Equilibrio dei fondi, inserimento degli enti privati nell’elenco Istat delle p.a. del conto economico consolidato, amministrazione dei patrimoni, costi del management e gestionali e problemi della tassazione. Sono queste le cinque principali aree di intervento sul quale si giocherà il futuro delle Casse di previdenza professionali. Ad affermarlo è Giovanni Geroldi, professore presso la Ssef, membro del Comitato di protezione sociale dell’Ue ed esperto economico per le politiche previdenziali del ministero del lavoro, intervenuto a Monza in un convegno sul futuro degli enti previdenziali dei professionisti organizzato dal locale Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. «Gli interventi sulle aliquote contributive e sulle età di uscita costituiscono senza dubbio i principali strumenti a disposizione delle Casse», spiega Geroldi, «ma è indispensabile ricercare un adeguato trade off tra i rendimenti ricercati e i rischi (finanziario e demografico in particolare. Inoltre con riguardo a certe attività, per esempio il recupero crediti, le Casse dovrebbero considerare la possibilità di implementare economie di scopo, accentrando i servizi presso un “fornitore” comune». Geroldi ha quindi delineato i diversi livelli di controllo che operano sul mondo delle Casse (pubblico, di referto e politico), nonché le variabili e gli effetti di lungo periodo dei metodi di calcolo delle pensioni (retributivo e contributivo). “È evidente che l’attuale sistema pensionistico non può tenere”, sottolinea Franco Cucchi, delegato della Cassa ragionieri, che ha moderato l’incontro, “i tempi sembrano maturi per pensare a una riunione dei diversi enti previdenziali, arrivando a considerare, su un orizzonte temporale di almeno due decenni, l’ipotesi di avere un’unica cassa per tutti i professionisti”.

Valerio Stroppa