Dopo aver rivalutato molti Paesi nel 2010, Coface rivede in negativo 10 rating paese, tra cui il Giappone e molte nazioni della zona del Medio-Oriente / Nordafrica.

Coface quest’anno ha rivisto al ribasso la sua previsione di crescita mondiale da 3,4% a 3,2%, in particolare a causa dei recenti eventi in Giappone, Maghreb e Medio Oriente. Nonostante questo atteso rallentamento della crescita, il contesto economico resta in espansione.

A causa del recente concatenarsi di eventi catastrofici in Giappone, Coface mette il rating A1 del paese sotto sorveglianza negativa. La crescita giapponese nel 2011 è rivista al ribasso, da 1,5% a 0,3%, dopo la ripresa del 3,9% nel 2010.

Tale shock toccherà inizialmente le esportazioni, tradizionalmente motore della crescita giapponese. L’interruzione degli approvvigionamenti di elettricità avranno un impatto durevole sulla produzione nelle prefetture direttamente coinvolte, ma anche nelle zone più industrializzate. Le piccole imprese subappaltatrici, senza margine di autofinanziamento, saranno particolarmente colpite.

A questo stadio è difficile determinare l’impatto di tali eventi sull’economia mondiale, ma Coface prevede già una ripercussione sulla catena produttiva internazionale, in cui il Giappone è attore chiave, in particolare nei settori dell’automotive e dell’elettronica.

Secondo lo scenario più probabile di Coface, la ripresa rincomincerà a metà del terzo trimestre, trainata dagli sforzi per la ricostruzione e dalla riacquisizione del clima di fiducia dei consumatori.

La crescita della zona euro offuscata dalla crisi sovrana

La zona euro, fortemente toccata dalla crisi sovrana, avrà una crescita del 1,3%, contro l’1,8% del 2010. Tuttavia, la maggior parte dei paesi europei vedono i propri rating immutati, ad eccezione del Portogallo (declassato ad A4) e di Cipro fortemente esposto al debito greco (declassato ad A3). Il Portogallo, immerso nella crisi politica e in procinto di chiedere l’aiuto finanziario del UE, quest’anno resterà in una fase di recessione (-1,3%). Le imprese portoghesi, che hanno un basso tasso di autofinanziamento, continuano ad affrontare difficoltà nell’accesso al credito.

Al di fuori dalla zona euro, nel Regno Unito (rimossa la sorveglianza positiva sul rating A3), le drastiche misure di austerity e l’elevata inflazione hanno colpito la fiducia dei consumatori. Le imprese manifatturiere dovranno far fronte a una contrazione dei loro margini legata a una crescita dei costi.

Sorveglianza negativa per alcuni paesi del Maghreb e del Medio Oriente

Le incertezze politiche nella zona del Medio Oriente/Nordafrica potrebbero colpire l’attività economica e amplificare i disequilibri finanziari pubblici e comprimere le rendite in valuta. Coface ha deciso di mettere sotto sorveglianza negativa la Tunisia (A4î) e l’Egitto (Bî). In effetti, la fase di transizione politica che stanno conoscendo questi due paesi è portatrice di fragilità a breve termine. Il rating della Siria (Cî) è  messo anch’esso sotto sorveglianza negativa, tenuto conto dell’amplificarsi della contestazione politica in un contesto imprenditoriale  inadeguato.  La Libia, che subirà una violenta contrazione dell’attività economica di circa il 15%, è stata declassata a D.

L’innalzamento del prezzo del petrolio avrà un impatto sull’attività mondiale

Secondo Coface, le tensioni socio-politiche nei paesi esportatori di petrolio e lo sforzo per la ricostruzione in Giappone, terzo importatore mondiale di petrolio, dovrebbero far esplodere significativamente il costo degli idrocarburi. Per il 2011, Coface prevede un innalzamento dei prezzi al barile del Brent a 100$, + 25% rispetto al 2010. Ciò eroderà da 0,1 a 0,2 punti di crescita del PIL dei grandi paesi importatori: gli Stati Uniti (2,5% di crescita nel 2011), la Germania (2,3%), il Regno Unito (1%) o la Corea del Sud (3,5%).

In questo contesto Coface ad abbassa la sua previsione di crescita mondiale dal 3,4% al 3,2% (1,7% per i paesi avanzati e 5,6% per i paesi emergenti), contro il 4,2% del 2010. Tali previsioni considerano l’impatto durevole della crisi del debito sovrano nella zona euro e il rallentamento atteso nei paesi emergenti, in particolar modo asiatici, che mettono in atto delle misure per contenere il surriscaldamento dell’attività.