di Andrea Pira
Cresce l’ammontare delle frodi legate a crediti fiscali generati dai bonus edilizi. C’è almeno un altro miliardo di euro la cui sospensione è in via di perfezionamento, pronta a sommarsi ai 4,4 miliardi di euro emersi negli scorsi mesi, la metà dei quali già ceduti e incassati. «L’esito delle frodi e il potenziale danno per l’erario, derivante dalle false cessioni, ha assunto proporzioni estremamente rilevanti», ha spiegato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nell’informativa in aula alla Camera in merito alla cessione dei bonus edilizi. «L’onere, oltre che per i contribuenti, potrebbe essere significativo anche per gli intermediari che hanno acquisito crediti falsi di cui potrebbero non riuscire mai a fruire». Soltanto una piccola parte delle frodi, circa il 3%, è però connessa al Superbonus, vero nodo della discordia del dibattito politico. Il 46% riguarda il bonus facciate, l’ecobonus pesa invece per il 34%. L’altro rischio evidenziato dal Mef è la trasformazione dei crediti in una sorta di moneta circolante, all’interno di un mercato del credito non regolamento, dettato dalla possibilità di cessioni multiple. Dopo la stretta di gennaio, che aveva limitato a uno i passaggio, l’ultimo decreto Superbonus, travasato come emendamento nel decreto Sostegni Ter, ha quindi imposto un massimo di tre cessioni, soltanto verso banche, intermediari finanziari e assicurazioni, e l’impossibilità di cessioni parziali, oltre a introdurre un codice univoco affinché il credito possa essere tracciato e pene inasprite per i tecnici che omettono o falsificano le informazioni. L’ampiezza del fenomeno emerge dall’aumento delle cessioni da settembre dello scorso anno. Se a giugno, luglio e agosto la media era di 2,5 miliardi di euro, con l’autunno le cessioni sono salite a 4,4 miliardi, raggiungendo 7 miliardi a dicembre. «Nel complesso tra settembre e dicembre sono stati

ceduti 23,6 miliardi a fronte di 11,4 nel periodo gennaio-agosto», ha ricordato Franco.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Enea e dal ministero della Transizione ecologica riportano però un mercato che, nonostante i timori, a febbraio non si è fermato. Alla data del primo marzo sono saliti a 122.548, dai 107.588 di inizio febbraio, i cantieri avviati grazie al superbonus 110%. L’investimento medio è di 53mila euro per i condomini, circa 110mila euro per gli edifici unifamiliari, e di poco inferiore ai 97mila euro per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti. Il totale degli investimenti ammessi a detrazione supera i 21 miliardi di euro, dai 18 miliardi di gennaio e dai 16 miliardi di dicembre, mentre l’ammontare complessivo degli investimenti per lavori conclusi è di circa 14,7 miliardi di euro, il 69,9% di quelli realizzati. Guidano la classifica i condomini: oltre 19mila hanno usufruito della misura, totalizzando investimenti per 10,25 miliardi di euro, in pratica la metà del valore complessivo di tutti quelli ammessi a detrazione. Il valore dei lavori condominiali realizzati è di 6,58 miliardi, il 64,2% del totale.

Intanto nell’ambito della delega sui contratti pubblici in discussione al Senato si lavora alla possibilità di introdurre l’obbligo per tutte le stazioni appaltanti di aggiornare i prezzari ai prezzi correnti di mercato. Tra le modifiche proposte c’è infatti, come sollecitato dall’Autorità anticorruzione, l’introduzione nei bandi di gara di «un regime obbligatorio di revisione al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva ed eccezionale e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta». (riproduzione riservata)
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