Uno dei principali effetti dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni alla mobilità, è stato l’incremento dell’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) da parte delle famiglie italiane.

Una crescita significativa che ha portato nel 2020 al 69,2% la quota di utenti regolari di Internet (era 43,9% nel 2010) secondo il rapporto Bes (Benessere equo e solidale) dell’Istat.

Nel 2020 un terzo delle famiglie italiane non dispone di computer e accesso a Internet da casa. Le differenze sono molto accentuate guardando il titolo di studio: dal 7,2% delle famiglie in cui almeno un componente è laureato si passa al 68,3% di quelle in cui in cui il titolo più elevato è la licenza media. Non dispongono di connessione a Internet e pc il 12,6% delle famiglie in cui è presente almeno un minore e il 70% delle famiglie composte da soli anziani.

Aumenta lo svantaggio delle famiglie del Mezzogiorno: nel 2020 il gap rispetto alle famiglie del Nord è di 10 punti percentuali, tre in più rispetto al 2010.

Cresce, ma resta limitata, l’applicazione delle tecnologie digitali alle vendite delle imprese e alla gestione dei servizi comunali alle famiglie.

Nel 2020 poco più di un’impresa italiana su dieci vende via web a consumatori finali (11,5%). L’Italia resta ancora nelle ultime posizioni della graduatoria europea, nonostante la crescita costante e un gap più che dimezzato dal 2013 (da -5 a -2 punti percentuali).

Nel 2018, soltanto un Comune italiano su quattro ha dichiarato di offrire interamente on line almeno un servizio per le famiglie. Il livello è più che raddoppiato rispetto al 2012 (9,9%) ma l’offerta resta tendenzialmente circoscritta a un solo servizio (soltanto il 10% dei Comuni ne offre almeno due; appena il 5% almeno tre).

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