Meno di mille morti sul lavoro nel 2010. È quanto emerge dalle stime preliminari diffuse recentemente dall’INAIL. Anche se le dimensioni del fenomeno permangono comunque inaccettabili, ciò rappresenta un nuovo record storico

per il nostro Paese che, per la prima volta dal dopoguerra, scende appunto sotto una soglia che ha un valore che va al di là del puro significato numerico.

 

Più precisamente, le stime indicano per gli infortuni mortali un calo pari al -6,9% (da 1.053 del 2009 a 980 vittime nel 2010), che migliora quello dell’anno precedente che era stato del -6,0% (1.120 casi nel 2008). Da segnalare che la riduzione registrata nell’ultimo quinquennio si attesta quasi a quota -30% (nel 2006 si erano contati 1.341 decessi).

 

Nella scomposizione del fenomeno secondo i tre grandi rami di attività, la diminuzione più contenuta dei casi mortali si registra nei Servizi (-4,1%, comunque 18 vittime sul lavoro in meno rispetto al 2009), mentre variazioni negative di rilievo si riscontrano per l’Industria (-8,6%, da 487 casi a 445) e per l’Agricoltura (-10,2%, da 128 a 115).

 

Significativa, in termini percentuali, la riduzione delle morti sul lavoro nelle Costruzioni (-10,5%) dove i decessi scendono nell’ultimo anno da 229 a 205.

 

Territorialmente, per i casi mortali il Centro si distingue per il calo molto significativo (26 decessi in meno, pari a -11,8%) rispetto però ad un anno – il 2009 – nel quale si era osservata una sensibile recrudescenza del fenomeno proprio in questa area geografica del Paese.

 

Per quanto riguarda l’analisi del fenomeno in ottica di genere, a fronte di una sostanziale stabilità della componente femminile (scesa dai 72 morti del 2009 ai 70 del 2010), il calo degli uomini è risultato molto più consistente anche in termini percentuali, pari a -7,2% (da 981 casi nel 2009 a 910 nel 2010).

 

Fonte: INAIL