di Nicola Carosielli
Con lo scoppio della pandemia, il tasso di rischio default delle aziende italiane potrebbe passare dal 4,5% pre-pandemico al 6% alla fine di quest’anno. Una percentuale, stima Cerved Rating Agency, che si traduce in circa 115 mila aziende sull’orlo della chiusura.

Eppure, la sfida per la lunga e difficile ripresa delle imprese italiane passerà anche da una evidenza importante: sulle mille aziende europee che hanno registrato il maggior tasso di crescita annua, 269 sono italiane. Un dato che pone così l’Italia al primo posto tra i Paesi del Vecchio Continente per aziende che hanno raggiunto il più alto tasso di crescita annuale composto dei ricavi tra il 2016 e il 2019, secondo la fotografia realizzata dalla società di ricerche Statista e dal Financial Times. Completano il podio la Germania, con 204 aziende, e la Francia con 162, mentre tra le città, Londra è quella con il maggior numero di aziende in rapida crescita (71), seguita da Parigi (45) e Milano (36).

A guidare la classifica delle italiane è Lmm Logistic (33ª nella classifica generale), gruppo torinese attivo in particolare nella logistica per la Gdo e fondato dal ceo Massimiliano Spinello nel 2015, che tra il 2016 e il 2019 ha registrato un tasso di crescita medio annuale (Cagr) del 192,6% passando da un fatturato di 459.557 euro a oltre 11,5 milioni due anni fa. Una delle sorprese per l’Italia arriva però dalla presenza di un nutrito numero di aziende che operano nel comparto tecnologico. In primis Gellify, la prima piattaforma di innovazione fondata e controllata da Fabio Nalucci dedicata al B2B, a supporto delle start-up e delle aziende, con l’obiettivo di generare la miglior exit. La società, in cui ha deciso di investire anche il banchiere Federico Ghizzoni a inizio 2019, ha registrato un Cagr del 190,3% arrivando a un fatturato di oltre 3,5 milioni. Altro nome noto è quello di Bending Spoon, gruppo attivo nella creazione di applicazioni per dispositivi mobili fondata, salita agli onori della cronaca per essere stata una delle sviluppatrici dell’app Immuni. Il gruppo nel giro di tre anni è passato da 4,7 milioni a quasi 75 milioni di euro di ricavi, per una crescita media annua del 151,4%. Non a caso, negli anni, hanno deciso di entrare la Tip di Giovanni Tamburi, il family business dei Berlusconi H14 e anche il fondo d’investimento cinese Nuo Capital, uno dei più antichi family office di Hong Kong che gestisce gli affari della famiglia Pao Cheng.

In classifica, si nota però una discreta presenza di compagnie energetiche, che negli ultimi anni sono state del resto protagoniste nel mondo industriale. Nella classifica globale, per esempio, al primo posto si trova la compagnia inglese delle rinnovabili Bulb Energy, arrivata a un giro d’affari superiore a 1,7 miliardi per un tasso medio annuo di crescita del 1.159%. In Italia, invece, con cifre nettamente più contenute, si trova D-Energy con 9,6 milioni di ricavi e un cagr del167,7%, seguita, tra le altre dalla holding delle rinnovabili Plt Energia, con un cagr del 72,7% ma un fatturato di 45,6 milioni di euro.

Uno dei dati più incoraggianti, arriva però dal comparto delle costruzioni. Il settore colpito negli ultimi anni da una grave crisi che ha coinvolto anche nomi storici finire in concordato, ha però visto alcune imprese presenziare nei primi posti della classifica italiana, garantendosi anche un posto nella Top 100 europea. Da Saturno Appalti a Spc General Service, passando per GM Costruzioni, fino alla storica Impresa Percassi, già al terzo posto tra le migliori 50 imprese italiane dell’edilizia privata, che ha chiuso il 2019 con 137,4 milioni per un Cagr del 58,5% dal 2016. Non potevano infine mancare le attività di ristorazione, come la catena di pizzerie cilentana Da Zero (arrivata in tre anni a fatturare oltre 4 milioni di euro) e la catena Trapizzino che ha chiuso il 2019 con quasi 7 milioni. (riproduzione riservata)

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