di Lucio Sironi

A tutti gli effetti, come ha ribadito ieri il presidente Pietro Giuliani all’assemblea degli azionisti, Azimut è e vuole restare una public company. Ma se la gestione è saldamente esercitata da un folto gruppo di manager-azionisti, le cui quote sono raccolte in un patto di sindacato riunito nella fiduciaria Timone (cui fa capo circa il 25% del capitale), il gruppo di azionisti numericamente più robusto è quello degli investitori istituzionali, cui fa capo circa il 60% del capitale. Ben pochi sono italiani (spicca il 4,5% del Banco Popolare), per cui si può dire che almeno metà del capitale del gruppo milanese di asset management è riferibile a soggetti stranieri. I singoli investitori privati, il cosiddetto retail, si stima possieda non più del 5-6%, mentre un’ulteriore sostanziosa fetta dell’8% è rappresentata da azioni proprie, quota potenzialmente elevabile fino al 19,55% proprio in base a una delibera assembleare approvata ieri che autorizza la società all’acquisto fino a un massimo di 28 milioni di azioni Azimut. Accanto a questa possibilità, al momento destinata a rimanere sulla carta, c’è poi il piano di incentivi che interesserà i nuovi promotori finanziari del gruppo, il cui totale nel frattempo ha superato quota 1.400. A loro saranno destinati bonus in denaro al raggiungimento di alcuni target di raccolta negli anni 2011 e 2012. Anche questi bonus però sono vincolati all’acquisto sul mercato di titoli Azimut, una scelta mirata a sua volta al coinvolgimento societario delle nuove leve di promotori. Ieri è giunto anche l’ok al bilancio 2010: utile di 94,3 milioni (118,2 nel 2009) e ricavi consolidati per 358,4 milioni (347,4 nel 2009). Azimut distribuirà un dividendo di 0,25 euro per azione con pagamento dal 26 maggio e stacco cedola dal 23. Quanto all’anno in corso, il dato rilevante è il ritorno di una raccolta positiva: al saldo in rosso per circa 30 milioni registrato a gennaio, sono seguiti quelli positivi per 94 e 114 milioni di febbraio e marzo. E anche il dato di aprile si preannuncia il linea. A Piazza Affari i titoli del risparmio gestito hanno cominciato a reagire e nel 2011 Azimut (ieri in parità a 8,54 euro) ha guadagnato il 26% (una corsa analoga si è vista perMediolanum e Banca Generali). Con una cassa a disposizione di circa 100 milioniAzimut ha avviato alcuni investimenti su mercati come Cina e Turchia, cui potrebbero seguire entro l’anno nuove iniziative oltreconfine. (riproduzione riservata)