Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza sarebbero due gli scenari su cui si starebbe lavorando. Il primo prevede un coinvolgimento importante di Poste Italiane che potrebbe decidersi a rilevare in particolare le polizze di ramo I (le gestioni separate) emesse dalla compagnia (oltre ad un gruppo di dipendenti). Mentre a farsi carico delle unit linked (i prodotti legati ai fondi comuni) sarebbero le banche che quelle polizze le hanno distribuite nei loro sportelli. L’alternativa sul tavolo sarebbe un coinvolgimento più ampio del settore assicurativo. Mentre compagnie come Generali avevano dichiarato subito la loro indisponibilità a salvare Eurovita, altre assicurazioni erano apparse più disponibili al salvataggio con la volontà di tenere alta la credibilità del settore a vantaggio di tutti. Scenario, quest’ultimo, che vedrebbe comunque la partecipazione delle banche che sono state protagoniste della distribuzione delle polizze.
I vertici aziendali sono al centro del quadro legale che ruota attorno alle imprese. Nel panel conclusivo della prima giornata della «MF Italian Legal Week 2023» alcuni esperti hanno fatto il punto sulle responsabilità civili e penali dei capi d’azienda. Il legislatore ha spesso e volentieri giocato allo scaricabarile, scaricando le responsabilità sui vertici aziendali. «Siamo passati da una legge sui fallimenti a un sistema che salvaguarda la continuità delle imprese», ha evidenziato Ermando Bozza, commercialista e collaboratore di ItaliaOggi. «Quando non si parla più di insolvenza, ma di crisi, allora i concetti di business entrano nel campo del diritto», ha proseguito Bozza. «Spesso ci sono crisi d’impresa dove gli amministratori non agiscono con tempestività. Ed è proprio sulla tempestività che si apre uno spiraglio critico sulle indagini delle responsabilità».
L’esposizione delle banche europee a Credit Suisse è «molto limitata» e in particolare, per quanto riguarda i titoli AT1 che sono stati svalutati, «si tratta di milioni, non di miliardi». Lo ha detto ieri la presidente Bce Christine Lagarde in audizione alla commissione economica del Parlamento Ue. Inoltre la banca centrale, assieme a Srb e Eba, ha chiarito che in Europa i titoli AT1 sono svalutati soltanto dopo l’uso integrale del capitale di maggiore qualità (Cet1), a differenza di quanto deciso dalla Svizzera per Credit Suisse. Le dichiarazioni Bce hanno aiutato a dissipare ieri i timori per casi analoghi in Europa. Più in generale Lagarde ha detto che la Bce è «pronta a intervenire per quanto necessario per preservare la stabilità dei prezzi e finanziaria nell’Eurozona».
L’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs per 3 miliardi di franchi svizzeri (3,24 miliardi di dollari) avrà impatti anche in Italia, dove i due gruppi creditizi svizzeri sono da sempre attori di primo piano nel private banking. Anzi, sono, presi singolarmente, al terzo e quinto posto con asset per 27,1 miliardi di euro per Ubs Europe, guidata per il mercato tricolore da Paolo Federici, e per 25,58 miliardi per Credit Suisse Italy, al cui timone c’è Gabriele D’Agosta (ex Ubs), su un totale delle masse gestite da operatori esteri di oltre 255 miliardi, secondo quanto indicato dall’Osservatorio Magstat 2022 sul private banking italiano. Insieme quindi, sempre secondo i dati Magstat, Credit Suisse e Ubs creano in Italia un polo da 52,68 miliardi salendo sul gradino più alto del podio tra le straniere (20,6% del mercato degli operatori esteri e 4,5% mercato del private banking in Italia), superando Bnp Paribas, che finora era prima con 43,98 miliardi, e Allianz Bank che con 33,15 miliardi di masse era prima e ora scende al terzo posto. Quarta resta Crédit Agricole con 25,72 miliardi, mentre quinta diventa Deutsche Bank con 20 miliardi prendendo il posto del Credit Suisse.
In un fine settimana la geografia del sistema bancario europeo è cambiata in profondità. Dopo un weekend rovente, le nozze tra Credit Suisse e Ubs hanno dato vita a un colosso con patrimoni in gestione per 5.000 miliardi di dollari e attivi per oltre 1.600 miliardi. Sarà non solo uno dei poli globali nel wealth e nell’asset management, ma anche una delle maggiori realtà finanziarie europee, di poco più piccola delle francesi Bnp Paribas e Crédit Agricole. Se la soluzione di sistema messa in campo dagli svizzeri e l’azione congiunta delle banche centrali hanno placato la speculazione, ieri il salvataggio è stato anche oggetto di polemiche sul mercato. In primo luogo perché, nonostante ne abbia tutte le caratteristiche, il governo svizzero ha escluso categoricamente che si sia trattato di un salvataggio: «E’ un’operazione di mercato», ha dichiarato la ministra delle Finanze svizzera Karin Keller-Sutter nella conferenza stampa organizzata dopo l’annuncio dell’acquisizione. Indicazione singolare, visto che la fusione entrerà in vigore senza l’approvazione dei soci.
Governo al lavoro per garantire tempi ragionevoli per l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti. Il testo sarà approvato entro fine marzo in via definitiva, come da calendario del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Potrebbe quindi approdare in Consiglio dei ministri già nella prossima riunione. All’interno dell’esecutivo si vuole però venire incontro all’esigenza sollevata dal mondo produttivo di un certo grado di flessibilità sui tempi per adattarsi alle nuove procedure. Richiesta giunta anche dalla due Camere che nel parere sul provvedimento chiedono di dare a stazioni appaltati e operatori economici «un tempo ragionevole prendere conoscenza e adeguarsi alla nuova normativa». ll Codice dovrebbe entrare in vigore dal primo aprile, mentre le disposizioni in esso contenute acquistano efficacia dal prossimo 1° luglio.

Che fine faranno tutti i crediti incagliati relativi al Superbonus? Un quesito di assoluta rilevanza per migliaia di imprese e famiglie italiane alla luce dello stop alla cessione dei crediti decretato dal governo Meloni. Se ne è discusso nel corso del webinar «Bomba Superbonus: migliaia di aziende rischiano il default, è giusto far pagare famiglie e imprese?» promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea de Bertoldi (FdI, relatore del decreto legge sul Superbonus e la cessione del credito alla Camera dei deputati), Emiliano Fenu (capogruppo del M5s in commissione finanze a Montecitorio), Marco Cuchel (presidente dell’Associazione nazionale commercialisti) e Simone Gualandi (presidente nazionale dei giovani Cna).
Ai fini del risarcimento del danno da caduta rovinosa dell’alunno, non è sufficiente dimostrare che il danno si si è verificato durante l’orario di lezione, ma è necessaria anche la dimostrazione della omissione di controllo o di una “colpa” dell’insegnante. Con queste motivazioni la Cassazione (sentenza n.5118/2023) ha riformato la sentenza del giudice di appello sull’onere dalla prova erroneamente posto a carico dell’istituto scolastico. Durante una gita scolastica sulla neve, una alunna si procurava lesioni a seguito di una rovinosa caduta, mentre sciava in condizioni meteorologiche non ottimali, con conseguente successiva azione risarcitoria nei confronti dell’istituto scolastico, essendo l’incidente avvenuto durante il tempo scolastico e con assenza della vigilanza della professoressa.
Fa passi avanti la discussione sull’educazione finanziaria a scuola. Il presidente della 7a Commissione del Senato, Roberto Marti (Lega), ha infatti chiesto ai commissari di avanzare le proposte delle personalità da audire nelle prossime settimane. Non c’è ancora una data per queste audizioni, ma la discussione congiunta dei quattro disegni di legge presentati fino ad ora è formalmente avviata, come si deduce anche dal fatto che è stato indicato il relatore, il senatore Roberto Rosso di Forza Italia. L’ultima indagine Ocse-Pisa sulla alfabetizzazione finanziaria dei quindicenni dei tredici paesi Ocse che hanno partecipato alla rilevazione, infatti, risale al 2018 e ha dato risultati abbastanza preoccupanti. Circa uno studente su sette, per esempio, non è in grado di prendere decisioni anche semplici sulla spesa quotidiana.

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L’accordo fra Ubs e Credit Suisse diventerà operativo, salvo imprevisti, nei prossimi tre mesi. Allora la Svizzera avrà una banca i cui attivi varranno il doppio del prodotto lordo del Paese, mentre i patrimoni in gestione varranno sei volte più dell’intera economia nazionale. Resterà solo da capire, allora, chi comanderà realmente nella Confederazione: il governo o l’amministratore delegato della banca più grande? Di certo la nuova entità esordirà con 120 mila dipendenti e a vigilare su di essa, oltre che sulle altre 240 banche svizzere, sarà un’autorità con poco più di cinquecento dipendenti: portieri e custodi inclusi. Sarà allora, a fusione ultimata, che si capiranno le conseguenze economiche e istituzionali di una concentrazione di potere finanziario senza precedenti. La nuova entità avrà nella Confederazione una quota di mercato pari a due terzi dell’intero settore delle banche significative. Nessuna autorità antitrust di un Paese democratico accetterebbe il formarsi di un potere economico così ampio nelle mani di una sola impresa. Non in condizioni normali. Ma le condizioni con cui è stato negoziata la fusione fra i due colossi del credito di Zurigo erano tutto, salvo che normali: senza un accordo entro lo scorso weekend, Credit Suisse avrebbe rischiato di prendere la strada di Silicon Valley Bank o di Lehman Brothers e le ricadute sarebbero state incalcolabili.

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Nel 2007 ci dicevamo che sì, il clima del pianeta stava cambiando ed era necessario fare qualcosa. Nel 2015 si raccomandò di confinare il riscaldamento globale a 1,5° o le conseguenze sarebbero state disastrose e senza ritorno. Nel 2018 si fissò un obiettivo: dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2030 rispetto al 2010. Dopo tutti questi documenti dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, organismo scientifico fondato dall’Onu nel 1998 e vincitore del Nobel per la pace nel 2007) le emissioni sono sempre aumentate, accelerando nell’ultimo decennio. L’anidride carbonica in atmosfera ha raggiunto il record degli ultimi 2 milioni di anni e la temperatura del pianeta è salita di 1,1° rispetto al 1850, 1,5° se si guarda al Mediterraneo.