di Simona D’Alessio
Dieci Casse previdenziali dei professionisti hanno sfondato il «tetto» del 18% di quote di capitale della Banca d’Italia (giungendo, precisamente, al 18,29%), con un’impennata di circa un punto e mezzo percentuale, rispetto allo scorso anno. E la compagine, infoltitasi di recente grazie all’Eppi (periti industriali) che, investendo 100 milioni, ha acquisito l’1,33% delle quote dell’Istituto di via Nazionale, guarda alla imminente Assemblea di primavera dell’organismo, contando di poter avere «una maggiore visibilità sui dati di bilancio». Ad aver raggiunto la soglia massima di presenza nel capitale di palazzo Koch per i soggetti privati, pari al 3%, sono l’Enpam (medici e odontoiatri), la Cassa forense (avvocati), la Cdc (dottori commercialisti) ed Inarcassa (architetti e ingegneri), mentre si colloca al 2,76% l’Enpaia (dirigenti ed impiegati dell’agricoltura); a scalare, poi, vi è, appunto, l’Eppi, l’Enpacl (consulenti del lavoro) con l’1,20%, la Cnpr (ragionieri) con lo 0,60%, l’Enpapi (infermieri) con lo 0,27% e l’Enpap (psicologi) con lo 0,13%.

Nel 2020, l’Adepp (l’Associazione che riunisce 20 Enti pensionistici ed assistenziali) aveva posto l’accento sulla volontà del comparto, allora in possesso del 16,8% delle azioni, di divenire «parte attiva in sede d’esame del bilancio», nella fase attuale, dichiara a ItaliaOggi il presidente Alberto Oliveti, affiora innanzitutto il compiacimento, avendo preso atto che «è aumentata la partecipazione delle Casse di previdenza dei professionisti, il che va nel senso di allargamento della platea» degli aderenti, «come auspicato dall’attuale ministro dell’Economia Daniele Franco, nel suo precedente ruolo di direttore generale di Bankitalia».

Confermando «gli auspici degli anni passati» su «una maggiore visibilità sui dati di bilancio», il vertice dell’Associazione afferma che, per ciò che concerne la redditività, «siamo fiduciosi sarà ancora soddisfacente» (il rendimento dell’annualità precedente è stato del 4,5%, ndr). L’esortazione che Oliveti rivolge all’Istituto è di «continuare a lavorare in maniera fattiva per il Paese che, oltre ad aver bisogno di vaccini, necessita d’essere sostenuto da un Recovery fund efficiente». E da un sistema bancario, chiude, «forte e attento al lavoro autonomo».

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