L’ESPOSIZIONE DI SACE VERSO LA RUSSIA NEI VARI SETTORE VALE COMPLESSIVAMENTE 3,2 MILIARDI. ALLARME PER L’AGROALIMENTARE
di Anna Messia
Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il mondo sembra improvvisamente tornato indietro di oltre 30 anni, prima della caduta del muro di Berlino, ai tempi della cortina di ferro. Cambiamenti che si sono subito percepiti evidenti nel mondo delle finanza, dalle banche alla assicurazioni. «D’improvviso nel mondo assicurativo e riassicurativo sono tornate le frontiere che erano scomparse a oltre tre decenni», dice Alessandro De Felice, chief risk officer di Prysmian e ex presidente di Anra, l’associazione che raccoglie i risk manager e responsabili delle assicurazioni aziendali. Con l’avvio delle sanzioni alla Russia i contratti assicurativi internazionali che hanno base nel Paese dovranno essere riscritti, per essere affidati a compagnie nazionali che evidentemente in questo momento di trovano in difficoltà di solvibilità, mentre tutti gli altri tipi di contratti che riguardano la Russia o l’Ucraina, per esempio il trasporto, prevedono l’automatica sospensione che scatta in caso di guerra. «In questo caso non vengono stipulati nuovi contratti e quelli esistenti continuano a valere per 30 giorni», spiega De Felice. Per quanto riguarda gli impatti della guerra sul pil italiano le prime stime non sono ancora allarmanti, con un impatto pari a circa l’1,2%, ma va considerato che la Russia è l’origine del 36% del gas importato dall’Ue e l’Italia è il Paese con la maggior percentuale di dipendenza dal gas nel proprio mix energetico (42,5%), oltre al fatto che nell’era nell’era pre Covid erano 1,7 milioni gli arrivi di turisti dalla Russia pari a 5,8 milioni di presenze. I russi erano i secondi clienti delle boutique di lusso dopo i cinesi. La guerra in Ucraina potrebbe poi avere serie conseguenze sul sistema agroalimentare europeo, Italia compresa. Ucraina e Russia insieme pesano infatti per circa il 30% del commercio mondiale di grano, e per ora sembra tutto fermo. I due Paesi, inoltre, incidono per il 32% dei volumi scambiati a livello mondiale per l’orzo, per il 50% dei semi oleosi, e per il 17% del mais. «La guerra», ha dichiarato ieri Michael Scanell della direzione generale agricoltura della Commissione europea rivolgendosi ai deputati della commissione competente dell’Europarlamento, «ha paralizzato i porti del Mar Nero, da dove partono i carichi di cereali». Per quanto riguarda più in particolare l’Italia nel 2021 l’export italiano in Russia è valso 8 miliardi di euro e per Sace, l’assicuratore del credito all’export controllato dal ministero dell’Economia, l’esposizione verso la Russia vale circa 3,2 miliardi, in diversi settori di attività. Solo nell’ultimo anno, nonostante sia stato fortemente impattato della pandemia, era state chiuse circa 50 nuove operazioni a sostegno dell’export e dell’internazionalizzazione, per un valore totale di 400 milioni di euro. «In questo caso le coperture valgono ovviamente anche in caso di guerra e di eventuale nazionalizzazione delle attività», spiega De Felice, che segnala un’altra minaccia correlata. Quella degli attacchi hacker, anche questi spesso assicurati dalle compagnie. «L’intervento di gruppi etici come Anonymus (che ha colpito anche la tv russa, ndr) provocherà la probabile controffensiva del Paese che in questo ambito è uno dei più evoluti al mondo», conclude. (riproduzione riservata)
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