Nel report della Task force sui crimini fiscali (Tftc) una guida per le strategie nazionali
Stretta su chi utilizza le competenze per frodare il fisco
Pagina a cura di Matteo Rizzi

L’Ocse si accanisce contro i professionisti fiscali disonesti. Presentata la strategia su come avviare una task force contro chi utilizza le proprie competenze per frodare il fisco. Una procedura che si pone l’obiettivo di scoraggiare, individuare e perseguire quel ristretto gruppo di infedeli. Gli intermediari fiscali che facilitano l’evasione fiscale sono solo una minoranza nel panorama degli esperti fiscali, tuttavia, secondo l’Ocse, minano il lavoro di un’intera categoria di professionisti che svolge un ruolo essenziale nell’aiutare i propri clienti a comprendere e rispettare la legge.
Il nuovo report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, intitolato Ending abusive financial framework: cracking down the intermediaries who promote tax crimes and white-collar crime, è stato prodotto dalla Task force dell’Ocse sui crimini fiscali (Tftc) utilizzando pratiche ed esperienze raccolte dai paesi membri della Tftc (di cui fa parte anche l’Italia). Il report offre quindi una guida su cinque aree chiave che dovrebbero essere considerate nello sviluppo di strategie nazionali: consapevolezza, legislazione, strategie di deterrenza e interruzione, cooperazione ed attuazione (si veda la tabella in pagina).

La criminalità cosiddetta dei colletti bianchi, come l’evasione fiscale, la concussione e la corruzione, è spesso oscurata da complesse strutture legali e transazioni finanziarie agevolate da consulenti fiscali, avvocati e consulenti legali, commercialisti, consulenti finanziari, notai e altri promotori di schemi di evasione fiscale; e persone giuridiche come banche, istituzioni finanziarie e fornitori di servizi societari. Sebbene si tratti di un gruppo ristretto, questi professionisti utilizzano le loro capacità per fornire ai propri clienti i mezzi per frodare lo stato ed evitare i loro obblighi fiscali.

L’Ocse definisce i professionisti disonesti come «favoreggiatori professionali di reati fiscali». Affrontare questi esperti risulta un elemento fondamentale nella lotta ai reati fiscali, perché in molti casi i criminali non hanno le competenze legali o finanziarie per essere in grado da soli di nascondere grandi somme di denaro o le loro attività illegali. I favoreggiatori professionali sono in genere professionisti altamente qualificati e sofisticati che hanno esperienza nel navigare nel sistema finanziario internazionale e nelle leggi di tutto il mondo, così come nel nascondere la condotta criminale dei loro clienti e la loro stessa complicità. Implementando le strategie per combattere questi disonesti, i paesi saranno in grado di concentrare le risorse nazionali per salvaguardare meglio i danni causati da questi crimini, spiega l’Ocse. Inoltre, una maggiore attenzione globale sul ruolo dei furbetti promuoverà una maggiore cooperazione internazionale, la condivisione dell’intelligence e gli sforzi multilaterali per affrontare chi opera in più paesi, creando un ambiente più difficile per cooperare a livello globale, e rendendo più difficile nascondere le attività illecite.

Il report raccomanda una serie di strategie in ambito nazionale. In effetti, affrontare gli intermediari richiede spesso una cooperazione che copre diverse autorità statali, anche con gli ordini e le commissioni etiche delle professioni interessate. Per quanto riguarda la cooperazione internazionale, il Dialogo di Oslo avviato dall’Ocse nel 2011, sostiene lo scambio di informazioni tra le varie autorità nazionali per prevenire, individuare e perseguire i criminali e recuperare i proventi delle loro attività illecite.

I facilitatori professionali usano la loro esperienza specializzata per aiutare i loro clienti a commettere reati in vari modi.

Per citarne alcuni, questi potrebbe includere: la creazione di società, trust o strutture commerciali offshore per oscurare la titolarità effettiva e nascondere il denaro dei loro clienti (e le loro fonti) dalle autorità fiscali e da altre autorità; la falsificazione della documentazione per i loro clienti per evadere il fisco; la facilitazione di schemi fiscali illegali per conto dei clienti.

Nell’ultimo decennio, operazioni di questa natura hanno acquisito un’importante dimensione politica internazionale e nazionale e hanno ricevuto un’ampia copertura mediatica. Sebbene il report non faccia alcuna stima dei costi delle frodi agevolate dagli intermediari fiscali, alcuni esempi, forniti dai paesi membri del Tax crime action group dell’Ocse, illustrano danni nell’ordine di milioni o addirittura miliardi di euro. Ad esempio, lo scandalo Cum-ex dell’arbitraggio sui dividendi, facilitato dagli intermediari, è costato a Germania, Austria, Belgio e Danimarca oltre 55 miliardi di euro di entrate fiscali nel corso dell’anno negli ultimi 15 anni. Ma altri numerosi esempi sono emersi dai Panama Papers, che hanno mostrato come lo studio legale Mossack Fonseca ha implementato migliaia di strutture offshore per nascondere patrimoni miliardari. Oppure ancora dai Swiss Leaks che hanno messo in luce le attività portate avanti da Hsbc che aiutavano il fisco a frodare i clienti.

Per alcuni paesi, il concetto di «facilitatore professionale» può essere ristretto e concentrarsi sulla condotta più intenzionale; mentre altri hanno una visione più ampia e includono coloro che sanno o hanno ragione di sapere che i loro servizi vengono utilizzati in modo improprio. Occhio, però, è importante mantenere la differenza tra chi facilita reati o si adopera in una pianificazione fiscale aggressiva. Questo report mira a colpire solo chi concepisce strategie chiaramente illegali e proibite. L’uso delle aree grigie della legge, sebbene suscettibile a critiche, spiega l’Ocse, è legale fintanto che non è vietato dal diritto penale. L’Organizzazione parigina infatti affronta il problema della pianificazione fiscale attraverso un altro strumento, il progetto contro l’erosione della base imponibile e il trasferimento dei profitti (Beps).

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