L’istituto e la compagnia stanno per ricucire lo strappo sulla bancassurance
L’intesa sarebbe questione di giorni. L’alleanza sulle polizze verrebbe allungata. Più vicino m&a per Milano
di Luca Gualtieri

Banco Bpm e Cattolica potrebbero ricucire a breve lo strappo che si era aperto nei mesi scorsi sul fronte della bancassurance. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, a giorni i due intermediari potrebbero raggiungere un’intesa sul futuro delle due joint venture assicurative. A metà dicembre infatti Banco Bpm aveva annunciato l’esercizio dell’opzione call sulle quote detenute nelle joint venture Vera Vita (che ha il 100% della compagnia assicurativa irlandese Vera Financial Dac) e Vera Assicurazioni (che detiene il 100% di Vera Protezione). Una decisione che piazza Meda aveva motivato con l’ingresso di Generali nel capitale della compagnia veronese e quindi con la clausola sospensiva di cambio di controllo. La scelta è stata però contestata da Cattolica sulla base del fatto che il change of control sarebbe inapplicabile a una cooperativa. Ne è seguita una battaglia legale che ha visto schierati da un lato lo studio Gatti Pavesi Bianchi per Milano e dall’altra Gianni Origoni Grippo Cappelli per Verona. Fin da subito però gli sforzi delle parti sono andati nella direzione di evitare i tempi lunghi di un arbitrato e arrivare rapidamente a un accordo. Da qualche settimana la convergenza è in atto e oggi l’accordo appare molto vicino. «Questione di giorni», si confida una fonte vicina al dossier. Se i dettagli non sono ancora noti, sembra comunque che l’intesa si fondi su un prolungamento dei tempi dell’alleanza bancassicurativa. Raggiungere un accordo del resto è oggi nell’interesse di entrambe le parti. Da un lato Cattolica ha la necessità di completare il processo di ridefinizione della governance. Dall’altra parte il Banco ha tutto l’interesse a risolvere la vertenza in vista di possibili operazioni straordinarie. Non è un mistero che da qualche mese piazza Meda guardi con interesse a Bper. Interesse corrisposto quanto meno da Unipol che del gruppo modenese è l’azionista di maggioranza relativa con quasi il 20% del capitale. Il fidanzamento però è ancora lontano dall’ufficializzazione. Non solo perché il consiglio di amministrazione di Bper è in scadenza e difficilmente prenderà decisioni nelle ultime settimane di mandato, ma anche perché altri giocatori potrebbero presto fare la propria mossa sullo scacchiere del risiko bancario. Sembra per esempio che il futuro ceo di Unicredit Andrea Orcel non sia molto convinto di un matrimonio con Mps e guardi invece con attenzione a Banco Bpm. Anche perché, oltre a una rete commerciale ben radicata in Lombardia, Piemonte e Veneto, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna porterebbe in dote il 20% di una preziosa fabbrica prodotto come Anima. (riproduzione riservata)

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