di Silvia Valente
La pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione dei pagamenti. Inizialmente i consumatori sono stati quasi spinti a ricorrere al mondo cashless a causa delle restrizioni emergenziali, ma poi hanno continuato a farlo anche quando è stato nuovamente possibile recarsi fisicamente nei negozi. Eppure il contante rimane ancora il metodo più utilizzato per le transazioni, tanto che, ad esempio, in Italia la quota del cash in relazione al pil è aumentata. Questo perché la moneta cartacea dà sicurezza nella catena di pagamenti e ne garantisce la stabilità, essendo «una passività della Banca Centrale che, per definizione, non può fallire», ha spiegato il vicedirettore di Bankitalia, Piero Cipollone, durante l’evento «Contanti addio, il futuro digitale dei pagamenti» trasmesso in streaming. I cittadini dimostrano di pensarla in questo modo ogni volta che formano le file agli sportelli nei momenti estremi delle crisi più dure, come abbiamo visto negli ultimi giorni anche in Russia e in Ucraina. Le infrastrutture per i pagamenti sono consapevoli che devono continuamente rimodellarsi in base alle esigenze della popolazione, ecco che quindi ben 80 banche centrali nel mondo, tra cui la Bce, stanno sviluppando progetti per creare valute digitali ufficiali che rappresentino «l’equivalente del contante in un mondo digitale». Puntando, nella pratica, a garantire agli utenti la semplicità e l’accessibilità dello strumento e allo stesso tempo la sua sicurezza. Non è condivisibile quindi l’idea che le valute digitali nascano come reazione allo sviluppo dei bitcoin, quasi in competizione con questi ultimi. Anche perché osservando le oscillazioni continue dei bitcoin, in euro come in dollari, si comprende che non sono e che non potranno «mai diventare uno strumento sicuro e affidabile» nè tanto meno sostituirsi ad una valuta ufficiale, dato che proprio «la stabilità e la bassa variabilità del valore di scambio con i beni sono gli elementi costitutivi per una valuta», ha commentato Cipollone. L’Italia resta ancora piuttosto in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, occupando la 25esima posizione su 27 in materia di pagamenti digitali. Il cashback ha dato «una botta adrenalinica, soprattutto moltiplicando le transazioni dei piccoli pagamenti» ma è la pandemia che ha determinato un vero e proprio cambio di passo: nei primi sei mesi del 2021 l’utilizzo di strumenti di pagamento contactless è aumentato del 66% e quello di smartphone o wearables del 108%, ha riportato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano. Da non sottovalutare è in primis l’impatto che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza potranno avere sulla trasformazione digitale dei servizi di pagamento. Ma grande attenzione va dedicata anche alla «diffusione dell’educazione finanziaria, della comunicazione sul tema della sicurezza dei pagamenti elettronici e dell’introduzione di incentivi sul digitale», ha concluso Asaro. (riproduzione riservata)
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