliazione (la legge vieta di mettersi in proprio), deve restare uno o due mesi in stand by in attesa del via libera del ministero.

 

I primi dati

Gli ordini professionali possono contare su 41 sedi di organismi di conciliazione, delle quali 32 sono state create da Consigli dell’ordine forense, sette dai commercialisti e due dal Notariato. Per quanto riguarda gli avvocati, con la rappresentanza della categoria (Cnf, Oua e ordini locali) che sta comunque portando avanti una dura lotta nei confronti della mediazione obbligatoria, le domande ricevute in un mese dai Consigli dell’ordine, stando ai dati a disposizione del Consiglio nazionale forense, sono state in media 20-30, considerando ovviamente un numero maggiore per quanto riguarda le grosse città come Roma e Milano. Per quanto riguarda i commercialisti, invece, che a fine anno dovrebbero contare su 14 mila nuovi mediatori, secondo i numeri in possesso del Consiglio nazionale, l’Ordine di Milano ha ricevuto 70 domande in tre settimane, mentre Roma e Napoli si sono attestate a una ventina. Entrambe le categorie contavano su un avvio più intenso. Protagoniste della mediazione obbligatoria saranno certamente anche le Camere di commercio, che al momento possono contare su 71 organismi di conciliazione. Secondo i dati relativi ai primi dieci giorni dall’entrata in vigore del dlgs, messi a disposizione da Unioncamere, sono state avviate 359 procedure di mediazione delle quali 68 nel Nordovest, 82 nel Nordest, 92 nel Centro e 117 nel Sud e nelle Isole. Ben più elevati i numeri che riguardano invece i contatti per la richiesta di informazioni, che sono stati ben 2.543 in dieci giorni (Nordovest 597, Nordest 570, Centro 815, Sud e Isole 561). La Camera di commercio di Milano, infine, ha comunicato che le domande ricevute in meno di 20 giorni sono state 40.