di Paolo Valentini

I riscatti record dai fondi obbligazionari (108 miliardi di dollari la scorsa settimana in Europa) e l’elevata volatilità sui mercati hanno messo in luce le sfide di liquidità dei fondi, alle prese con forti discese dei prezzi, la chiusura ai riscatti di alcuni fondi sul credito dei Paesi del nord Europa e la sospensione di diversi fondi immobiliari nel Regno Unito, oltre alla situazione di crisi dei comparti di liquidità Usa che ha costretto la Fed a intervenire. In questo contesto Mediobanca Securities fa il punto sulle società italiane di gestione del risparmio quotate per capire quale potrebbe essere l’impatto sulla loro raccolta delle forti tensioni sui mercati dovute all’emergenza coronavirus, in attesa dei dati di marzo che saranno pubblicati dalle singole reti a partire dai primi di aprile. Tutti gruppi provengono da un periodo di forti flussi e quindi la frenata dovrebbe essere ancora più significativa. Ma non soffriranno tutti allo stesso modo. L’investment bank si aspetta in primo luogo che i flussi sui prodotti di risparmio gestito quest’anno rimarranno positivi, sebbene inferiori del 40% rispetto alla media. «I clienti sono sempre più avversi al rischio e la principale soluzione attualmente spinta dalle reti è quella dei piani di accumulo. Pertanto riteniamo che un rallentamento dei flussi sia più che probabile in questa fase. Quantificare questo non è facile, ma abbiamo cercato di dare una risposta guardando situazioni simili che abbiamo visto negli ultimi 20 anni», spiega Mediobanca. Osservando l’andamento della raccolta delle reti quotate, separando i flussi netti nei prodotti gestiti dai flussi totali e ha osservato la tendenza del rapporto raccolta netta su masse gestite durante cinque correzioni del mercato (2002, 2008, 2011, 2015 e 2018). Queste le conclusioni.

Su 139 osservazioni, la banca d’affari ha riscontrato solo due casi di reti con deflussi netti: Azimut e Banca Generali, rispettivamente 118 milioni e 143 milioni di euro nel 2008. Tutti gli altri punti dati mostrano afflussi costantemente positivi, anche in anni di gravi correzioni del mercato (ovvero 2008 e 2011). «Storicamente il rapporto tra raccolta netta nel risparmio gestito e masse si è attestato al 9,6% e al 9,8% per la raccolta netta totale. Durante le cinque correzioni di mercato considerate, tali livelli si attestano, rispettivamente, al 5,6% e all’8,5%. Quindi in anni come quello attuale il calo dei flussi potrebbe attestarsi al -40% per i prodotti gestiti e al -10% sul totale», calcola Mediobanca. «Fineco è persino riuscita ad aumentare i flussi durante le correzioni del mercato, ma non è stata in grado di difendere la propria attività di gestione. Crediamo che questo sia principalmente dovuto al contributo della sua piattaforma di intermediazione i cui volumi scambiati sono direttamente correlati alla volatilità», nota Mediobanca. D’altra parte, nonostante sia la più esposta alle azioni, «Banca Mediolanum è stata storicamente capace di difendere i suoi flussi in tempi difficili. Questo è un forte vantaggio competitivo in quanto il management ha dimostrato di gestire bene le fasi di sell-off, organizzando diversi eventi con consulenti e clienti per dimostrare l’opportunità di investire tali momenti. E sono riusciti a convincerli», prosegue l’investment bank. (riproduzione riservata)

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