Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Le valutazioni dell’adeguatezza delle operazioni al profilo di rischio del cliente e della sua buona conoscenza del mercato finanziario non escludono l’inadempimento degli obblighi informativi posti a carico dell’intermediario finanziario, atteso che anche la propensione dell’investitore per investimenti rischiosi non esclude che egli debba poter selezionare, tra questi ultimi, quelli aventi a suo giudizio maggiori probabilità di successo, grazie alle informazioni che l’intermediario è tenuto a fornirgli. E’ quanto emerge dall’ordinanza n. 2006 del 23/1/2023 della prima sezione civile della Cassazione la quale ha ribadito un orientamento consolidato affermando che l’intermediario finanziario non può dimostrare di avere validamente effettuato la valutazione di adeguatezza di un investimento in assenza di una profilatura del cliente desunta dalle informazioni che esso è tenuto ad acquisire dallo stesso, salva l’ipotesi in cui il cliente stesso abbia, per iscritto, rifiutato di fornire i dati richiesti.
Al proprietario di un sito contaminato, che non sia anche riconosciuto come autore dell’inquinamento, non può essere imposta l’adozione di misure dirette alla rimozione o al contenimento del danno già verificatosi. Il principio di diritto proviene dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, che con la recente sentenza 1° febbraio 2023 n. 3077 hanno accertato, con valore interpretativo rafforzato, i confini normativi della “responsabilità da posizione” del mero titolare di un diritto dominicale su un immobile interessato da minaccia/danno ambientale. Con la pronuncia in parola, la composizione più autorevole della Suprema Corte, (da cui le singole sezioni possono discostarsi solo preventiva autorizzazione) ha effettuato la ricognizione delle conseguenze ascrivibili al soggetto in parola alla luce del Codice ambientale (decreto legislativo n. 152/2006) e delle sottese fonti di diritto Ue.
Lo scorso anno c’è stato un boom degli attacchi andati a segno: il 7,6% degli incidenti globali, contro il 3,4% del 2021. In termini assoluti si tratta di 188 attacchi a danno del nostro Paese, il 169% in più rispetto all’anno precedente. La gravità è elevata o critica nell’83% dei casi. Anche a livello globale i numeri sono da brividi: 2.489 incidenti gravi, ossia quelli con un impatto sistemico in ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica; sono 440 gli attacchi in più rispetto al 2021 (+21%); la media mensile degli incidenti è di 207 (erano 171 l’anno precedente). Il picco massimo dell’anno, e di sempre, è stato registrato a marzo, con 238 attacchi. Insomma: il 2022, per l’ennesima volta, si classifica come l’anno peggiore per la cyber sicurezza, in una escalation che, a ritroso, già etichettava il 2016 come “annus horribilis” (primato negativo strappato al 2011). E si tratta di una fotografia che rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, data la tendenza complessiva delle vittime a mantenere riservati gli attacchi subìti, nonostante normative consolidate, come il Regolamento Gdpr e la direttiva Nis in Europa, oltre a quelle in fase di adozione (Nis2, Dora o il Cyber resiliency act). A mettere nero su bianco le cifre è Clusit, Associazione italiana per la sicurezza informatica, nel suo Rapporto 2023, presentato al pubblico durante il Security Summit, convegno dedicato ai temi della sicurezza informatica, in programma a Milano dal 14 al 16 marzo.
In Italia nascono sempre meno imprese per effetto, tra l’altro, del rallentamento della crescita economica. Ma, come un cane che si morde la coda, la bassa natalità influisce essa stessa sull’economia. Passando dalle parole ai numeri: nel 2022, sono state tenute a battesimo, in Italia, 89.192 “vere” nuove imprese contro le 10.587 del 2021. Segnando, cioè il 10,6% in meno e con un calo del 5,9% anche rispetto al 2019, quando è iniziata l’inversione di rotta dell’andamento positivo cominciato nel 2013. Le cause? Rallentamento dell’economia e incertezza del nuovo scenario, che frenano l’iniziativa imprenditoriale. Ma anche i rischi legati all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime; l’instabilità della supply chain e le difficoltà delle nuove imprese a inserirsi nelle reti di fornitura; l’inflazione che riduce la domanda; l’aumento dei tassi di interesse e le condizioni di finanziamento meno favorevoli. A lanciare l’allarme è lo studio “Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up” condotto da Cerved, secondo cui non tarderanno i riflessi negativi sulla forza lavoro e sui fatturati. Bilanci alla mano, le start-up, negli ultimi 15 anni, sono state il motore della crescita occupazionale. Basti pensare che, nel 2021, hanno generato un contributo netto di 343 mila addetti su un totale di 535 mila.
Il regime Iva dello sportello unico all’importazione (Ioss) semplifica la tassazione del commercio online di prodotti di valore fino a 150 euro, consentendo alle imprese di “saltare” l’imposizione in dogana e di applicare l’imposta solo sulla vendita al consumatore finale; l’imposta, dovuta ai vari paesi Ue di destinazione dei beni al consumo, è versata cumulativamente al paese di identificazione. Vediamo le caratteristiche fondamentali di questo regime facoltativo, ricordando che, parallelamente alla sua istituzione con la direttiva Ue 2017/2455, sono state soppresse le disposizioni che esentavano dall’Iva le importazioni di beni di valore trascurabile; resta invece in vigore l’esenzione dai dazi doganali per le merci di valore non superiore a 150 euro.
Aon ha nominato Pietro Toffanello nuovo amministratore delegato di Aon Reinsurance Italia spa., società di riassicurazione del gruppo Aon. Succede in questa nuova carica a Gianluca Venturini Guerrini, designato presidente della società. Toffanello vanta 28 anni di carriera nella riassicurazione. Dopo la laurea in Business administration presso l’università Bocconi di Milano, inizia nel 1994 il suo percorso professionale come Property facultative underwriter presso GenRe (General reinsurance corporation), multinazionale americana di riassicurazione danni/infortuni e vita/malattia.
Howden, leader europeo di brokeraggio assicurativo, rafforza il management team italiano con la nomina di Paolo Delucchi a Head of Affinity. Delucchi proviene da Mag spa dove era responsabile delle business operation di tutto il gruppo. In precedenza per oltre dieci anni, ha ricoperto cariche di rilievo in Marsh spa fino a diventare responsabile dell’Hub Centro Sud di Marsh Italia. Sede a Londra, per il 35% di proprietà dei dipendenti (oltre 9 mila a livello globale), una crescita organica del 26,5% negli ultimi dodici mesi, il gruppo Howden è sbarcato in Italia il 1° aprile 2021 con la costituzione di Howden Italia spa

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La corsa dei prodotti illiquidi continua, così gli operatori rispondono con un’ampia offerta: aumentano fondi e strumenti finanziari dedicati. Le opportunità da sfruttare nel 2023U n crescente numero di investitori è disposto a sacrificare la liquidità degli strumenti finanziari per avere una maggiore redditività. Si spiega così il successo dei private markets, ovvero quelle attività che non sono scambiate su alcun mercato regolamentato, ma che sono in grado di offrire rendimenti potenzialmente superiori a quelli di azioni e obbligazioni quotate sulle Borse. Nel grande e assai diversificato gruppo dei private markets rientrano private equity, private credit, real estate e infrastrutture.
Gli operatori spiegano come si affina la qualità dell’affiancamento dei professionisti del settore ai clienti: lavoro in team, formazione, reclutamento di talenti per offrire nuovi servizi a valore aggiuntoN on solo le scelte d’investimento in campo finanziario, ma una consulenza a tutto tondo sui bisogni della famiglia e talvolta anche dell’impresa. In un mercato sempre più affollato dal lato dell’offerta, primeggia chi riesce a offrire servizi a valore aggiunto. «Non si può guardare agli investimenti finanziari senza una valutazione globale del patrimonio. Così abbiamo messo a punto un servizio che guarda al patrimonio a 360 gradi, che è supportato anche da una nuova piattaforma tecnologica con una consulenza integrata », racconta Moris Franzoni, responsabile della rete dei financial wellbanker di Credem. I consulenti finanziari restano il fulcro del modello.
I vertici di Anasf e i temi al centro di ConsulenTia: “Finalmente c’è una svolta tutti hanno capito che il nostro lavoro è fondamentale per la vita quotidiana”C’ è un filo conduttore tra i convegni che si terranno nel corso dell’edizione 2023 di ConsulenTia e Luigi Conte, il presidente dell’Anasf, l’associazione nazionale dei consulenti finanziari, spiega come la scelta dei contenuti dei vari incontri sia nata dagli accadimenti di questi ultimi anni, sia per quanto riguarda la professione del consulente finanziario, sia in senso più ampio per quelle che sono state le sollecitazioni che il nostro Paese ha subito. «In questi anni, partendo dall’emergenza sanitaria, la consulenza si è sempre più affermata come servizio essenziale, come scelta dirompente, distintiva. Ci siamo resi conto di aver rappresentato spesso un vero baluardo di confronto, specialmente nei momenti più difficili, per tante famiglie, per tanti italiani che hanno compreso che bisognava avere il coraggio di esprimere le proprie aspirazioni, i propri bisogni, per poter riprogrammare un futuro migliore».

Gabriele Galateri di Genola racconta il suo quarto di secolo al fianco dei fratelli Agnelii, i successivi anni come presidente di Telecom Italia, Mediobanca e Assicurazioni Generali
Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, alimentate dall’emergenza sanitaria, il numero dei fallimenti delle imprese italiane è in continuo calo. Nel 2022 si sono contati 7.118 default, il 23,2% in meno rispetto all’anno precedente, a conferma di un trend in atto ormai da 10 anni. A rilevarlo è Cribis, società del gruppo Crif attiva nella gestione e recupero crediti, che ha condotto un’analisi per regione e per settori esaminando il trend dei fallimenti dal terzo trimestre 2010 a oggi. I dati emersi dall’analisi Cribis fanno emergere circa 2.000 fallimenti in meno rispetto al 2021 e un livello di default in linea con il 2020. Nell’analisi di questa decrescita, però, va anche considerato il periodo di improcedibilità dei ricorsi per la declaratoria di fallimento (marzo-giugno 2020) e l’entrata in vigore del nuovo Codice per la crisi d’impresa, «con le nuove procedure concorsuali e procedimenti che possono, in molti casi, evitare o prevenire quello che sino a ieri abbiamo conosciuto come fallimento (ora liquidazione giudiziale) sempre con l’obiettivo di preservare per quanto possibile la continuità aziendale ma nel rispetto degli interessi dei creditori – spiega Marco Preti, Ceo di Cribis –. Inoltre, oggi le aziende hanno anche la possibilità di tentare un approccio stragiudiziale attraverso l’istituto della Composizione negoziata della crisi, avvalendosi del supporto e della consulenza di un esperto indipendente messo a disposizione dalle Camere di Commercio competenti territorialmente»