Il Core Tier 1 salirà all’8,6%, per poi raggiungere il 9,8% nel 2013. Il numero delle deleghe salirà da 2 a 5 In arrivo anche il progetto della banca unica osteggiato dai sindacati. A Covea l’81% di Bipiemme Vita 

di Luca Gualtieri e Fabrizio Massaro

Altro che 600 milioni di aumento, come nell’originario piano del presidente Massimo Ponzellini bocciato a fine marzo dal cda. La Bpm ha bisogno fino a 1,2 miliardi di capitale fresco per colmare le «criticità connesse agli assetti tecnico-organizzativi e ai presidi di controllo, nonché alla governance e alla struttura del gruppo» evidenziate dalla Vigilanza nella pesante ispezione durata oltre cinque mesi e terminata lo scorso 4 marzo.

Un lungo cda della banca, cominciato alle 15 e terminato in tarda serata, ha deciso «di integrare il piano industriale nella prospettiva del rafforzamento patrimoniale e della ristrutturazione tecnica e organizzativa del gruppo», come richiesto dalla Banca d’Italia. Un cda che viene descritto come «tranquillo».

La decisione principale è il varo di un aumento di capitale fino a 1,2 miliardi, «per tenere conto dei maggiori requisiti patrimoniali indicati in via temporanea dalla Banca d’Italia». La Vigilanza ha contestato alla banca il calcolo del Core Tier 1, stimato al 7,1% nel bilancio 2010 e invece abbassato attorno al 6% dagli 007 del governatore Mario Draghi per le coperture più ampie imposte alle esposizioni. Circa la governance, sarà esteso a cinque il numero delle deleghe esercitabili in assemblea.

Attualmente sono due, e l’assemblea del 30 aprile innalzerà il livello a tre, una soglia considerata insufficiente dalla Vigilanza guidata dal direttore centrale di Bankitalia, Stefano Mieli. Bpmdovrà anche procedere a una «radicale semplificazione e riorganizzazione del gruppo», che dovrebbe significare l’approvazione del progetto di banca unica, proposto dal direttore generale, Fiorenzo Dalu, di fondere Cr Alessandria e Banca di Legnano, una strategia osteggiata dai sindacati dei dipendenti-soci perché stravolgerebbe gli equilibri assembleari, che oggi vedono l’associazione Amici della Bipiemme controllare stabilmente la banca a scapito delle altre categorie di soci. Sono stati poi imposti miglioramenti «strutturali» del sistema informatico da attuare «con particolare urgenza», una «riallocazione degli impieghi» per settore merceologico (sarebbe stata criticata tra l’altro l’ampia esposizione sull’immobiliare), la «dismissione di partecipazioni di minoranza non strategiche», la «ridefinizione delle politiche di remunerazione e incentivazione» (forte era stata la polemica sugli aumenti concessi a dipendenti sindacalizzati dell’istituto), nonché la «riduzione delle strutture dei costi». Con queste misure patrimoniali e di integrazione del piano industriale, secondo la nota diffusa ieri sera dall’istituto, la banca arriverà a un Core Tier 1 del 9,8% nel 2013, avrà un ritorno sui tangible asset in linea con le altre banche, avrà più efficienza e un governo societario più rafforzato. A tale soglia del 9,8% si arriverà tuttavia, in caso di aumento massimo, solo quando saranno rimossi i requisiti patrimoniali aggiuntivi «in virtù del venir meno delle criticità» e sommando anche il rimborso dei Tremonti bond da 500 milioni e la conversione automatica del bond convertendo da 404 milioni.

 

Di per sé, dunque, l’aumento porterà un innalzamento del Core Tier 1 fino all’8,6%, comprendendo in questo livello anche l’accordo di bancassurance con Covea, che vale 44 punti base. Sempre ieri infatti il cda ha ceduto l’81% di Bipiemme Vita al gruppo francese, per 243 milioni, con una plusvalenza di 43 milioni. Se al 2013 tutte le misure saranno state recepite Bpm si troverà con livelli di patrimonio «superiori rispetto a quelli prudenzialmente considerati come adeguati e tali da consentire una redistribuzione al mercato a far data dal 2013». Bpm, del resto, sottolinea che il Core Tier 1 al 9,8% è «superiore al livello del 9%, considerato adeguato» per Basilea 3.

Al prossimo cda del 12 maggio sarà fissata l’assemblea per fine giugno in cui saranno votati l’aumento e le modifiche allo statuto. Banca Akros e Mediobanca agiranno come joint global coordinator e la sola Piazzetta Cuccia garantirà l’inoptato. Si vedrà oggi la reazione del mercato: le stime degli analisti si spingevano al massimo a ipotizzare 1 miliardo di aumento. E si capirà meglio anche l’atteggiamento dei sindacati da sempre contrari alla banca unica. (riproduzione riservata)