Lo stato di salute mentale nel mondo continua a destare preoccupazione, con quasi un terzo della popolazione globale che attualmente soffre di un qualche disturbo, secondo la quarta edizione del Mind Health Report di AXA.

Lo studio, condotto in collaborazione con IPSOS, mira a identificare i problemi di salute mentale e benessere nella società globale al fine di costruire soluzioni per mitigarli. Sono stati intervistati 16.000 intervistati provenienti da 16 Paesi in Europa, Asia e America (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Irlanda, Belgio, Svizzera, Stati Uniti, Messico, Turchia, Cina, Hong Kong, Giappone, Tailandia, Filippine).

In questa quarta edizione, AXA e IPSOS si sono concentrati specificamente sulla comprensione della salute e del benessere mentale della popolazione lavorativa. L’indagine rivela che 3 persone su 4 soffrono di molteplici problemi di salute mentale a causa dell’ambiente di lavoro, e che quasi il 70% di esse si sente disimpegnato nel lavoro.

L’ambiente di lavoro sembra avere un impatto maggiore sulla salute mentale dei giovani. Mentre quasi un quarto (23%) di tutti i lavoratori si è assentato dal lavoro per malattia a causa di problemi di salute mentale, questa percentuale sale al 38% tra i giovani. Quasi due terzi (62%) dei lavoratori di età compresa tra i 18 e i 44 anni hanno risposto che l’assistenza e il supporto per la salute mentale forniti dai loro datori di lavoro sono importanti nella loro decisione di rimanere sul posto di lavoro.

L’impatto economico della salute mentale

Per i Paesi e i territori inclusi nel nostro studio, il costo della salute mentale sul lavoro è stimato in 2,7 trilioni di dollari, in media il 4,4% del loro PIL.

Le condizioni di salute mentale sono in gran parte prevenibili con un supporto accessibile e completo. Oltre il 50% ha risposto che le iniziative e i benefici per la salute mentale promossi dall’azienda, come i corsi di primo soccorso per la salute mentale, influenzerebbero il loro impegno sul lavoro.

Oggi, solo 4 persone su 10 cercherebbero un aiuto professionale se il lavoro influisse sul loro benessere mentale. Quasi il 70% ritiene di potersi rivolgere a familiari, amici o coetanei se avesse bisogno di un supporto psicologico.

La percezione del benessere mentale in Italia

In Italia, la percentuale popolazione che riporta una forma di disturbo mentale è minore, al 28%, ma cresce rispetto allo scorso anno di ben 6 punti: l’ansia (14%), seguita dalla depressione (12%), è il disturbo più comune.

Nel 2023, il 60% degli italiani ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale, in particolare le donne e i giovani.

Un problema di consapevolezza che incide sulle scelte sia in termini di diagnosi che di cura

Ciò che emerge da questa nuova edizione del report è la scarsa consapevolezza sul tema del benessere mentale e sull’importanza di un supporto professionale, e la crescita del trend relativo all’autodiagnosi e alla gestione autonoma dei disturbi.

9 italiani su 10 (l’88%) valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione italiana (il 26%), ad esempio, manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave.

Rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le diagnosi fatte in autonomia/su Internet (+8%).

Sul fronte della gestione e della cura, il 44% degli italiani ha scelto di auto-gestire disturbi relativi al benessere mentale, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022 e più diffuso rispetto al resto del Mondo (40%).

Un terzo degli italiani sospettati di soffrire di depressione, ansia o stress (33%), inoltre, non ha visto un medico quest’anno.

Mind Health e luogo di lavoro

In Italia il 76% dei lavoratori sta manifestando almeno un disturbo collegabile al lavoro, tra cui stanchezza, perdita di energie e di interesse, disturbi del sonno, stress e ansia.

 Si tratta di una condizione di disagio che attraversa trasversalmente tutta la popolazione aziendale, ma è significativa l’evidenza che vede i giovani riportare percentuali di disagio in linea con la popolazione più anziana.

Il disimpegno è uno dei primi campanelli di allarme che le aziende dovrebbero prendere in considerazione: nonostante il dato sia più basso della media, il 62% degli italiani pianifica di dedicare meno energie al lavoro (rispetto al 69% a livello globale), mentre il 44% sta pensando di lasciare o cambiare impiego.

In Europa, comunque, è l’Italia il Paese con il minor numero di assenze per malattia (16% It vs 22% Europa).

Il 56% dei lavoratori italiani afferma di sapere dove trovare aiuto e supporto in caso di difficoltà e la sfera personale e familiare è messa al primo posto nella ricerca di una soluzione. Solo una minoranza, ovvero il 25% dei lavoratori, chiederebbe aiuto alla propria azienda e al proprio responsabile o a uno specialista (32%).

Il ruolo delle aziende

Alla base, un certo scetticismo sul supporto fornito dalle aziende: più della metà del campione (51%) dichiara che l’azienda non si preoccupa della salute mentale dei propri collaboratori, mentre un terzo si dichiara insoddisfatto delle azioni intraprese, dato più alto rispetto alla media globale.

Tra le maggiori richieste, una giornata dedicata al benessere mentale e consulti specialistici esterni, guardati con particolare interesse soprattutto dalle donne e dai giovani (18-24).

Il supporto offerto in tema di mind health impatta comunque positivamente sulla decisione di rimanere in azienda: la pensa così il 50% degli italiani, soprattutto giovani (71% nella fascia 18-24 anni).