Il gruppo Reale ha chiuso l’anno scorso con profitti in aumento e record di solvibilità. Il 2021 sarà ricco di sfide, dice il dg Filippone. E dopo la Spagna e il Cile la crescita all’estero proseguirà
di Anna Messia

Nell’anno nero del Covid la Reale Mutua di Torino, assicurazione con 193 anni di storia, è comunque riuscita a registrare un utile in crescita a 155,5 milioni (+2,6%), è pronta a riconoscere ai suoi clienti benefici di mutualità per almeno 10 milioni e soprattutto a chiudere l’anno con un indice di solvibilità record del 290%, quasi tre volte il minimo richiesto dal regolatore. Spalle larghe per affrontare il 2021, che non si preannuncia facile. «Nonostante le manovre del governo per sostenere imprese e lavoratori con cassa integrazione e moratorie sui prestiti, che hanno l’effetto di attutire la crisi, quest’anno ci sarà inevitabilmente un contraccolpo economico su imprese, attività commerciali e famiglie», ossia i clienti di riferimento delle assicurazioni, osserva il direttore generale Luca Filippone. Ma Reale Mutua «ha già dimostrato di saper far fronte alle difficoltà e guarda con fiducia al futuro, pronta a crescere anche tramite acquisizioni all’estero, come già fatto negli ultimi anni in Spagna e in Cile».
Domanda. Eiopa e Ivass hanno frenato sulla distribuzione dei dividendi delle assicurazioni proprio alla luce di un 2021 pieno di incertezze. Reale Mutua come si è mossa?
Risposta. Non abbiamo in previsione distribuzione di dividendi della nostra controllata, Italiana Assicurazioni, mentre per quanto riguarda la Spagna stiamo discutendo con l’autorità di controllo locali per confermare la fattibilità. In Cile contiamo di raggiungere l’equilibrio di bilancio nel 2021, un anno in anticipo rispetto ai piani.
D. Che effetto ha avuto la pandemia sulla vostra attività?
R. Ha accelerato trend già in atto – penso per esempio alla digitalizzazione o allo smart working – ma non ha stravolto i piani. I premi hanno toccato i 5 miliardi, con un calo del 3,8%, riconducibile al Vita (-12%, ndr), anche a causa della minore spinta che abbiamo impresso alla distribuzione delle polizze tradizionali (più onerose in termini di accantonamento di capitale, ndr) ma con una crescita dell’1,3% nel comparto Danni, che ci fa aumentare la quota di mercato in tutte le aree geografiche in cui il gruppo è presente In un 2020 difficile Reale Group è stato certificato «Great Place To Work Italia 2020» e abbiamo visto salire l’indice di soddisfazione dei clienti. Questi risultati sono stati raggiunti grazie ai nostri agenti; la loro capacità consulenziale e di relazione, integrata con strumenti digitali di collegamento a distanza, si è rivelata determinante durante la pandemia per offrire un servizio sempre più efficiente.
D. Per via del Covid in Italia i sinistri sono stati trascurabili e le polizze per interruzione di attività sono una rarità; un vantaggio per le compagnie, che non hanno dovuto pagare rimborsi, ma anche un’occasione di business mancata…
R. A seguire la questione c’è l’Ania, che ha presentato al governo una proposta di partnership pubblico-privata. Il settore non può reggere da solo questi rischi. Le pandemie colpiscono il mondo intero e anche i riassicuratori mondiali faticano in assenza di diversificazione geografica. Il discorso potrebbe essere ampliato ai rischi catastrofali, di cui si discute da anni. Le assicurazioni sono pronte a fare la loro parte.
D. Tornando ai piani di crescita di Reale, in Italia ci sono diverse compagnie in vendita, da Eurovita ad Amissima Vita; potreste approfittarne?
R. Siamo frenati dai tempi lunghi che richiedono le integrazioni, mentre ci interessa di più lo sviluppo estero. Siamo già tra i primi dieci assicuratori nel ramo Danni in Spagna e abbiamo raggiunto in poco più di tre anni il 5,2% di quota di mercato auto in Cile. Ci interessa crescere ancora in Sudamerica ma anche in Portogallo e Est Europa. Abbiamo già progetti in corso. La pandemia ha rallentato le manovre, ma siamo pronti all’azione. (riproduzione riservata)

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