Qual è oggi la migliore copertura possibile per le aziende a fronte dei rischi catastrofali? A questa domanda cerca di rispondere una ricerca condotta da ANRA, l’Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali, con alcune università italiane. Secondo lo studio, pur a fronte di perdite del settore assicurativo da catastrofi naturali pari a 83 miliardi di dollari nel 2020, l’Italia fa un uso ancora limitato di strumenti specializzati, tanto da avere il maggiore deficit di protezione per calamità naturali in Europa, con solo il 3,2% delle perdite assicurato (dati Swiss RE).

La ricerca concentra poi la sua analisi sui CAT bond (catastrophe bond), obbligazioni che trasferiscono il rischio di un evento catastrofico eccezionale (uragano, terremoto o pandemia) da un soggetto che li emette a un altro che viene remunerato per sopportarlo – cercando di capire perché questo strumento non è ancora diffuso in Italia come in altri Paesi.

Uno dei principali problemi è che è ancora poco conosciuto sia tra le aziende sia tra gli operatori del settore assicurativo. In realtà, i CAT bond possono rappresentare una risposta efficace al bisogno di copertura per i rischi catastrofali, in quanto, rispetto alle normali polizze assicurative, garantiscono importanti vantaggi economici. Tuttavia, è necessario lavorare ancora sul metodo di determinazione del pricing e sulla sua trasparenza nei confronti delle aziende clienti. Anche perché in Italia, da un lato esistono vincoli giuridici che possono giustificare il limite sia alla domanda che all’offerta di obbligazioni CAT come possibile alternativa alle coperture assicurative, dall’altro mancano ancora forme contrattuali standard e linee guida che potrebbero facilitarne la diffusione. (riproduzione riservata)

Roberto Carcano

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