Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’avvio dell’amministrazione straordinaria per Eurovita appare ormai una strada obbligata, con il provvedimento del ministero delle Imprese e del Made in Italiy atteso a ore, ma il salvataggio della compagnia assicurativa appare oggi decisamente più vicino rispetto a qualche giorno fa. Ieri pomeriggio nella sede del ministero dell’Economia a Roma si è tenuta una riunione che ha visto la partecipazione di Banca d’Italia e Ivass ma anche la chiamata a raccolta delle banche che in questi anni hanno distribuito le polizze Eurovita, oltre che delle principali compagnie di assicurazione chiamate in soccorso. La buona notizia è che questa volta sembra esserci un ok di massima da parte di tutti i soggetti coinvolti per arrivare a un’operazione consortile che possa mettere in sicurezza la compagnia. Una manovra da circa 300 milioni di euro che terrebbe uniti tutti gli asset di Eurovita e che vedrebbe la partecipazione di tutti i soggetti direttamente (banche) e indirettamente (assicurazioni) interessati.
I broker di Aiba, che questa mattina terranno il loro convegno nazionale, sono pronti a chiamare a raccolta il settore assicurativo e il governo per riuscire a gestire tutti insieme i nuovi rischi emergenti. Primo tra tutti, spiega a MF-Milano Finanza Flavio Sestilli, dallo giugno presidente dell’Associazione Italiana Broker di Assicurazioni, quelli legati al rischio climatico e alla sostenibilità. «La crescita dei sinistri legata agli eventi climatici sta avendo uno sviluppo impressionante. Dall’ultimo report di Swiss Re emerge che nell’ultimo decennio gli eventi meteorologici estremi in Italia, tra cui piogge intense, grandine e trombe d’aria, sono più che quadruplicati, passando da 348 eventi nel 2011 a 1.602 nel 2021», spiega Sestilli. Un andamento che il sistema assicurativo fatica a sostenere e finora la risposta delle compagnie è stata ridurre l’esposizione, aumentando la percentuale del rischio che resta a carico dell’assicurato. «La proposta che siamo pronti ad avanzare al nostro evento è quella di costruire tutti insieme una matrice per rendere questi rischi più assicurabili», aggiunge, «se per esempio un’impresa diventa più sicura perché rende più resistenti i suoi fabbricati contro il rischio di alluvione il sistema deve essere in grado di riconoscere il lavoro fatto». Tanto resta da fare anche sul tema della sostenibilità, «dove siamo solo ai primi passi», dice.
GbSapri, broker di assicurazioni leader in Italia, si prepara a operazioni straordinarie e secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza starebbe valutando offerte destinate ad arrivare dal mercato. Il mandato sarebbe stato affidato a Kitra, la nuova boutique di consulenza fondata da Giuseppe Latorre e da Fabrizio Montaruli, e a Kpmg e visto il fermento che caratterizza da mesi il mercato dei broker assicurativi, non mancherebbero pretendenti interessati a studiare il dossier.
È imminente un decreto legislativo che, recependo nel codice del consumo la direttiva Ue 2020/1828, legittimerà qualificate associazioni di consumatori, anche di altri Paesi dell’Unione, a proporre in Italia una «azione rappresentativa a tutela degli interessi collettivi dei consumatori», per chiedere al giudice civile sia misure (anche urgenti) «inibitorie» (cioè di blocco o divieto) di pratiche o atti lesivi di «interessi collettivi» sia «provvedimenti compensativi» a ristoro dei singoli coinvolti. Così nel caso di un modello di autovettura con freni difettosi un giudice potrebbe tanto inibirne la commercializzazione quanto disporre a favore dei singoli forme di ristoro riparatorio (per esempio imponendo interventi gratuiti in officina) o pecuniario. Quest’ultimo mediante corresponsioni di somme indennitarie (che possono essere inferiori all’integrale risarcimento).

Malasanità effettiva in due casi su tre. Almeno sentendo il giudizio dei medici stessi. Su circa 1.380 Accertamenti tecnici preventivi (Atp) realizzati dal 2017 ad oggi, infatti, nel 65,3% dei casi si è arrivati a una conclusione positiva per il paziente, mentre per la struttura ci si ferma al 31,1%. In sostanza, nei due terzi dei casi è stata ravvisata la responsabilità della struttura o del medico. Sono i risultati della ricerca sulla legge Gelli-Bianco e la responsabilità sanitaria, realizzata da Eurispes in collaborazione con la XIII sezione del tribunale di Roma, l’Enpam e lo studio legale Di Maria-Pinò, presentata ieri a Roma. L’analisi è, come accennato, realizzata sulla base degli Atp, ossia «il vero fulcro della riforma e il cardine del procedimento» che sostanzialmente sono «un giudizio che dei medici danno sull’operato di altri medici», come si legge nella nota di accompagnamento alla ricerca.
Al via il nuovo codice appalti, ma ad efficacia differita: primo luglio, tranne che per le norme sulla digitalizzazione che, presupponendo la messa a regime piattaforme interoperabili articolate e complesse, entreranno in vigore ad inizio 2024; il codice sarà auto-esecutivo (negli allegati sono recepiti regolamenti e linee guida Anac oggi vigenti) e non avrà bisogno di un regolamento attuativo; largo spazio al principio di autorganizzazione delle pubbliche amministrazioni e al principio di risultato; più discrezionalità amministrativa e meno regole; forte spinta alla digitalizzazione di tutta la procura e alla sua semplificazione; centrale il ruolo delle piattaforme digitali di e-procurement; recepite e rese ordinarie le norme Pnrr sulle soglie più altre per affidamenti diretti e sulle procedure negoziate fino alle soglie UE; liberalizzato il subappalto e la disciplina dei raggruppamenti. Sono questi soltanto alcuni dei punti del nuovo codice appalti, 228 articoli con 36 allegati, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri e che dovrebbe essere pubblicato a breve sulla Gazzetta Ufficiale per rispettare la scadenza del primo aprile 2023, trattandosi di una delle riforme previste dal Pnrr. Il codice, predisposto dal Consiglio di Stato nella scorsa estate, in sostanza riordina la materia, adegua alcuni istituti ad indicazioni della Corte Ue, semplifica diversi parti e ingloba regolamenti ministeriali e linee guida Anac (che non potranno più essere emesse, dal momento che l’Autorità viene indirizzata sulla gestione delle banche dati, sul precontenzioso e potrà emettere atti generali, contratti-tipo e bandi-tipo), e punta molto sulla digitalizzazione.

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Per il mandato fino al 2024 il ceo delle Generali Philippe Donnet percepirà una retribuzione in calo del 6% a 7 milioni. Per il presidente Andrea Sironi sarà ridotta del 20% rispetto al precedente cda, pari a 800 mila euro. Per il 2022 Donnet ha avuto un compenso di 6,8 milioni più azioni per 3,7 milioni per gli obiettivi raggiunti

Utile netto a 39,5 milioni per Itaa Mutua nel 2022, quasi doppio rispetto ai 20,7 milioni fel 2021. I premi di esercizio, compresi contratti di investimento, sono pari a 1,1 miliardi (-1,8%), il Solvency Ratio di gruppo è 197% (-20 punti), il Combined Ratio Conservato Danni è 96,5% (97,3% nel 2021), mentre il numero di soci assicurati è di 793mila. «Nel corso del 2022 la compagnia ha saputo adeguarsi con grande reattività ai continui mutamenti del contesto economico, caratterizzato da alti livelli inflattivi e dal costante rialzo dei tassi di interesse», evidenzia il presidente, Giuseppe Consoli.
Per i sostenitori si tratta del Codice taglia-burocrazia: un poderoso e gagliardo snellimento di molti lacci e lacciuoli che imbrigliavano la lunga catena degli affidamenti, a partire dal ridimensionamento delle gare. Per i detrattori è invece il Codice delle procedure emergenziali nate in epoca Covid e ora codificate, un colpo alla trasparenza e un altro alla concorrenza. Fatto sta che il nuovo Codice degli appalti pubblici, ereditato dal governo Draghi, elaborato in tre mesi di lavoro matto e disperato dal Consiglio di Stato sotto la regia di Luigi Carbone, modificato dal Parlamento, è arrivato a compimento. Il Consiglio dei ministri lo ha approvato definitivamente ieri nel secondo e ultimo round dopo il semaforo verde del 16 dicembre, sostenuto dal titolare delle Infrastrutture che ieri ha battezzato il testo come Codice Salvini.
L’Europa, è vero, ha aperto all’ipotesi di lasciare sul mercato i motori a combustione anche dopo il 2035, ma le incognite sul piatto restano molte. Per questo al momento l’approccio delle aziende della componentistica auto italiana resta molto cauto. Come sarà ”normato” il tema degli e-fuel nell’allegato al Regolamento che dovrebbe arrivare in autunno? E soprattutto, si farà strada l’ipotesi di contingentare le immatricolazioni dei veicoli a motore? «Se l’Europa dovesse decidere ad esempio di limitare ad una percentuale molto bassa le auto alimentate a motore a partire dal 2035 – dice il direttore Gianmarco Giorda – allora per le imprese della filiera che si occupano di componenti per i motori a combustione il problema resterebbe irrisolto perché avremmo di fronte volumi di produzione molto limitati».