di Angelo De Mattia
Scoprire solo ora, quando è stato convocato per un’audizione Philippe Donnet, l’amministratore delegato di Generali, che la Commissione di inchiesta sulle banche potrebbe assumere attribuzioni che sono proprie di altre Commissioni parlamentari o di determinate authority fa nascere il sospetto che si contesti solo quando a Tizio o a Caio non stanno bene alcune decisioni. Che il rischio di sconfinamento delle attribuzioni esistesse, data anche la prevista durata della Commissione uguale a quella delle Commissioni permanenti, cioè per l’intera legislatura, era evidente ab origine. Ne avevo scritto pure su queste colonne. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel promulgare la relativa legge istitutiva, aveva indicato alcuni caveat da osservare per evitare tale sconfinamento. Finora vi sono state, da parte della Commissione, audizioni di esponenti bancari e finanziari di primo piano su vicende particolarmente importanti, a cominciare dagli sviluppi del caso Montepaschi, senza che sia stato eccepito alcunché.
Ora, se si considerano i termini e i confini preannunciati della programmata audizione di Donnet, anche in relazione allo scontro in atto tra la lista del consiglio di amministrazione e quella di Caltagirone per il rinnovo degli organi deliberativi e di controllo, è molto difficile contestare una sorta di «détournement de pouvoir». Del resto, non si è paventato da parte di molti, il rischio di un intervento di intermediari esteri per sfruttare la competizione interna ora in corso e, gridando al lupo, si è invocato un intervento delle diverse Autorità, trattandosi di una questione nazionale? E non si è su questo tema attivato pure il Copasir con specifiche audizioni? Naturalmente, per le dichiarazioni che farà, Donnet potrà chiedere alla Commissione in questione, ricorrendone i presupposti, la segretazione, anche se la competizione in corso con la lista Caltagirone accentua, da entrambi i versanti, l’esigenza di trasparenza e di visibilità perché gli investitori possano votare nell’assemblea di fine aprile, chiamata a rinnovare, come accennato, la composizione degli organi societari, con ampia cognizione di causa. Del resto, già negli anni ottanta del secolo scorso venivano auditi in sede parlamentare i massimi banchieri (ricordo una convocazione di Enrico Cuccia e degli esponenti dei vertici delle tre banche di interesse nazionale) senza che ciò suscitasse alcuna meraviglia o allarme, innanzitutto da parte dei convocati. Questo caso acquista maggiore curiosità perché proprio ora il candidato ceo della lista Caltagirone, Luciano Cirinà, alto dirigente delle Generali, prima sospeso dalla carica, senza che sia stata accolta la sua richiesta di aspettativa , è stato licenziato per un’asserita violazione degli obblighi di lealtà e di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro. La vicenda, analizzabile da diversi punti di vista, molto probabilmente avrà un seguito in sede giudiziaria e in parte dipenderà verosimilmente da quale delle due liste contrapposte si affermerà nel voto.
Intanto, si attende il riscontro della Consob alla richiesta di parere avanzata da Caltagirone a proposito del prestito-titoli del 4,42% del capitale del Leone contratto dal primo azionista, Mediobanca, per portare la propria partecipazione (insieme con quella della De Agostini) oltre il 17% della Compagnia e cosi rafforzarsi per l’elezione dei propri candidati agli organi anzidetti. L’Isla, l’International Securities Lending Association, ritiene proibite assunzioni di prestiti della specie volte a influenzare la scelta dei vertici quando avvengono nell’ambito del Global Master Securities Lending Agreement a cui Mediobanca partecipa. Non esiste, però, al di là dell’indicata autoregolamentazione, una specifica normativa terza al riguardo. Dunque, la materia va affrontata alla luce dei principi generali e, semmai, con procedimenti analogici sui quali si possa fondare un orientamento della Consob. Conoscendo da oltre mezzo secolo il presidente Paolo Savona, il suo rigore e la sua eccezionale competenza, ma conoscendo pure la professionalità del collegio di vertice e quella degli addetti alle strutture, è prevedibile un riscontro esaustivo. Ma è importante che esso arrivi tempestivamente (riproduzione riservata)
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