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Ai fini della configurabilità della responsabilità del legale è necessaria la prova dello specifico danno derivato dalla condotta imperita. Lo afferma la corte di cassazione con ordinanza 3781/2021 del 12/2/2021. Il caso di specie trae origine dalle sentenze di rigetto della domanda promossa nei confronti di due legali e diretta ad ottenere il risarcimento del danno prodotto a seguito della negligenza dimostrata nell’adempimento del loro incarico professionale precedentemente conferito. I giudici di merito ritenevano infondata le domanda promossa nei confronti dei legali; tale decisione era fondata sul mancato raggiungimento della prova nel corso del procedimento.
La responsabilità professionale dell’avvocato sussiste solo se l’errore del legale è stato determinante nell’esito negativo del giudizio. Lo specifica la terza sezione civile della Cassazione, nella sentenza 3566/2021, in cui un figlio aveva portato in tribunale l’avvocato che assistette il padre per l’acquisto di due appartamenti «per sentirne dichiarare la responsabilità professionale per la negligente assistenza prestata al genitore». Il motivo di doglianza nei confronti del legale è che se lui «avesse adempiuto diligentemente al proprio mandato e avesse richiesto la verificazione delle scritture disconosciute, con molta probabilità sarebbe stata confermata la sentenza di primo grado e sarebbe stata riconosciuta anche la proprietà del secondo appartamento».
Gli hacker hanno preso di mira sempre di più, nel corso del 2020, gli ambienti di lavoro domestici per potersi «avvicinare» più facilmente alle reti aziendali, considerato che a causa della pandemia il confine tra casa e ufficio si è assottigliato in modo significativo. È uno dei principali trend rilevati nell’ambito dei risultati contenuti nel report semestrale FortiGuard Labs Global Threat Landscape, realizzato da Fortinet, uno dei big nel settore delle soluzioni di cyber security. Nella seconda metà del 2020 gli attacchi che puntano ai dispositivi Internet of things (Iot), come quelli presenti in molte abitazioni, sono in cima alla lista. Gli hacker hanno dimostrato di sapersi adattare al nuovo contesto emergenziale, dando vita ad attacchi sempre più sofisticati. Hanno, così, preso di mira i tanti lavoratori e studenti a distanza. «Il 2020 ha evidenziato un panorama di minacce informatiche davvero drammatico, i cybercriminali hanno lanciato attacchi sempre più devastanti, il settore della cybersecurity si è trovato a fronteggiare un rischio mai così grande prima d’ora, dato che oggi tutto è interconnesso in un ambiente digitale più ampio», commenta Derek Manky, chief, security insights & global threat alliances in FortiGuard Labs.
Nel corso dell’ultimo anno i dispositivi medicali sono stati esposti a molteplici vulnerabilità, soprattutto quelli personali utilizzati da medici e pazienti per l’assistenza a distanza. Numerosi i casi in cui i cyber criminali si sono impossessati del controllo di un dispositivo, bloccando il servizio o manomettendo le funzionalità, con il fine di acquisire informazioni sensibili. A rivelarlo è l’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia, a capo di un gruppo internazionale specializzato in Information and communication technology, secondo cui nel 2020 il settore healthcare (salute, appunto) ha registrato un aumento pari al 300% delle violazioni di sicurezza tra il primo e il secondo trimestre, un incremento del 37,5% tra il secondo e il terzo trimestre, prima di decrescere nel quarto trimestre del 36%. Nonostante si sia verificato un rallentamento della curva di incremento delle violazioni di sicurezza durante l’ultima parte dell’anno, il settore resta, comunque, ai vertici degli obiettivi dei cyber criminali, oltre che essere un segmento in cui gli incidenti informatici possono essere particolarmente critici. Negli ultimi anni si è realizzato un importante sviluppo tecnologico che ha portato a un miglioramento dei risultati clinici e alla trasformazione del care delivery ma la digital trasformation ha comportato, contestualmente, insidie e rischi legati a dati e sistemi di sicurezza
In piena pandemia sono aumentati del 12% gli attacchi informatici nel mondo, il 10% ha sfruttato il tema «Covid-19», tanto che nel mirino degli hacker è finito anche lo sviluppo dei vaccini. Nel 2020, in particolare, è proseguito l’assedio dei ransomware, ossia le richieste di riscatto per rendere nuovamente operativi sistemi fraudolentemente bloccati. Sotto attacco anche le filiere produttive, i movimenti online di dati e documenti. Mentre l’ufficio «domestico» si conferma fra i bersagli primari. E tra le criticità maggiori si rivela il furto delle credenziali per accedere a sistemi informatici a causa della mancanza di cura e conservazione delle password da parte di molti utenti. Nel periodo ottobre-dicembre si è registrata un’impennata dei crimini informatici, in crescita del 60% rispetto al trimestre precedente e quasi del 400% rispetto al periodo gennaio-marzo, arco temporale in cui ha preso il via l’emergenza Coronavirus.
A delineare questo scenario sono i dati raccolti da diversi report di addetti ai lavori. In particolare, Clusit, F5 Labs, CyberArk Italia, Fortinet, ed Exprivia (si veda anche la pagina seguente) hanno messo nero su bianco quanto le minacce informatiche siano diventate un rischio serio.
L’Ocse si accanisce contro i professionisti fiscali disonesti. Presentata la strategia su come avviare una task force contro chi utilizza le proprie competenze per frodare il fisco. Una procedura che si pone l’obiettivo di scoraggiare, individuare e perseguire quel ristretto gruppo di infedeli. Gli intermediari fiscali che facilitano l’evasione fiscale sono solo una minoranza nel panorama degli esperti fiscali, tuttavia, secondo l’Ocse, minano il lavoro di un’intera categoria di professionisti che svolge un ruolo essenziale nell’aiutare i propri clienti a comprendere e rispettare la legge.
Il nuovo report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, intitolato Ending abusive financial framework: cracking down the intermediaries who promote tax crimes and white-collar crime, è stato prodotto dalla Task force dell’Ocse sui crimini fiscali (Tftc) utilizzando pratiche ed esperienze raccolte dai paesi membri della Tftc (di cui fa parte anche l’Italia). Il report offre quindi una guida su cinque aree chiave che dovrebbero essere considerate nello sviluppo di strategie nazionali: consapevolezza, legislazione, strategie di deterrenza e interruzione, cooperazione ed attuazione
L’Europa è in affanno nella corsa all’immunità. In particolare la campagna vaccinale ha un ritardo nella tabella di marcia di 5 settimane, che tradotte in termini di costi, sono 90 miliardi di euro nel 2021. Salvo recuperi. Non meno di impatto il carico ai danni dell’Italia. Il fardello che grava sul nuovo premier, Mario Draghi, è duplice: crescita debole e vaccinazioni in ritardo con un costo stimato in 10 miliardi (0,6% del pil, 2 miliardi a settimana, contro i 2,8 della Germania e i 3 di Spagna e Francia).
Il calcolo arriva dalla nuova analisi di Euler Hermes, la società del Gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione dei crediti.
Con la pandemia la casa è tornata al centro dell’attenzione, il che ha favorito l’adozione da parte di molte persone di soluzioni per rendere l’ambiente domestico più funzionale e confortevole grazie alla tecnologia. Per esempio, ci sono elettrodomestici che comunicano tra loro e con cui è possibile interagire via app, sistemi per l’illuminazione intelligenti, caldaie e termostati in grado di razionalizzare i consumi in base alle proprie abitudini, oltre agli smart home speaker che permettono, semplicemente parlando, di gestire gli oggetti connessi. Tutti sistemi, questi, che consentono di ottimizzare diversi aspetti e in molti casi di risparmiare tempo e denaro. Rimangono limitate per il momento le vendite di telco, utility e assicurazioni, anche se è stato un anno di rilancio sul fronte delle nuove offerte integrate per la casa.

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  • Quando il cda lo sceglie il cda. Il nuovo corso delle quotate
Dalle public company Unicredit e Prysmian il sistema di selezione interna del board si va affermando anche in società con azionisti forti come Mediobanca, Time  e in futuro Generali.  Le ragioni e i rischi di un fenomeno in aumento. Con il nuovo sistema il presidente assume un ruolo cruciale nella scelta dei manager, nell0orientare i lavori del consiglio e nel fare la sintesi degli interessi degli azionisti
  • La corsa solitaria di Fineco sopra i livelli pre-Covid
E’ l’unico titolo del risparmio gestito ad aver superato i valori di inizio 2020, lasciandosi alle spalle il calo post uscita di Unicredit. Merito di un business che ricorda il Fintech

  • Mediobanca e Generali, i due livelli della galassia
Quello che succede in Borsa, soprattutto su alcuni titoli funziona a due velocità: rapide incursioni e tempo d’attesa. Un misto di blitz e cautela. Un anno fa Del Vecchio è entrato in Mediobanca con l’autorizzazione Bce a salire fino al 20%. Adesso è arrivato a poco più del 13%. All’assemblea di Piazzetta Cuccia nessun ribaltone e una scelta di continuità. Francesco Gaetano Caltagirone è entrato con un pacchetto di azioni rilevanti pari a oltre l’1% nell’istituto
  • Veneti e no: banche, polizze e quel set di marchi
Il caso Cattolica ripropone una serie di interrogativi che hanno segnato l’ultimo decennio della finanza italiana. Perché le principali crisi bancarie e assicurative sono nate in Veneto? Come mai una delle regioni più ricche d’Italia non ha più una banca di livello nazionale? Perché le casse di risparmio, dalla CassaMarca alla Cariverona fino alla Cariparo non si sono aggregate dando vita a un grande istituto del Triveneto? Dare una risposta a questi interrogativi non è semplice, forse perché il motivo non è soltanto uno. Alcuni analisti sostengono che tutto è partito dagli anni 2000. Con l’arrivo dell’euro crollarono i tassi d’interesse e in Veneto il credito alle imprese esplose. Fra il 1999 e il 2001 si passò da poco meno di 50 a oltre 100 miliardi. Il boom era collegato alle aspettative di crescita, ma non alla realtà. Nei primi dodici anni dell’euro il credito alle imprese venete fece un balzo del 125% mentre l’economia crebbe appena del 39%. Una differenza che è il chiaro segnale della qualità insufficiente degli investimenti. Troppi capannoni, poca innovazione e mancanza di strategia. La conclusione è per molti versi banale: gli imprenditori e le banche non sono stati capaci di gestire il cambio di marcia imposto dall’euro.
  • La parità di genere aiuta la ripresa e ora si misura
Vogliamo colmare il gender gap? Allora gli uomini devono iniziare a collaborare nella cura della casa e dei figli. A dirlo è uno studio di Paola Profeta, professoressa di Economia pubblica dell’Università Bocconi di Milano, e di Ester Fanelli, docente alla Brown University. Il paper mostra come il coinvolgimento dei partner abbia un impatto notevole sulla decisione delle donne di continuare a lavorare e di avere un secondo figlio. «La ripartizione dell’impegno domestico è fondamentale per le scelte di lavoro femminile e per la fecondità — dice Profeta —. Se noi riuscissimo a bilanciare meglio i compiti all’interno della famiglia, e con le policy si può fare, saremmo già molto avanti». In parte lo sapevamo già, ma un conto è dirlo e un altro è provarlo con i dati: anche per questo nasce l’Axa Research Lab on Gender Equality, diretto da Paola Profeta e promosso da Università Bocconi, Axa Italia e Axa Research Fund. Obiettivo? Indagare il ruolo delle politiche pubbliche nel promuovere l’uguaglianza di genere. L’idea del Lab, spiega l’amministratore delegato di Axa Italia, Patrick Cohen, viene «dalla nostra ragion d’essere: “Agire per il progresso dell’umanità, proteggendo ciò che conta” e credo che non esista progresso senza parità di genere».

  • Pensioni a impatto soft, più incognite a lungo termine