L’INVIATO SPECIALE

Autore: Ugo Ottavian
ASSINEWS 362 – Aprile 2024

Una spada di Damocle sull’attività

Il fatto
L’incidente è sempre in agguato piccola o grande che sia l’azienda. Questa volta il fatto è avvenuto a Pratola Serra, dove ha sede uno degli stabilimenti di Stellantis, la multinazionale dell’auto che ha assorbito gli ex stabilimenti Fiat-Chrysler. La vittima, un dipendente di una ditta esterna, aveva 52 anni.

L’operaio – originario di Acerra – si trovava presso lo stabilimento Stellantis di Pratola Serra per svolgere le sue mansioni, quando per cause ancora in corso di accertamento sarebbe rimasto schiacciato da un macchinario. È morto all’interno dello stabilimento automobilistico che si trova nell’area industriale di Pianodardine (Avellino) nella zona di lavoro denominata “basamento motori”.

La vittima, dipendente di altra ditta di Foggia, nonostante gli immediati tentativi di rianimazione del 118 intervenuto, è morta a seguito delle gravissime lesioni riportate. Per i rilievi di legge sono intervenuti sul posto l’ispettorato del lavoro, l’ASL ed i carabinieri di Pratola Serra e Avellino.

Qual che considerazione
Torna in scena la sempre presente responsabilità dell’impresa. Chi ha la responsabilità nell’impresa della sicurezza dei lavoratori è sempre l’imprenditore, il titolare. È suo primario obbligo infatti rispettare i dettami dell’art. 70 del D. Lgs. 81/2008 3 s.m.i. per quanto riguarda ogni attrezzatura data in dotazione al lavoratore, che deve essere idonea e conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalla norma. Ma il focus va fatto sull’eliminazione delle fonti di pericolo per i lavoratori.

È questo il compito primario in fatto di sicurezza sul lavoro che grava, come “spada di Damocle”, sulla testa del datore di lavoro. In sostanza egli deve eliminare ogni fonte di pericolo per i lavoratori chiamati ad avvalersi di macchinari ed attrezzature, per svolgere il loro compito.

L’unico limite di merito è rappresentato dall’impossibilità del datore di lavoro di accorgersi del vizio o del difetto delle cose, usando la normale diligenza. È questo il solo caso che può esimere dalla responsabilità l’Imprenditore.

L’impiego appunto di un macchinario nel quale sia presente un vizio o un difetto da imputare ad altri, il costruttore ad esempio. Vi sarebbe allora la corresponsabilità di chi ha costruito il macchinario e in quel caso a rispondere del danno almeno in prima istanza sarebbero chiamati entrambi.

È il datore di lavoro però che esercita le attività in materia di salute e sicurezza e il suo dirigente che ai sensi dell’art.18 del D.Lgs. 81 che organizza e dirige le misure di prevenzione. Queste devono essere passo passo aggiornate in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro.

Ecco allora che si impone in merito una sorveglianza continua in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione.
Quando ad esempio le manutenzioni straordinarie vengano date in appalto, la vigilanza in termini di controllo, formazione ed adozione delle idonee misure deve essere espressamente fatta in loco rimovendo ogni ostacolo alla prevenzione di qualsiasi danno.

Al contrario invece si nota spesso che è proprio nelle manutenzioni e nell’affidamento di tali lavori a ditte esterne che a loro volta subappaltano ad altre ditte, che si vengono poi a creare i guai.

Il box dellassicuratore
Da parte sua l’assicuratore che in queste occasioni è fra i primi ad essere chiamato in causa, ancora all’atto dell’assunzione del rischio, vuole sapere quali siano i parametri della sua esposizione.

Nella costruzione di un contratto destinato alla copertura di un’impresa l’assicurazione annette soverchia importanza al fatto che il volume del lavoro svolto sia effettuato internamente all’azienda, ovvero distribuito a terzi. Più che rincorrere l’imprenditore per farselo cliente, l’assicuratore insiste nel far presente il concetto tecnico in riferimento alla riduzione del rischio.

È proprio in quella fase, quando si classifica la pericolosità dell’attività d’impresa, la frammentazione del suo ciclo produttivo, la distribuzione del lavoro in appalto o subappalto, che si può meglio apprezzare la qualità dell’abito da tagliare su misura per l’attività che è l’oggetto della sua proposta assicurativa.

Anche e soprattutto in termini di sicurezza andranno in quel momento accertate le rispondenze dei mansionari operativi alle esecuzioni di successivi compiti svolti nel ciclo produttivo, nel merito proprio dei canoni di sicurezza da adottare.

Dal discendere delle informazioni raccolte in questi campi l’assicuratore sarà poi in grado di arrivare ad una corretta determinazione del premio di polizza e primariamente nella sua precipua veste di “Consiliori” dell’imprenditore, sarà in grado di informarlo sia sulle positività che sulle negatività riscontrate nella valutazione del suo specifico rischio.

Conclusione
Come diceva un tempo quello della pubblicità: “Un soldino risparmiato è un soldino guadagnato. E si può sicuramente essere d’accordo sul principio, ma è guadagno vero quello che pondera il rischio, quello che attraverso l’ingegno crea nuove vie di sviluppo, quello che non mette mai in secondo piano le misure di sicurezza per raggiungerlo. È proprio sulla sicurezza che spesso si gioca invece e proprio in nome di quel guadagno la vita delle persone.

Ecco perché la norma chiama in campo non solo il padrone del vapore, ma anche il suo dirigente. Quest’ultimo è a volte affetto da quello “strabismo di Venere” che vieppiù lo allontana dal considerare le preoccupazioni della sicurezza per quell’operaio subappaltante che deve fare la manutenzione in fabbrica, talvolta scaricando l’onere all’appaltatore verso il quale mira a trasferire il suo onere di rispetto delle norme, piuttosto che provvedere in merito.

È talvolta più motivato dal raggiungere i suoi benefit personali per un bilancio positivo ad esempio, piuttosto che non lesinare sul contratto d’appalto. Ecco allora che anziché innestarsi sull’attività d’impresa e sul lavoro una catena virtuosa, al contrario si innesca una speculazione che trascura a volte il bene più prezioso, la vita umana. Risparmiare sugli appalti, trasferire le responsabilità, non curarsi del subappalto e della sua qualità, si può trasformare in una rincorsa allo starci dentro, all’eliminare quello che si ritiene superfluo, al cercare di stare sempre nei tempi per non incorrere in penali.

Se è questa la teoria delle cose allora spesso la sicurezza è andata a farsi benedire e quando questo capita, capitano anche gli incidenti. E l’incidente è sempre in agguato.


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