Dopo l’eccesso di vendite è scattata una corsa agli acquisti. Difficile dire se il mercato ha toccato il fondo. Quindi gestori e strategist concordano: entrare per gradi, con formule di accumulo

di Paola Valentini
Le borse restano dominate dalla volatilità, al ribasso e al rialzo. Questa settimana, a Wall Street, gli indici Dow Jones e S&P hanno recuperato circa il 20%, anche se restano in perdita da inizio anno di un altro 20%. «Dopo il panico dei venditori, ora c’è quello dei compratori», sintetizza Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos. «La pioggia di trilioni e l’esaurirsi delle vendite da panico, con il manifestarsi dei primi segni di stabilizzazione, hanno creato negli ultimi giorni un movimento di segno opposto, un’urgenza di entrare nel mercato da parte degli investitori più liquidi, tra cui quelli che avevano abbandonato prima della grande galoppata finale del bull market tra settembre e febbraio», aggiunge Fugnoli. Di fronte alle ampie oscillazioni dei listini è difficile capire se è arrivata l’inversione di tendenza. La situazione è eccezionale e le misure prese da Stati e banche centrali ricordano quelle assunte durante le ultime due guerre mondiali. E proprio in una fase straordinaria vale la pena cambiare prospettiva e partire dalla propria condizione personale. Per investitori con una condizione lavorativa stabile e flussi di reddito sicuri nel lungo termine, la strategia di puntare sulle azioni, asset class più rischiosa per definizione, è più coerente rispetto a chi, a causa dell’epidemia, si trova con una dinamica più incerta delle sue entrate e quindi ha bisogno di soluzioni più stabili. Per tutti vale comunque l’assunto che il panico è in momenti come l’attuale il peggior nemico del risparmio.

Eppure, come dimostrano gli ultimi dati Morningstar sull’Europa, a febbraio la raccolta fondi, pur restando i territorio positivo, è scesa (a 40 miliardi di euro, dopo i 63 miliardi di gennaio). E i deflussi hanno colpito l’industria soltanto negli ultimi quattro giorni di febbraio, il che significa che gli investitori hanno sottovalutato le conseguenze del contagio fino a poco prima che l’epidemia del Coronavirus dilagasse sul serio con le chiusure della attività economiche, prima in Italia e poi progressivamente negli altri Paesi europei. Guardando al sell-off che si è abbattuto sui mercati a marzo, si può dire che da quel momento la reazione è stata fin troppo esagerata quando i listini hanno iniziato a perdere pesantemente terreno.
«Anche tra gli investitori più esperti c’è chi è stato colto alla sprovvista dai cedimenti repentini dei mercati globali, che nelle ultime due settimane hanno assottigliato il valore dei risparmi pensionistici e degli investimenti di molte persone», spiega Mark King, a capo dell’Investment Content per l’area Emea di Columbia Threadneedle Investment, «ma questo non è il momento di lasciarsi prendere dal panico», avverte il gestore, «anche se non sappiamo in quale misura gli impatti del Covid-19 danneggeranno la comunità e la nostra salute, nel lungo termine l’economia globale dovrebbe tornare alla normalità». Per certi versi, si potrebbero persino notare dei miglioramenti. «Pertanto, quella che può essere avvertita come una situazione di emergenza nel breve termine potrebbe non avere la stessa importanza dopo dieci anni», dice King, «investire con un orizzonte più dilatato contribuisce a smussare le fluttuazioni del mercato azionario e può rivelarsi una strategia più efficace rispetto al tentativo di anticipare il mercato». È la logica dei pac, i piani di accumulo che permettono di investire in maniera regolare, aggiungendo periodicamente denaro agli investimenti al fine di sfruttare il metodo del costo medio. «Questa tecnica consente di acquistare un numero maggiore di quote o azioni quando i prezzi scendono, il che produce rendimenti degli investimenti più elevati in caso di ripresa», spiega King. In questa ottica «la forte correzione di queste settimane può rappresentare un’opportunità di ingresso e, visto che la fluidità del contesto richiede estrema prudenza, entrare in modo graduale tramite pac è un’idea vincente nel lungo periodo», fa eco Paolo Paschetta, country manager Italia di Pictet. A tal proposito una simulazione di Pictet (grafico in pagina), che ha ipotizzato un pac partito il primo gennaio del 2008, alla vigilia del fallimento di Lehman Brothers, evidenzia che i benefici di un pac rispetto a un investimento in un’unica soluzione sono mediamente più elevati per i piani partiti durante fasi di correzione. «Con questo non vogliamo dire che il pac risulti sempre vincente rispetto a un investimento in un’unica soluzione perché chiaramente quest’ultimo permette di conseguire di risultati migliori quando i mercati sono rialzisti, ma vogliamo sottolineare come i benefici dell’investire in modo graduale siano maggiori in forti correzioni, di cui non possiamo conoscere durata e intensità», dice Paschetta.
Il vantaggio è che di fatto si tratta di strumenti adattabili alle diverse esigenze e obiettivi di risparmio di chi investe. «Da una parte, sono infatti ideali per aiutare i più giovani a costruire un patrimonio nel tempo, mettendo da parte anche piccoli importi mensili, a partire da 100 euro, per un periodo di tempo prolungato, fino a 15 anni e oltre. All’estremo opposto, oggi ancor più di prima, sono indicati anche per chi possiede ingente liquidità da investire, ma non si fida dell’andamento volatile dei mercati e predispone quindi piani magari di durata più corta, anche pochi mesi, ma per versamenti periodici più sostanziosi», aggiunge Paschetta.

Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, ricorda che «in Italia i risparmiatori sono presenti in maniera abnorme sulla liquidità. I 1.500 miliardi di euro parcheggiati in strumenti di breve termine sono esposti a una lenta e silenziosa erosione del proprio valore e non possono soddisfare i progetti di lungo periodo per si accumula denaro. E allora questo momento difficile può diventare una produttiva occasione per investire o per incrementare i propri investimenti, privilegiando la strategia dell’ingresso frazionato sui mercati, che per sua natura rappresenta un antivirale naturale contro le oscillazioni e le fasi turbolente come questa. Anzi si alimenta proprio di questi ingredienti per dare il meglio di sé e sconfiggere l’emotività».
Una strategia, afferma Volpato, che permette anche «di diversificare al massimo, perché non tutte le aziende riusciranno a superare la crisi attuale, e anche di rimanere investiti, evitando di entrare e uscire dai mercati alla ricerca del momento migliore». Con un’avvertenza finale: «Per risalire, il mercato ha bisogno di un’ultima fase di capitolazione. In pratica, quindi, continuiamo a pensare che il compratore razionale, in questo contesto così fluido, farà bene a non rincorrere i rialzi e a distribuire gli acquisti nell’arco, come minimo, dei prossimi tre mesi. Con un occhio attento a quello che compra, perché non tutti saranno salvati». conclude Fugnoli. (riproduzione riservata)

Borsellino (Generali): come orientarsi nella volatilità

Per Santo Borsellino, head of corporate governance implementation & institutional relations di Generali Investments Awm, una vita nella trincea delle gestioni, oggi anche vice presidente di Assogestioni e fresco di nomina nel consiglio dell’Efama (l’associazione europea dei fondi comuni), l’Europa deve trovare velocemente una linea comune per scongiurare gli impatti dell’emergenza sanitaria. Nel frattempo Generali Investments è attrezzata per gestire l’operatività di fronte all’emergenza sanitaria in corso anche grazie all’approccio diversificato delle società di investimento e delle boutique di gestione del gruppo Generali che ha sotto di sé, per un totale di 531 miliardi di euro di masse.
Domanda. Quali interventi avete realizzato sui portafogli per difenderli dalla volatilità in questo momento difficile?
Risposta. Come investitori di lungo periodo manteniamo un focus su obbligazioni e azioni che garantiscono una buona redditività corrente, ma che al contempo abbiano fondamentali molto solidi. In questa fase una buona lettura macro dei mercati, conoscenze micro degli emittenti e una attenta gestione della liquidità nei portafogli sono elementi essenziali per riallocare il rischio e migliorare il profilo di rendimento di medio-lungo termine.
D. Che cosa state facendo nei portafogli obbligazionari?
R. Il mercato obbligazionario sta vedendo eccessi di volatilità dovuti a significativi flussi di vendita accompagnati da minore liquidità del mercato secondario. Abbiamo assistito ad una vendita a tratti violenta su obbligazioni risk free in una situazione generale di risk-off. Queste situazioni sono, per investitori di lungo termine come noi, interessanti opportunità: riusciamo a beneficiare dell’incremento dei rendimenti legato sia a spread più ampi sul credito e sul governativo, sia al rialzo dei tassi sottostanti, continuando a monitorare con attenzione il potenziale deterioramento del rischio credito.
D. Quali strategie invece avete messo in campo nei portafogli azionari?
R. I mercati azionari hanno subìto una marcata correzione nell’ultimo mese, con gli indici dei paesi sviluppati che hanno perso in media il 30%. In questa fase, privilegiamo settori difensivi e quelli che pensiamo possano reagire meglio, come il farmaceutico, i servizi pubblici e alle famiglie, l’alimentare e le telecomunicazioni. Un elemento per noi discriminante è la sostenibilità delle politiche di dividendo degli emittenti che vogliamo avere in portafoglio.
D. Come evolverà la situazione?
R. Almeno finché non verrà raggiunto il picco dei contagi, lo scenario rimane troppo incerto. I riferimenti alle crisi recenti non sembrano fornirci indicazioni adeguate: vediamo scostamenti superiori a quelli rilevati durante una normale recessione. Un confronto con la crisi del 2008/09 è prematuro, anche se alcuni indicatori di fiducia mostrano già correzioni paragonabili o superiori. Le politiche intraprese sul lato della domanda vanno valutate positivamente, anche se per ora non sempre riescono a mettere un freno all’incertezza.
D. Quali effetti avranno le politiche monetarie delle banche centrali?
R. Crediamo che le banche centrali stiano facendo il possibile, con una velocità e magnitudine che non lasciano dubbi. Le iniziative vanno certamente nella giusta direzione, cioè scongiurare il rischio che problemi di liquidità per banche e imprese si trasformino in crisi di solvibilità, innescando un’ulteriore crisi finanziaria. Sotto il doppio effetto di uno shock della domanda e della capacità produttiva, è necessario un forte sforzo fiscale per far riprendere l’attività. Per evitare che la crisi di liquidità passi ad una crisi di solvibilità, crediamo che sia necessario accordare finanziamenti a lungo termine alle aziende non finanziarie, non solo in Europa ma anche negli Usa, ed avviare iniziative di politica fiscale coordinate a livello europeo, che includano il consenso attorno al ricorso a nuovo debito pubblico con cui gli Stati europei potranno sostenere questo sforzo. Come ribadito anche da Mario Draghi, è importante che i Paesi europei trovino risposte unitarie, immediate e forti per evitare una depressione che rischia di investire le economie di tutto il mondo per un periodo prolungato: infatti, se le misure di stimolo fiscale vengono prese dai singoli Paesi, possono crearsi tensioni per gli Stati più vulnerabili, e quindi alimentare l’instabilità.
D. In questa fase cosa suggerite agli investitori spaventati?
R. È importante soprattutto mantenere i nervi saldi e non prendere decisioni sull’onda dell’emotività. I risparmiatori che affidano il proprio risparmio a fondi comuni possono contare, soprattutto in fasi di elevata volatilità di mercato, su uno strumento gestito da esperti e liquido. In condizioni di alta volatilità e ridotta liquidità come l’attuale, gli investitori dei fondi sono tutelati da precise regole di ingaggio sul tema della liquidità, recentemente rinforzate dall’Esma, che hanno lo scopo di minimizzare questa tipologia di rischio. (riproduzione riservata)

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