LE COMPAGNIE SONO PRONTE A SOSTENERE I CANTIERI MA CHIEDONO LA GARANZIA PUBBLICA
di Anna Messia
Le compagnie di assicurazione sono pronte a sostenere i cantieri che dovranno dare attuazione al Pnrr ma chiedono l’ombrello pubblico, da attuarsi con una contro-garanzia statale. In ballo ci sono le grandi infrastrutture strategiche che il paese dovrà realizzare facendo affidamento sugli oltre 190 miliardi stanziati dal piano europeo. Un programma che probabilmente andrà riscritto alla luce della crisi energetica e della spinta inflazionistica appesantita dalla guerra in Ucraina, ma intanto le assicurazioni che operano in Italia sono pronte a scendere in campo per avviare i cantieri con fidejussioni e polizze cauzioni. Vista l’entità dei volumi in gioco chiedono però un paracadute che possa essere aperto in caso di bisogno. Temi che sono stati sollevati dalla presidente di Ania, Maria Bianca Farina, nel corso dell’ultimo Insurance awards, organizzato da MF-Milano Finanza lo scorso 24 febbraio. «Il settore assicurativo, attraverso gli assi portanti della sua mission, protezione e investimenti, rappresenterà un vettore di sicurezza e sviluppo per il paese. Ciò faciliterà la realizzazione degli importanti obiettivi fissati dal Pnrr» aveva spiegato Farina, aggiungendo che «una delle iniziative che stiamo mettendo in campo, con l’obiettivo di fornire supporto alla realizzazione del piano, è il confronto con Sace su strumenti operativi in grado di favorire l’offerta di garanzie sugli appalti pubblici e i subappalti legati al Pnrr». L’intenzione, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza sarebbe di fatto di replicare quanto già era stato fatto nel 2020, quando il governo italiano aveva stanziato 2 miliardi per evitare che, con l’esplodere della pandemia e la crescita del rischio per le aziende, l’assicurazione del credito smettesse di funzionare, costringendo di fatto le compagnie a ridurre l’esposizione alle imprese. In quel caso l’intervento prevedeva che il governo si sarebbe fatto carico di gran parte dei sinistri in cambio della cessione allo Stato del 65% dei premi incassati in questo periodo. Una rete che alla fine aveva avuto più una funzione psicologica che di garanzia reale, visto che nel frattempo le insolvenze tra le imprese non sono cresciute grazie anche agli altri strumenti messi in campo dal governo. Tanto che gli stessi operatori, alla fine, hanno chiesto di destinare ad altri impieghi quei 2 miliardi che era stati pensati per lo scudo per l’assicurazione del credito. Ora un modello simile potrebbe essere riproposto per i grandi cantieri del Piano nazionale di ripresa e resilienza con l’accordo di massima tra Ania e Sace, che sarebbe stato di fatto raggiunto. La parola è ora destinata a passare al ministero dell’Economia che per reperire le risorse potrebbe far affidamento su un fondo che era stato creato con la legge di bilancio 2021.

Nei giorni scorsi l’Ania, sempre a sostegno della ripresa economica, aveva anche manifestato al sua disponibilità a sostenere le pmi italiane. L’associazione aveva sottolineato che sarebbe stato molto importante riuscire a sfruttare la dimensione, quasi 600 miliardi di euro, del portafoglio delle polizze assicurative tradizionali (le cosiddette gestioni separate, ndr). Basterebbe che solo l’1% di gestioni assicurative fosse impiegato in Pir o altri investimenti verso l’economia reale nel lungo periodo, riservando il relativo vantaggio fiscale esclusivamente a favore degli assicurati, per generare rapidamente un volume di ben sei miliardi d’investimenti a favore delle imprese italiane, aveva sottolineato Farina, chiamata in audizione dalla Commissione Finanze per la risoluzione Zanichelli, chiedendo una riforma delle polizze vita in tal senso. (riproduzione riservata)
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