Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Spingendo i risparmiatori europei a una migrazione digitale di massa, il confino domestico ha fatto la fortuna dei servizi finanziari online. Stando ai dati raccolti da Comscore, a gennaio siti e app finanziari hanno registrato 166,7 milioni di visitatori unici in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Italia, poco più di un terzo degli abitanti dei cinque Paesi citati. In Italia la quota ha superato addirittura il 50% della popolazione, con 33 milioni di utenti unici mensili.  Il cliente che apre un’app o un sito al solo scopo di consultare l’estratto conto non è la leva digitale di cui istituti e fintech hanno bisogno per trovare nuove fonti di ricavo. Conta che l’utente si trattenga a lungo, produca dati da utilizzare per migliorare l’offerta e magari sottoscriva prodotti di investimento, polizze o altri beni.
Cattolica accelera su CattRe, la startup dedicata alla linee di rischio non tradizionali che rappresenta una novità nel mercato assicurativo italiano, sul modello dei Lloyd’s di Londra. Un progetto partito nel 2018 decisamente ambizioso, che pure ha raggiunto risultati di rilievo, nonostante il momento storico complicato per la compagnia di Verona, con l’Ivass, l’autorità di controllo del settore, che nell’ultimo anno ha chiesto un aumento di capitale per incrementare il Solvency II del gruppo e un cambio netto nella governance. Eppure nel 2020 CattRe, che ha sede in Lussemburgo, ha registrato 84 milioni di premi, il doppio di un anno prima, con un risultato tecnico positivo per 5 milioni e un combined ratio dell’88%.
Si scalda il clima sul rinnovo dei vertici di Itas Mutua. Ad aprile scadrà il mandato del presidente Fabrizio Lorenz che non potrà ricandarsi per il limite dei tre mandati in consiglio di amministrazione, ma la sua uscita di scena non è affatto scontata. Qualora a prendere il suo posto fosse l’attuale vicepresidente vicario, Giuseppe Consoli, che è anche presidente di Itas Vita, Lorenz potrebbe assumere il suo incarico, con una sorta di staffetta.
Il mondo delle costruzioni chiede al governo chiarezza immediata sulla durata del bonus 110% che deve essere estesa almeno al 2023. Si tratta infatti di una corsa contro il tempo, mentre la messa a terra dello strumento va a rilento. Il superbonus è infatti valido per lavori di efficientamento energetico, miglioramento sismico e per l’acquisto di immobili antisismici fino al 30 giugno 2022 e, nel caso siano stati conclusi almeno il 60% dei lavori, la scadenza può arrivare alla fine del prossimo anno. «Più andiamo avanti più c’è il rischio che le opere iniziate non vengano concluse nell’arco temporale», spiega a MF-Milano Finanza Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. Prorogarlo, aggiunge, vuol dire tuttavia non modificarne l’impianto.
La forte discontinuità scelta da Unipol per il vertice di Bper dovrebbe imprimere un’accelerazione al processo di consolidamento del settore bancario italiano. Così il mercato ha interpretato il licenziamento del ceo Alessandro Vandelli da parte del primo azionista (oggi attestato al 18,9%) e la scelta come capo azienda dell’ex amministratore delegato di Bpm e di Carige Piero Montani. Se difficilmente qualcosa si muoverà a Modena prima dell’assemblea del prossimo 21 aprile, si mormora che uno dei primi atti del nuovo consiglio di amministrazione potrebbe essere la nomina di un advisor finanziario per analizzare le diverse opzioni di m&a. I possibili candidati? Per il momento si può solo osservare che in passato Bper ha lavorato proficuamente sia con Rothischild che con Citi, mentre Unipol vanta un solido rapporto con Mediobanca. Nel frattempo entro maggio l’istituto avrà completato l’integrazione delle filiali Ubi acquisite all’inizio di quest’anno e sarà quindi in grado di concentrarsi su nuove operazioni straordinarie. In quale direzione
Con lo scoppio della pandemia, il tasso di rischio default delle aziende italiane potrebbe passare dal 4,5% pre-pandemico al 6% alla fine di quest’anno. Una percentuale, stima Cerved Rating Agency, che si traduce in circa 115 mila aziende sull’orlo della chiusura. Eppure, la sfida per la lunga e difficile ripresa delle imprese italiane passerà anche da una evidenza importante: sulle mille aziende europee che hanno registrato il maggior tasso di crescita annua, 269 sono italiane. Un dato che pone così l’Italia al primo posto tra i Paesi del Vecchio Continente per aziende che hanno raggiunto il più alto tasso di crescita annuale composto dei ricavi tra il 2016 e il 2019, secondo la fotografia realizzata dalla società di ricerche Statista e dal Financial Times. Completano il podio la Germania, con 204 aziende, e la Francia con 162, mentre tra le città, Londra è quella con il maggior numero di aziende in rapida crescita (71), seguita da Parigi (45) e Milano (36).

C’è l’endorsement di Palazzo Madama alla tutela dei professionisti colpiti dal Covid-19. È Susy Matrisciano, presidente dell’XI Commissione Lavoro pubblico, privato e previdenza sociale del Senato, a confermarlo, nel corso dell’intervista realizzata, lo scorso 18 marzo, assieme alla presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, per la rubrica della web tv di categoria «Fondazione Studi incontra». L’esame del disegno di legge che tutela i liberi professionisti – ha assicurato la Matrisciano – proseguirà in Commissione, dove si è pronti anche a sostenere un emendamento che escluda la responsabilità professionale nel caso in cui il professionista, contagiato o ricoverato in una struttura ospedaliera, sia impossibilitato a portare a termine adempimenti o rispettare scadenze. Adempimenti che, come ha ribadito la presidente Calderone, si sono moltiplicati in un anno di pandemia e sui quali i consulenti del lavoro non si sono mai tirati indietro, mettendo in sicurezza azienda e lavoratori. «Proprio perché si tratta di un periodo complesso, che ancora non è finito, è necessario che il 2021 sia l’anno della semplificazione e dello snellimento di tutte le procedure», ha precisato.
La decisione della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) di passare al setaccio gli investimenti delle Casse previdenziali, introducendo un sistema «estremamente dettagliato» che include (anche) informazioni di cui gli uffici degli Enti non dispongono, finisce in tribunale. Ma l’obiettivo dell’azione legale è evitare che la procedura amministrativa non passi «in giudicato», nonché favorire l’apertura del dialogo, sia con i ministeri del Lavoro e dell’Economia, sia con l’organismo di controllo per far comprendere le «difficoltà organizzative» degli Istituti privati, che «non intendono certamente sottrarsi» alla lente d’ingrandimento sulle loro operazioni finanziarie. A presentare finora il ricorso al Tar, «impostato sulla lesione dell’autonomia gestionale degli Enti», sono stati la Cassa forense (avvocati), la Cnpr (ragionieri) e l’Enpav (veterinari), a cui, apprende ItaliaOggi, presto potrebbero accodarsi, «ad adiuvandum», altri Istituti professionali e l’Associazione che li raggruppa (l’Adepp).
Montanti contributivi individuali degli architetti e ingegneri iscritti alla Cassa previdenziale delle due categorie (Inarcassa) «rimpolpati» per le annualità 2014 e 2015, mediante l’aumento al 4,5% (invece che dell’1,5%) del tasso di capitalizzazione: è quanto scaturito dell’approvazione da parte dei ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia, in esecuzione della sentenza del Tar del Lazio 09987/2020, della delibera che era stata adottata dal Comitato nazionale dei delegati dell’Ente nel giugno 2015. E, così, essendo il provvedimento definitivo, si è potuto procedere all’applicazione della procedura di ricalcolo dei trattamenti già liquidati in favore degli associati e dei loro superstiti per i diritti conseguiti (con decorrenza 1° febbraio 2015), laddove la rivalutazione riguarda pure eventuali quote di supplemento corrisposte nel periodo interessato dall’incremento delle posizioni delle platee di professionisti.

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  • La grande fuga dopo le piogge torrenziali in Australia
Case portate via, migliaia di sfollati, 10 milioni di persone in ansia, animali in fuga (ragni e serpenti compresi). In Australia piogge torrenziali come non se ne vedevano da 50 anni hanno mandato sott’acqua regioni intere, dal New South Wales fino al Northern Territory, dal Queensland a Victoria. Un diluvio: a Port Macquerie, cittadina sull’oceano a nord di Sidney, da giovedì a ieri sono caduti 90 centimetri di pioggia. Domenica per una coppia di sposi doveva essere il giorno del matrimonio: hanno visto la loro nuova abituazione galleggiare via nella corrente. Acqua dal cielo e dal mare. E non è finita: il picco delle precipitazioni, su un territorio vasto come l’Alaska, è previsto per la giornata di oggi. Scuole chiuse (non per Covid), dighe tracimate, tutti i pompieri disponibili chiamati a migliaia di salvataggi. La furia dell’acqua nelle stesse zone dove un anno fa erano state le fiamme degli incendi a provocare il disastro ambientale. Dalla siccità alle inondazioni. Sono gli scherzi atmosferici modello La Niña, amplificati dagli effetti del cambiamento climatico.

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  • Generali offre 2,3 miliardi per Aviva in Polonia
Generali ha presentato una manifestazione d’intenti per rilevare i rami danni e vita del gruppo Aviva in Polonia. Un boccone che dovrebbe aggirarsi sui 2,3 miliardi di euro e che proietterebbe il Leone di Trieste al terzo-quarto posto nel paese (dove Generali è già al sesto posto come quota di mercato). Tra l’altro Aviva in Polonia ha un accordo di bancassurance con il Santander, che a sua volta ha una presenza significativa locale, con 5 milioni di clienti. La Polonia è guardata dagli operatori del settore con molta attenzione, perché è il paese dell’Est Europa che ha i migliori tassi di crescita della regione. Proprio per questo Generali non è la sola a concorrere: secondo diffuse indiscrezioni ci sarebbero anche Allianz (che in Italia ha appena rilevato i rami danni di Aviva) e la danese NN (nel cui capitale nel 2020 era entrato anche il fondo attivista Elliott, con una quota superiorire al 3%).

  • Mutui congelati per 350mila famiglie
  • Oltre il 47% dell’acqua va persa in Italia già negli acquedotti
Metà dell’acqua finisce sprecata. Per l’esattezza, 47,6% dell’acqua potabile. La tariffa media italiana di 2,08 euro per metro cubo, cioè 0,2 centesimi al litro, è tra le più basse al mondo e non permette di chiudere i buchi negli acquedotti e di mettere tubature nuove. Lo dice una ricerca condotta da The European House-Ambrosetti dedicata al valore dell’acqua. Lo studio è stato divulgato ieri, Giornata mondiale dell’acqua, e sarà commentato oggi con una conferenza virtuale via web. Certo, l’acqua è un valore simbolico, emotivo. È un valore ambientale. È una risorsa per la vita, per l’alimentazione, per la salute e per l’industria. Per la produzione agricola. Questo è il motivo che ha indotto Ambrosetti a coinvolgere tutte le parti coinvolte nella filiera, comprese le istituzioni, per enumerare l’economia dell’acqua in Italia. Ecco un numero: il valore è circa il 17,5% del Pil italiano, comparabile come il Pil dell’intero Sudafrica.
  • Generali, oltre 2 miliardi per crescere in Polonia
Aviva, ormai in ritirata nel mercato continentale europeo, ha messo in vendita, dopo gli asset in Francia e in Italia, anche il business in Polonia. Mercato quest’ultimo di particolare interesse per la compagnia di Trieste. Poco tempo fa Donnet lo ha definito «chiave», aggiungendo che sarebbe stata «presa in considerazione» qualsiasi opportunità nel paese. Di qui l’idea di farsi avanti nella procedura competitiva messa in piedi dal gruppo britannico. E così ieri, giorno della scadenza per le manifestazioni di interesse, il Leone si è fatto avanti.
  • Previdenza, ora i fondi alzano la voce: «Serve una revisione del fisco»
Per ridare slancio al risparmio previdenziale occorre ben più di un nuovo semestre di silenzio/assenso come quello lanciato nel 2007 per convincere i lavoratori a girare ai fondi pensione le loro quote di Tfr. Servono interventi fiscali forti e al passo con i tempi. A partire da un’evoluzione del sistema di tassazione attuale, basato sul modello ETT (Esenzione in fase di versamento, Tassazione in fase di accumulo, Tassazione sulle prestazioni) verso un modello più europeo fondato sullo schema EET (Esenzione in fase di versamento, Esenzione in fase di accumulo, Tassazione sulle prestazioni), capace di favorire la crescita del montante previdenziale dei lavoratori. È il messaggio arrivato ieri dal presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, e dal suo vice, Domenico Proietti, ascoltati dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma del fisco. Vale ricordare che l’aliquota di imposta sui rendimenti dei fondi pensione era al 11,5% fino al 2015, quando è stata elevata al 21%.
  • Foti: «Vi spiego perché Fineco ha preso di mira i grandi conti correnti»
«Il motivo per cui la Bce ha portato i tassi d’interesse in negativo è per rendere costosa la liquidità e dunque per favorire il suo travaso verso l’economia reale. Ma se il meccanismo si inceppa, e la liquidità resta intrappolata come in una palude sui conti correnti senza finire in consumi o investimenti, allora abbiamo un problema. Noi vogliamo aiutare a risolverlo». Si può ribattere ad Alessandro Foti, amministratore delegato di Fineco, che i consumi sono bloccati in parte per i lockdown. E perché tanti italiani hanno perso il lavoro. Si può contestare il fatto che in un periodo così incerto la prudenza sia naturale. Le obiezioni possono essere tante. Ma Foti pone comunque l’accento su un problema vero: i 1.745 miliardi di euro bloccati sui conti correnti degli italiani (200 miliardi in più rispetto al febbraio 2020) sono un freno allo sviluppo oltre a un rischio per i risparmi. E, in certi casi relativi alle grandi giacenze, possono addirittura nascondere forme di speculazione o di arbitraggio.
  • Auto, più grave la carenza di microchip

  • Meilleurtaux acquista il broker Active Assurances
Il broker francese Meilleurtaux ha acquisito la partecipazione al 100% della società digitale Active Assurances, speicalizzata nell’auto e malattia e con una rete di 2500 broker partner. La valorizzazione supererebbe i 150 mln di euro. Active realizza un risultato operativo di 13 mln di euro