A 412 milioni (+37%) nel 2020. Utile adjusted in rialzo dell’86%
L’a.d.: avanti negli accordi con Generali

Cattolica assicurazioni ha messo a segno nel 2020 un utile operativo da record a 412 milioni di euro, in crescita del 36,6% rispetto all’anno precedente. L’utile adjusted è salito dell’85,9% a 192 milioni e l’utile netto si è dimezzato a 36 milioni a causa dell’impairment sul goodwill (-138 mln sulle società Vera). La raccolta premi complessiva è diminuita del 18,6% a 5,653 miliardi, prevalentemente a seguito del periodo di lockdown. Nel business Danni diretto si è riscontrata una flessione del 2,5% a 2,104 miliardi dovuta all’Auto. Il calo della raccolta Vita è stato del 26,1% a 3,527 miliardi.
«I risultati confermano la solidità di Cattolica, una società patrimonialmente sana che, considerando gli eventi inaspettati ed eccezionali legati alla pandemia globale, ha saputo battere le guidance e conseguire un risultato operativo senza precedenti a 412 milioni», ha commentato l’a.d. Carlo Ferraresi. «La stabilità finanziaria del gruppo è certificata dall’indice Solvency II in miglioramento al 187%. L’accordo di partnership con Generali è entrato in questi ultimi mesi nella sua piena fase operativa in alcune aree di business, mentre su altre gli accordi saranno implementati a pieno regime nel corso dell’anno e porteranno valore aggiunto per il nostro gruppo. Forti della capacità tecnica del nostro management e certi dell’apporto di un partner solido, siamo pronti ad affrontare l’imminente trasformazione in spa e le sfide del nuovo piano rolling al 2021-2023 con la convinzione di generare valore per tutti gli stakeholder».

Il combined è migliorato all’86,8% e il roe operativo si è posizionato all’11%. Il Solvency II è in netto recupero rispetto al trimestre precedente anche grazie all’aumento di capitale sottoscritto da Generali e nonostante il riacquisto delle azioni a seguito dell’esercizio del recesso. Ferraresi ha sottolineato che la partnership con il Leone «ci è sembrata da subito ideale per dare maggiore impulso al nostro processo di crescita, in quanto porta un importante valore aggiunto al gruppo». Si tratta di «una partnership di assoluta importanza, che ha dato stabilità da subito e che ci consentirà di crescere e di allargare la nostra offerta, rendendoci sempre più competitivi».

L’a.d. ha aggiunto che la richiesta dell’Ivass di un aumento di capitale da 500 milioni, formulata lo scorso anno, alla quale la compagnia veronese «ha prontamente risposto, pur consapevole della temporaneità della flessione del Solvency ratio, è stata causata in larga parte dalle conseguenze della joint venture con Banco Bpm. L’operazione, siglata nel 2017, ha infatti avuto un costo rilevante, sia come impatto iniziale (più di 40 punti percentuali di Solvency ratio) sia come incremento dell’esposizione alla volatilità dei mercati, avendo aumentato il livello di leva finanziaria del gruppo e non avendo generato nei primi anni i risultati attesi».

A piazza Affari Cattolica ha guadagnato l’1,73% a 5,29 euro. Gli analisti hanno parlato di risultati operativi forti e superiori alle attese.

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