di Simone Capecchi*
L’anno 2020 è stato fortemente condizionato dall’instabilità causata dalla pandemia, che ha inciso profondamente sui comportamenti e sulle abitudini degli italiani, influenzando anche la propensione a ricorrere al credito per sostenere consumi e progetti di spesa. Altrettanto significative sono le ripercussioni rilevate in questa prima parte del 2021. Nello specifico, l’incertezza derivante dall’emergenza sanitaria ed economica continua a determinare atteggiamenti improntati alla prudenza delle famiglie, che preferiscono posticipare gli impegni di spesa più onerosi nel timore di non riuscire a sostenere gli oneri finanziari in caso di ridimensionamento delle entrate.

Ancora debole la domanda di credito ma i prestiti finalizzati tornano in territorio positivo dopo quattro mesi. Una chiara conferma della prudenza delle famiglie viene anche dalla contrazione della propensione a richiedere un finanziamento. Da quanto emerge dalle analisi di Centrale Rischi Finanziari (Crif), per l’aggregato di prestiti personali e finalizzati nell’intero 2020 la flessione delle richieste è stata complessivamente del 17,9% rispetto al 2019, ma la dinamica negativa trova un solido riscontro anche in questo primo scorcio d’anno. In particolare, è la componente dei prestiti personali a penalizzare la performance dell’intero comparto: dopo aver chiuso il mese di gennaio con una ulteriore contrazione delle richieste, pari a -27,1%, anche tutte le rilevazioni settimanali di febbraio 2021 hanno sistematicamente mostrato ritardi superiori al 20% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Segnali incoraggianti, collegati alla dinamica di alcuni consumi, arrivano invece dalle richieste di prestiti finalizzati, che dopo un primo mese dell’anno caratterizzato da una flessione del -1,4%, a febbraio sono tornate in territorio positivo dopo 4 mesi di apnea sostenute dai finanziamenti per mobili e arredamento, per l’acquisto di impianti green e di beni per l’efficientamento energetico legati alla crescente esigenza di rendere la casa più efficiente e confortevole.

Ferme al palo, invece, le richieste dei crediti immobiliari. Per quanto riguarda il comparto dei mutui l’anno si è aperto con molte incertezze. Malgrado una crescita complessiva delle richieste pari a +2,8% nel 2020, per altro ascrivibile primariamente a un vero e proprio boom delle surroghe grazie a tassi di riferimento che avevano reso vantaggiosa la rottamazione anche di mutui di recente stipula, l’anno precedente si è chiuso con una secca frenata nell’ultimo trimestre, replicata dal -6,6% rilevato a gennaio 2021. La dinamica in atto resta debole anche a febbraio, non riuscendo a invertire la tendenza recessiva che ormai perdura dal mese di ottobre.

Malgrado questo primo bimestre ancora debole, per l’anno corrente si prevede un recupero della domanda di credito da parte delle famiglie, favorita anche dalle prospettive di ripresa dei consumi e dal progressivo ritorno alla normalità. Nello specifico, in uno scenario di soft lockdown, più o meno prolungato, ci si attende che le richieste di credito al consumo cresceranno tra il +7 e il +12%. Meno positive, invece, le previsioni per i mutui residenziali, con una riduzione della domanda attesa tra il -4 e il -7% malgrado condizioni di offerta e tassi di interesse ancora molto favorevoli.

Sulle prospettive del comparto pesa, però, l’inversione di tendenza della rischiosità del credito alle famiglie, con il tasso di default tornato a crescere dopo una prolungata fase di contenimento e attestatosi complessivamente all’1,9% nell’ultima rilevazione di fine 2020. Malgrado la sostenibilità del debito resti ancora elevata, i riflessi della pandemia sull’economia reale e sui redditi delle famiglie potrebbero incidere in modo negativo sulla capacità di ripagare regolarmente le rate. (riproduzione riservata)

*executive director di Crif

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