Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Greggio ai minimi dal ’91 e Coronavirus in crescita pesante anche negli Usa si sono rivelati una miscela micidiale per una Wall Street già in forte calo nelle ultime sedute e con i titoli bancari in calo di oltre il 30% in due settimane. Formalmente non solo gli indici hanno accumulato perdite di circa il 20% rispetto ai massimi di quest’anno, ma soprattutto si sono chiusi 11 anni di bull market partiti il 9 marzo del 2009. E ieri l’assenza totale di buone notizie ha spinto gli indici a chiudere sui minimi della seduta, dopo un breve tentativo di ridurre le perdite a metà giornata. Il timore, rafforzato dalla reazione negativa al taglio dei tassi annunciato dalla Fed la scorsa settimana, è quello che si vada verso una «recessione globale» secondo le parole di Thomas Hayes, chairman degli hedge fund Great Hill Capital.
Tutta l’Italia diventi zona rossa. L’avevano chiesto i due Matteo della politica nazionale. A stretto giro sia Salvini sia Renzi hanno esortato il governo ad adottare in tutta la Penisola le misure di emergenza in vigore in Lombardia e in 14 altre province del Nord. Prescrizioni che hanno come intento quello di cercare di bilanciare il diritto alla salute e la necessità di non impantanare l’attività economica, spingendo il Paese verso la sicura recessione. Sulla richiesta di misure omogenee su scala nazionale, d’altronde concorda d’altronde anche il Pd, così da fermare il contagio e ripartire quanto prima. La grande zona arancione delineata dal Dpcm siglato domenica dal premier Giuseppe Conte è di fatto il motore del Paese. Dati 2018 (come emerge dai Conti economici territoriali Istat), con un prodotto interno lordo cresciuto a livello nazionale dello 0,8% rispetto all’anno precedente, il Nord-est si è dimostrata l’area «più dinamica», portando a casa una crescita dell’1,4%, trainata della performance dell’industria a +3,2%; delle costruzioni (+2,3%) e dell’agricoltura (+3,1%).
Per quanto riguarda il peso del mondo produttivo settentrionale sul resto del Paese, secondo l’Istat, il pil dell’Italia nel 2017 – ultimo anno per cui ci sono i dati ripartiti per regioni – è stato pari a 1.725 miliardi circa di euro. La Lombardia ha contribuito per 383,2 miliardi, il Veneto (dove sono sotto restrizione Venezia, Padova e Treviso) per 162,5 miliardi, l’Emilia-Romagna (toccata dal decreto con Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena e Parma) per 157,2 miliardi. Dunque, sommando i dati delle tre regioni, risulta un contributo al pil nazionale pari a circa 703 miliardi di euro. In percentuale rispetto al pil si tratta del 40,1%.
Il velo sui nomi si alzerà dopodomani, giovedì 12 marzo, con la presentazione delle liste per il nuovo consiglio di amministrazione del Monte Dei Paschi di Siena partecipata per oltre il 68% dal ministero dell’Economia. In pole position per la poltrona di amministratore c’è Alberto Minali. Il manager, ex numero uno di Cattolica ed ex direttore generale di Generali sarebbe molto apprezzato in Via XX Settembre sia dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri sia direttore generale, Alessandro Rivera. Tanto che Minali, come riportato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza è entrato fin da subito nella rosa dei candidati per prendere il posto di Marco Moretti, che ha da tempo ufficializzato la rinuncia ad un ulteriore mandato al timone del Monte. Una discussione che nei giorni scorsi sarebbe andata avanti e che si sarebbe conclusa con la disponibilità di Minali a ricevere l’incarico che vede in corsa anche un altro candidato forte, Mauro Selvetti, ex amministratore delegato di Creval, che tra gli sponsor avrebbe in particolare il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Riccardo Fraccaro, e l’ex capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio.
  • Aon vara alleanza da 30 miliardi
Con la fusione tra Aon e Willis Towers Watson nasce il più grande broker assicurativo mondiale. L’annuncio ieri ha spiazzato il mercato. Il colosso britannico Aon ha annunciato la fusione con il gruppo rivale americano Willis Towers Watson attraverso uno scambio azionario del valore di 30 miliardi di dollari che darà vita a un gigante del valore di circa 80 miliardi di dollari. La notizia è stata data ufficialmente attraverso una nota della stessa Aon, pubblicata anche sul sito del broker Usa. L’operazione, come detto, prevede un’offerta pubblica di scambio sulla totalità delle azioni di Willis Towers Watson: gli azionisti del colosso statunitense riceveranno per ogni titolo 1,08 azioni di Aon (il cui valore ieri è crollato del 17% circa a 179 dollari), con un premio che era del 16,2% rispetto al valore di chiusura dello scorso venerdì. Il titolo Willis Towers Watson invece ha perso il 7,5% a 184,7 dollari. Al termine dell’operazione agli attuali azionisti di Aon farà capo il 63% del capitale, mentre il restante 37% andrà agli azionisti di Willis Towers Watson. E successivamente si procederà alla fusione delle due società.
  • Banca Generali conferma dividendo in due tranche
Banca Generali ha approvato la Relazione annuale integrata del 2019 confermando i risultati preliminari e prevedendo di distribuire un dividendo di 1,55 euro per azione a maggio e di 0,3 euro per azione a gennaio 2021. L’utile netto consolidato, ricorda una nota, si conferma a 272,1 milioni (+51,1%), il risultato migliore nella storia della banca, ottenuto in un anno in cui anche le masse totali hanno raggiunto un nuovo massimo di 69 miliardi di euro grazie al contributo di una robusta raccolta netta di 5,1 miliardi, all’effetto positivo della performance dei mercati (+4,2 miliardi) e all’apporto dei 2,2 miliardi di asset gestiti derivanti dalle acquisizioni del gruppo Nextam Partners e dalla svizzera BG Valeur sa. Ieri nella giornata nera di Piazza Affari il titolo ha ceduto l’8,7% a 22,6 euro. Nello stesso comparto del risparmio gestito Azimut ha ceduto l’11,8% a 14,74 euro, Anima il 9,7% a 2,99 euro, Banca Mediolanum il 7% a 6,2 euro e Fineco il 9,5% a 8,12 euro.

  • Bene i supermercati, abbigliamento a picco Chiuse le piste da sci
Il Covid-19 fa chiudere in netto anticipo la stagione invernale. Una decisione che ha spinto Valle D’Aosta e Trentino-Alto Adige a chiudere gli hotel. L’annuncio arriva da Manfred Pinzger, presidente degli presidente degli albergatori altoatesini e da Filippo Gerard, presidente degli albergatori valdostana (Adava) che invitano a chiudere gli hotel per arginare la diffusione del virus. Ieri, nel primo giorno dopo il nuovo decreto del Governo con le misure varate per affrontare l’emergenza sanitaria è allarme consumi e si profila la possibilità della chiusura dei negozi no food. Dove si vendono prodotti alimentari e di prima necessità ieri si sono registrati flussi di clienti sopra la media mentre quelli di altri settori come, per esempio, l’abbigliamento e la ristorazione gli incassi precipitano. Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, prevede un forte calo dei consumi alimentari interni a causa del calo della ristorazione e turismo che muove un giro d’affari stimato in 30,5 miliardi.
  • L’export di vino tracolla: vendite a -20%
La concorrenza internazionale dei vini australiani e cileni, la minaccia mai sopita dei dazi americani, il rallenty del mercato russo, lo stop di quello cinese e ora anche l’emergenza del coronavirus. Per Federvini, è la tempesta perfetta. E il suo direttore generale, Ottavio Cagiano de Azevedo, va giù pensante: «Ci aspettiamo un calo dell’export del settore del 20%. Magari i dati di aprile, quelli che si riferiscono ai primi due mesi dell’anno, saranno ancora positivi. Poi, però, arriverà il calo. Si è fermato anche tutto il turismo, quello in Italia e quello in giro per il mondo, e si sono bloccate le linee aeree. Basta vedere i ristoranti vuoti di Milano oggi, per capire quale sarà l’impatto dell’emergenza sui nostri produttori».
  • Intesa Sanpaolo-Ubi, l’Ops va avanti Per Bper possibile cambio dei termini
Le incognite in prospettiva certo non mancano. E, se l’eccezionalità del momento dovesse protrarsi, non è escluso neppure che si debba ricorrere come extrema ratio anche a una revisione delle condizioni finanziarie relative al fronte Bper e alla taglia dell’aumento di capitale a servizio del deal con Intesa. Ma nel contempo va detto che sul mercato continua a esserci piena fiducia sul fatto che l’Offerta di scambio lanciata a febbraio da Intesa Sanpaolo su Ubi vada avanti nella sua strada. Insomma, nonostante l’onda d’urto del Coronavirus e gli effetti sui listini, l’Ops di Intesa non si ferma. E per un mix di ragioni. A partire dall’elemento temporale. Perché l’offerta scatterà solo a fine giugno, mentre a fine luglio è previsto il regolamento del deal con l’iscrizione dei nuovi valori a bilancio: un orizzonte entro cui potrebbe essersi normalizzata la situazione in atto (listini inclusi), anche se ovviamente non vi sono certezze al riguardo. Ma anche perché l’operazione in sé poggia su basi finanziarie che la rendono sensata, agli occhi del mercato, nonostante scossoni drammatici come quelli di ieri, seduta in cui Intesa ha perso l’11,5%, atterrando a quota 1,75 euro e Ubi ha lasciato sul terreno il 12,5%, a 2,76 euro.
  • I fondi cambiano rotta: focus sulle reti
I grandi investitori guarderanno a energia, farmaceutico e healthcare, infrastrutture, telecomunicazioni, mentre saranno per ora tralasciati settori come lusso, retail e ovviamente turismo e tutto ciò che è troppo collegato ai consumi. Il mercato delle fusioni ed acquisizioni cambia improvvisamente baricentro. A indicare la strada, nei giorni di massimo impatto dell’emergenza coronavirus, è uno studio di EY (Ernst&Young). In questi giorni i grandi investitori sono in attesa di capire intensità e durata della crisi sanitaria. La fase è attendista. Sembra persa la possibilità raggiungere almeno quota 50 miliardi di transazioni nell’M&A in Italia, cioè la media degli anni passati tra il 2014 e il 2017.
  • Aon lancia le nozze tra i broker assicurativi
Nuove prove di mega fusione nel settore assicurativo. Aon, il broker assicurativo americano ci riprova e lancia un’offerta da 30 miliardi di dollari per acquisire il rivale Willis Towers Watson nel bel mezzo della crisi dei mercati finanziari. Ai valori di chiusura di venerdì scorso a Wall Street, Aon paga un premio di poco più di 4 miliardi di dollari, sebbene ieri i titoli di entrambe società siano scesi del 10%, un calo molto più pesante dell’indice S&P 500. Un’operazione strategica che arriva in una fase delicata per il mercato azionario che in pochi giorni ha bruciato miliardi di dollari. Tuttavia, l’annuncio rappresenta un segnale positivo dal momento che dal merger si stimano risparmi in termini di costi per circa 800 milioni di dollari.
  • Banca Mediolanum, raccolta a 1,1 miliardi
Banca Mediolanum ha realizzato a febbraio una raccolta netta totale di 1,136 miliardi di euro (98 milioni la componente risparmio gestito). Il dato segna «un nuovo traguardo» per Banca Mediolanum ed è legato anche «al contributo positivo della promozione con cui offriamo ai nostri clienti in Italia il 2% lordo sulle nuove masse vincolate in conto corrente» ha ricordato l’ad Massimo Doris.
  • L’amministratore paga i danni fiscali
L’articolo 1130, numero 5, comma 1 del Codice civile conferisce all’amministrazione una generica responsabilità di carattere fiscale, la quale andrà, di volta in volta, contestualizzata. Quindi il conferimento dell’appalto delle opere di manutenzione straordinaria sull’edificio condominiale, da parte dell’assemblea dei condòmini, non lo esonera dallo svolgimento e dalla cura di tutti gli adempimenti occorrenti a garantire il rispetto delle regole imposte in tema di detrazione Irpef a vantaggio dei singoli partecipanti al condominio. Questo, è quanto ha affermato la Cassazione nell’ordinanza 6086 del 4 marzo 2020.

  • Operazione da 30 miliardi nel settore del brokeraggio assicurativo
Nel bel mezzo di una tempesta borsistica, il Gruppo Aon passa all’offensiva. La seconda società di brokeraggio assicurativo più grande del mondo ha annunciato lunedì che sta acquistando il suo concorrente e numero tre nel settore, Willis Towers Watson, nel più grande affare mai realizzato nel settore. Vale quasi 30 miliardi di dollari. Aon aveva adocchiato il suo concorrente da molto tempo. Un anno fa, il broker londinese quotato alla Borsa di New York ha rivelato che stava valutando una fusione con il suo rivale, domiciliato a Dublino e quotato al Nasdaq. La transazione è l’ultimo esempio dell’ondata di consolidamento nel settore. L’anno scorso, l’americana Marsh & McLennan ha acquistato il britannico Jardine Lloyd Thomson per 5,6 miliardi di dollari.