di Gigi Giudice

Stava davanti alla tv per vedersi “la Dea”, l’Atalanta squadra delle meraviglie, le cui gare seguiva sempre per via dell’aver praticato, stando in porta, il calcio fino a fratturarsi ripetutamente gli arti in partite fra amatori. Conseguenza dell’essersi lanciato “alla kamikaze” fra i piedi dei centravanti che minacciavano la sua porta. Franco Moretti non ce l’ha fatta, pur con la sua mole che incuteva certo timore all’attaccante che avanzava palla al piede, a fermarne l’ultimo tiro. E’ mancato quando mancavano pochi mesi a raggiungere le novantaquattro primavere.

Un paio di mesi fa mi aveva telefonato dicendo: “Scusa se ti tengo al telefono così a lungo, ma sei rimasto uno dei pochi con i quali posso evocare tempi, eventi e passioni comuni. E parlare di jazz, di cinema e di teatro, oltre che degli amici.” Franco Moretti manteneva la stessa vitalità e lucidità che lo avevano affermato e fatto conoscere come agente di assicurazione, titolare dell’agenzia Winterthur in Galleria Fanzago, nel centro di Bergamo.

Sempre fra i protagonisti della professione, anche negli organismi di rappresentanza, fin dai tempi dell’Associazione nazionale Agenti, prima che si trasformasse (nel 1974) in Sindacato. Da cui uscì per dar vita all’Unapass, di cui è stato presidente.

Da inviato alle riunioni del Bipar, l’organismo di rappresentanza internazionale, riportava una visione ecumenica delle cose del mondo, connessa alle passioni per la musica, il cinema e il teatro. Su cui ha scritto su varie riviste. Amico di attori, fra cui Alberto Lionello e Erika Blanc. Del jazz prediligeva il periodo “mainstream”, delle grandi orchestre, oltre al genio di Louis Armstrong duettante con Ella Fitgerald. Al telefono voleva che intonassimo brani come “Stardust” e “ Stars Fell on Alabama”.

Pur avendo passato la mano al figlio Gianfranco, gli piaceva stare in agenzia per rispondere alle richieste dei suoi antichi clienti.

Non dimenticabile il talento di Franco nel disegnare, per sconfiggere la noia di interminabili riunioni, caricature di quasi tutti gli amici. Mi limito a quelle di Severo Galbusera, ritratto con l’elmo prussiano, e di Alfredo Vigno, dagli occhi un po’ luciferini, che lo rimeritò dell’apprezzamento “Non sei mai prono ai potenti”.

Moretti mi aveva fatto avere, sei mesi fa, il video di una sua straordinaria performance come attore/cantante, innamorato di uno dei brani più significativi, l’apertura del musical “Cabaret”. Adattando il testo alla stagione del coronavirus. C’era da aspettarsi un saluto del genere, sintonico alla caratteristica ironia con cui aveva interpretato la vita.

A nome della redazione di ASSINEWS porgo le più sentite condoglianze ai figli Paola e Gianfranco.