Che cosa è successo alla ricchezza azionaria dei re di Piazza Affari dallo scoppio della pandemia? Molti hanno subito perdite, a partire da Del Vecchio. Bene Prada, Bertelli e Denegri
di Manuel Follis
Il Covid non guarda in faccia a nessuno, nemmeno i paperoni di borsa. Lo scorso agosto MF-Milano Finanza aveva calcolato il valore delle partecipazioni azionarie dei più ricchi del listino negli ultimi 12 mesi, alcuni dei quali quindi non avevano subito alcun impatto dal virus. Oggi, sostanzialmente a un anno da quando la pandemia ha iniziato ad avere effetto non solo sulle vite dei cittadini ma anche sulle quotazioni dei listini di tutto il mondo, si possono tirare le prime somme su cosa è successo ai titoli dei primi 10 paperoni di borsa, anche in assenza dei bilanci relativi al 2020. Il risultato è evidente, nell’anno del Covid mentre il Ftse Mib ha lasciato sul terreno complessivamente il 7,92%, le azioni dei più ricchi hanno spesso fatto peggio. Solo in 4 possono sorridere.
Il primo posto spetta ai grandi azionisti di Prada, ossia Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, terzi nella classifica annuale di agosto, il cui titolo quotato alla borsa di Hong Kong ha registrato una lieve flessione tra febbraio e marzo, ma poi ha cambiato marcia andando a toccare i massimi storici a fine dicembre a 51,2 dollari di Hong Kong. Il risultato è che nell’anno del Covid, mentre l’Hong Kong Stock Exchange è salito del 5,9%, Prada ha fatto segnare un progresso quasi del 63%. Al secondo posto si piazza Gustavo Denegri che continua la sua corsa grazie al balzo di Diasorin, specializzata nello sviluppo e produzione di kit di reagenti che già in estate era tra i titoli che avevano registrato le performance migliori. In generale, i titoli del comparto medicale-farmaceutico hanno vissuto un anno in controtendenza e le azioni Diasorin non hanno fatto eccezione con un guadagno di quasi il 40% da fine febbraio 2020. Denegri era quinto ad agosto, una posizione che sembra destinata a crescere visto l’andamento della sua società in borsa.
Al terzo posto si posiziona Luca Garavoglia, socio di controllo di Campari con una quota del 64,35%. Le azioni dell’azienda che produce spirits hanno toccato i minimi il 17 marzo 2020 in piena pandemia, ma da quel momento hanno fatto segnare un rally che le hanno riportate sopra ai livelli pre-Covid con un rialzo superiore al 12%. La mini classifica dei titoli che sono riusciti a salire nell’anno del virus si chiude con Amplifon, ossia con Susan Carol Holland, erede di Anna Maria Formiggini da cui ha ereditato la quota di controllo dell’azienda (62,5%) nel settembre 2019. In agosto Susan Holland era all’ottavo posto, ma da febbraio 2020 le azioni Amplifon sono riuscite a guadagnare il 4,25%. Le buone notizie finiscono qui, perché le altre sei famiglie nella top ten di MF-Milano Finanza hanno invece subito gli effetti del Covid. Effetti che in parte erano prevedibili, ma che in alcuni casi sono stati ben superiori ai ribassi dell’indice principale di Piazza Affari. Del Vecchio, Agnelli e Benetton sono quelli che hanno perso più di tutti. Il patron di Delfin, socio di riferimento del leader mondiale dell’occhialeria EssilorLuxottica con una quota di circa il 32%, ad agosto era nettamente in cima alla graduatoria con consistenze complessive di 18,81 miliardi. Nel portafoglio delle partecipazioni in mano a Del Vecchio figurano anche il 26,4% della real estate company francese Covivio, il 4,84% delle Assicurazioni Generali e naturalmente il 13,2% di Mediobanca.
La quota nell’istituto di Piazzetta Cuccia, incrementabile fino al 20%, è uno dei temi più caldi della settimana. In fondo, le azioni Mediobanca sono quelle che nell’anno del Covid hanno tenuto di più, insieme a quelle di Essilorluxottica (rispettivamente -6% e -5,2%), mentre hanno fatto peggio i titoli Generali e soprattutto Covivio (-34%), che però pesa meno sul patrimonio di Del Vecchio. Le famiglie Elkann, Agnelli e Nasi, azioniste di Stellantis attraverso Exor (seconde nella calassifica agostana dei paperoni) hanno contenuto le perdite visto che la holding dal febbraio 2020 ha perso solo il 5,8% mentre ha fatto peggio Italia Independent (-30%), ma anche in questo caso non c’è paragone sul peso specifico diverso fra le due partecipazioni, visto che Expo capitalizza più di 16 miliardi, mentre Italia Independent più di 16 milioni.
La flessione più pesante è quella dei Benetton, per la flessione dei titoli Atlantia e Autogrill colpiti dal calo del traffico su autostrade, aeroporti e stazioni che hanno perso il 28% e il 32%. Chiudono la graduatoria dei titoli in flessione una serie di azioni che hanno perso valore nell’anno del Covid ma non troppo. La Walgreens Boots Alliance di Stefano Pessina, leader mondiale nella distribuzione di prodotti per la salute e il benessere, ha lasciato sul terreno il 9,64%. Infine i fratelli Rocca con Tenaris e Pietro Ferrari, piccolo socio della casa automobilistica, hanno contenuto le flessioni con i titoli che hanno perso rispettivamente il 5% e il 4%. (riproduzione riservata)

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