GIURISPRUDENZA

Autore: Rossetti Marco
ASSINEWS 351 – aprile 2023

Molte polizze sono infarcite di clausole oscure, solecismi, anacoluti. Che sia insipienza o malizia degli assicuratori, un fatto è certo: le ambiguità lessicali nuocciono sempre a chi le scrive, agli intermediari che debbono spiegarle e… ai bilanci!

1. Una lingua impareggiabile.

“I’ ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch’io m’ho più tosto da doler del bene intender le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia”: così scriveva Leonardo da Vinci a proposito della lingua italiana1. Non si potrebbe dargli torto: il lessico della lingua italiana è composto – secondo gli studi più autorevoli – da circa 270.000 lessemi, che declinati o coniugati danno origine a più di due milioni di parole (l’inglese, tanto per capirci, possiede solo 615.000 parole finite, secondo l’Oxford English Dictionary).

Di questi lessemi oltre 50.000 hanno più di un’accezione, oltre 27.000 hanno più di due accezioni, oltre 9.000 hanno più di cinque accezioni, 100 hanno più di 20 accezioni, dieci più di 30 accezioni. Insomma, noi italiani dovremmo andar fieri della nostra lingua, per bellezza e varietà. Non ne siete convinti? Allora provate a tradurre in inglese “Amor ch’a nullo amato amar perdona”, e poi ditemi l’effetto che fa…

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