LA PARTITA PER L’ASSICURAZIONE HA DIVISO IN SCHIERAMENTI LA FONDAZIONE TORINESE
di Manuel Follis
Inutile girarci intorno. Al di là di come andrà a finire la partita Generali un primo effetto del confronto tra i grandi azionisti del Leone di Trieste è stato quello di dividere i vertici della Fondazione Crt. Per certi versi si tratta di una dialettica costruttiva visto che la situazione è delicata e che in questi casi anche le sfumature fanno la differenza. Forse, ma è ragionare col senno di poi, la Fondazione avrebbe potuto mantenere una posizione più neutra nella partita, rimanendo equidistante e mantenendo le mani libere per poi scegliere come votare in assemblea. Una strategia che ad esempio è stata perseguita da Edizione, che tuttora non ha svelato le carte tanto che c’è chi scommette su quale lista voterà alla fine la holding dei Benetton. Per la Fondazione Crt invece la scelta di aderire a un patto per promuovere una lista insieme a Caltagirone si sta rivelando quasi un boomerang. Arrivati a questo punto andrà abbandonato qualsiasi eccesso di protagonismo che rischierebbe di non essere adeguato allo standing di una Fondazione. Serviranno invece saggezza, equilibrio e diplomazia da parte dei consiglieri e dei vertici per evitare scivoloni che danneggino l’immagine e la credibilità dell’ente filantropico. Alcuni segnali che la situazione sia complessa sono già venuti a galla e per quanto qualcuno abbia tentato di ricondurli alla normale interlocuzione tra gli organi della Fondazione, altri li interpretano come scricchiolii preoccupanti. L’episodio che ha rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso è quello che ha riguardato Caterina Bima, che sarebbe dovuta entrare nella lista di Caltagirone. La storia è nota ma va ricapitolata per inquadrare meglio la situazione. A poche ore dalla presentazione della lista di Caltagirone, sabato sera, l’ente torinese ha ricevuto un parere legale secondo il quale la candidatura di Bima rischiava di far scattare la normativa Consob del concerto. Così in fretta e furia è stato convocato un nuovo cda la domenica successiva per ritirare la candidatura di Bima, la quale dicono non abbia gradito il trattamento. Le perplessità del Consiglio di indirizzo, che da mesi chiedeva verifiche legali sulla posizione di Crt sono aumentate: come mai il responso è arrivato così tardi? Prima ancora lo scetticismo riguardava gli acquisti che hanno portato Crt all’1,7% di Generali (acquisti per i quali è scattata la convocazione in Consob). Per ultima è arrivata la spaccatura in Commissione Patrimonio e Finanza, dove la maggioranza avrebbe suggerito a Crt di astenersi in assemblea. Certo, il voto non è vincolante e il cda della Fondazione sarà libero di scegliere quello che preferisce, ma il board viene nominato (o in caso sfiduciato) dal Consiglio di indirizzo. È chiaro che l’astensione non è una delle opzioni sul tavolo per Crt che dovrà esprimersi o per una lista o per l’altra. È altrettanto chiaro che fare retromarcia ora e non votare la lista di Caltagirone esporrebbe l’ente a una pessima pubblicità. Il lavoro dei prossimi giorni da parte del presidente Giovanni Quaglia e del segretario generale Massimo Lapucci (per molti più nell’occhio del ciclone del presidente) sarà quello di far calmare gli animi e di trovare una soluzione che permetta alla Fondazione di uscire da questa situazione con meno danni possibili. (riproduzione riservata)
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