INTERMEDIARI

Autore: Fausto Panzeri
ASSINEWS 362 – Aprile 2024

Aumento dei profitti nel 2022. Ma 116 aziende chiudono in perdita e un pari numero sopravvive con fatica. La classifica dei primi 100 broker.

La domanda più ricorrente che ci viene posta, quando ci troviamo a parlare di una società di brokeraggio è relativa all’entità del fatturato che questa società produce annualmente.

Ancorché superfluo, ricordiamo che per fatturato di una società di brokeraggio si intende il volume complessivo dei ricavi, determinato dalla somma delle provvigioni maturate e delle consulenze prestate alla clientela.

Segnaliamo altresì che, allo stato attuale, la prima componente è decisamente più cospicua della seconda. Molto più raramente, invece, ci viene richiesto l’ammontare degli utili, o delle perdite, che una società ha realizzato nel corso degli anni.

Eppure ci pare assai importante conoscere l’entità degli utili che vengono prodotti da una società, per meglio valutare la sua efficienza gestionale e la conseguente capacità di produrre reddito.

È altresì vero che, se una società ha proceduto a una serie di investimenti necessari alla propria attività, potrebbe realizzare utili più ridotti nel breve periodo, al contempo potrebbe aver creato i presupposti per una maggiore redditività nel lungo termine. È meglio, quindi, analizzare i numeri in senso quantitativo, senza indulgere a eventuali sottolineature, ma limitandosi a una esposizione, auspicabilmente chiara e sintetica, dei dati rilevati.

Per sottoporre alla vostra attenzione questi dati ci siamo avvalsi dello studio settoriale “Attività di brokeraggio assicurativo” edizione speciale 2023, che abbiamo provveduto a integrare con nostre ulteriori analisi e considerazioni.

Ricordiamo, inoltre, che tutti i dati relativi ai profitti della società sono basati esclusivamente su dati pubblici e ufficiali. Come già detto in altre occasioni, potrebbero esservi talora delle involontarie omissioni o errori causati dalla rilevazione automatica dei dati presso le varie Camere di Commercio.

Segnaliamo che, per quanto riguarda la classifica relativa ai redditi, abbiamo incluso i dati della società Acrisure Italia SpA, che non comparivano nella prima redazione della classifica di Plimsoll. Questi dati sono stati ricavati dai bilanci ufficialmente depositati dalla società presa in esame.

Da una prima lettura della classifica dei risultati ante imposte delle prime 100 società di brokeraggio nel 2022 possiamo rilevare che nel complesso si è registrato un aumento della redditività, in linea con quello evidenziato nella classifica relativa alle vendite da noi pubblicata nel numero precedente (ASSINEWS n. 361).

Purtuttavia si sono palesate differenze non marginali per quanto riguarda la classifica per profittabilità rispetto a quella formulata in base alle vendite.

In primis ci pare opportuno sottolineare la struttura oligopolistica del mercato del brokeraggio italiano, in quanto, da una prima stima decisamente empirica, emerge che il 10% delle società realizza oltre il 50% degli utili complessivi. Nella tabella sottostante abbiamo suddiviso le 856 società censite da Plimsoll in 6 fasce dimensionali. Nella prima fascia sono state inserite le società che, nel 2022, hanno ottenuto un utile, prima delle imposte (EBT), superiore ai 5 milioni di euro. Come nel 2021, queste aziende sono 12 e rappresentano 1,4% del totale.

Diminuiscono le aziende inserite nella seconda fascia, che va da 1 a 5 milioni di redditi lordi. Per le altre fasce possiamo asserire che gli spostamenti rispetto all’anno precedente sono davvero minimali.

Desta comunque una certa impressione rilevare che oltre il 70% delle società censite ha realizzato utili inferiori ai 100mila euro annui. Non solo! Ben 116 società hanno realizzato delle perdite e 120 circa hanno prodotto utili non superiori a 10mila euro annui. Ciò significa che poco meno del 30% delle società censite non riesce a raggiungere una soglia accettabile di sussistenza.

Esaminando le posizioni di vertice delle 100 società più redditizie nel 2022 possiamo rilevare che AON, con i suoi 151,4 milioni di redditi lordi e grazie a un incremento del 52,5% (!) rispetto all’anno precedente, si colloca al vertice della classifica, superando Marsh che ha, invece, registrato una lieve diminuzione degli utili rispetto all’anno precedente.

Al terzo posto si colloca AON Reinsurance, con un EBT che supera i 13 milioni di euro. Alle spalle di AON si colloca un quartetto di società i cui redditi superano i 10 milioni di euro. La new entry è rappresentata da Acrisure Italia SpA, che con un EBT di 10,790 milioni si colloca al quinto posto, seguita da Assigeco Srl (10,699), Cambiaso Risso (10,187) e Guy Carpenter (10,080).

Segnaliamo, inoltre, che l’unica società con soci esclusivamente nazionali è Assigeco Srl, che da molti anni realizza un risultato in armonica e costante crescita. Ricordiamo, inoltre, che Acrisure Italia SpA è controllata da Acrisure Holding: una multinazionale statunitense, nata nel 2005, che ha fatturato 2,82 miliardi di dollari nel 2021 e che ha acquisito la Double S Insurance Broker (aprile 2021), cambiando successivamente la denominazione sociale della società acquisita in Acrisure Italia SpA.

Double S era la più importante società di brokeraggio della Sardegna ed era stata costituita da Stefano Sardara, un brillante imprenditore sassarese che ha operato per diversi anni e con notevole successo nel settore dell’intermediazione assicurativa. L’uscita più rilevante del conto economico delle aziende di brokeraggio è costituita dagli oneri complessivi relativi al personale dipendente.

È del tutto evidente, di conseguenza, che assumono una grande rilevanza, ai fini della redditività, sia il numero degli addetti che le remunerazioni a loro corrisposte. Concentriamo, quindi, la nostra attenzione sul rapporto tra vendite e dipendenti e sulla retribuzione media riconosciuta ai lavoratori.

A livello generale possiamo rilevare che, su un totale di 856 aziende, soltanto 8 superano i 100 addetti e una trentina circa ne annovera più di 25. Ciò significa che il 96% delle società ha meno di 25 dipendenti! Nella tabella sottostante sono state riclassificate da Plimsoll 725 società suddivise in 4 settori in base ai volumi di vendita realizzati nel 2022.

Nella prima fascia sono ricomprese le società che hanno superato 1,3 milioni di ricavi nel 2022. Questa fascia comprende 178 aziende, con una media di 13 dipendenti ciascuna e con una media di vendite procapite pari a 232mila euro.

Il numero medio dei dipendenti scende, ovviamente, con la dimensione delle imprese e la me dia complessiva si attesta su 3 dipendenti per ogni azienda.

Ci sembra davvero di poter ribadire che siamo di fronte a un grande numero di microimprese e, in molti casi, di piccoli studi professionali.

Il volume medio di vendita per dipendente, nell’intero settore, è di 147.500 euro, in lieve aumento rispetto ai 142mila circa dell’anno precedente. Stiamo indicando dei volumi medi calcolati secondo parametri sicuramente empirici; ovvero dividendo il totale delle vendite per il numero degli addetti.

Questo parametro ci pare, tuttavia, sufficiente per definire il grado di efficienza del complesso delle aziende prese in esame. Da una indagine più approfondita sulle singole società si potrebbero rilevare differenze assai più significative che potrebbero consentire una serie di confronti tra aziende similari.

Si tratterebbe, quindi, di passare a un grado di sofisticazione superiore nella nostra analisi e ci auguriamo, in un prossimo futuro, di poterla effettuare. Per quanto riguarda le retribuzioni medie, i confronti appaiono ancora più difficoltosi, stanti le differenze tra le strutture organizzative delle imprese che hanno dimensioni medio-grandi rispetto a quelle di taglia più ridotta.

Possiamo, infatti, vedere, nella tabella sottostante, che la media retribuzione per dipendente è di poco superiore ai 47mila euro per le aziende con più di 1,3 milioni di ricavi, mentre scende vistosamente per le fasce inferiori.

Ci pare, tuttavia, doveroso segnalare che in molte piccole imprese (1 o 2 addetti) non sono compresi, negli oneri per i dipendenti, la remunerazione del titolare e di un eventuale socio, così come sono frequenti contratti di part-time o altre forme di impiego.

Ricordiamo, infatti, che il costo medio per dipendente delle aziende più grandi è nell’ordine delle 80mila euro e supera i 100mila euro per i pochi specializzati nell’intermediazione riassicurativa.

Giova, altresì, ricordare che, oltre ai costi per il lavoro dipendente, vi è una voce rilevante del conto economico delle società di brokeraggio (oneri per servizi) nella quale sono ricomprese provvigioni pagate a terzi, consulenze di vario tipo e altre spese generali.

Quando abbiamo iniziato a occuparci dei bilanci di società di intermediazione, in epoche ormai giurassiche, un vecchio professionista ci diceva che una società “perfetta” a fronte di ricavi per 100 doveva avere spese per il personale per 35, per servizi per 35 per ottenere così un utile lordo di 30 euro per ogni 100 di ricavo.

Nell’ultimo prospetto che sottoponiamo alla vostra attenzione possiamo rilevare che le percentuali applicate dall’intermediario di vecchio stampo sono decisamente superiori a quelle realizzate dall’intero comparto, che vede un “utile lordo sulle vendite” pari al 13,26% per le aziende con i ricavi superiori a 1,3 milioni e raggiunge una media del 9% circa per l’intero comparto.

Non mancano tuttavia delle realtà, con dimensioni importanti, che hanno realizzato percentuali molto più consistenti e che possono vantare risultati davvero sorprendenti.

Queste aziende, nella maggior parte dei casi, presentano caratteristiche comuni quali: presenza di un imprenditore dotato di grande professionalità, costanza negli anni di risultati positivi e grande apertura nei confronti dell’innovazione.

Questi dati hanno reso le aziende da loro create molto appetibili per gli operatori internazionali, come la storia delle più recenti acquisizioni ci sta dimostrando.


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