La previdenza complementare del pubblico impiego appare ancora realtà non adeguatamente sviluppata, sia in termini di offerta che di tasso di iscrizione, considerando la rilevante utilità in termini di copertura del gap pensionistico di cui sarebbe portatrice. Va infatti ricordato come dal punto di vista delle regole del sistema di base i dipendenti pubblici sono pressoché uniformati ai dipendenti di base, soprattutto con riguardo alla applicazione del metodo di calcolo contributivo, eccezion fatta per qualche sfumatura (si pensi per esempio alla finestra di accesso a quota 100 che è trimestrale per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per quelli del settore pubblico). Giova in premessa evidenziare quali sono al momento le possibilità di integrazione pensionistica che possono essere percorse. I dipendenti pubblici, così come i lavoratori del settore privato, possono costruirsi una trattamento di previdenza complementare aderendo ad un fondo negoziale o a una delle forme di previdenza individuali (fondi pensione aperti o piani individuali pensionistici). Attualmente i fondi negoziali dedicati ai dipendenti pubblici sono Espero, per i dipendenti del comparto scuola, e Perseo Sirio, nato dalla fusione del fondo Perseo e del fondo Sirio precedentemente istituiti, per il personale delle Regioni, degli Enti locali e del Servizio sanitario nazionale, nonché per il personale dei ministeri, della presidenza del Consiglio dei ministri, delle Agenzie fiscali, degli Enti pubblici non economici, dell’Università e della Ricerca, del Cnel e dell’Enac. I dipendenti pubblici residente in Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige possono poi aderire ai fondi pensione territoriali in tali regioni operanti (Fopadiva e Laborfonds). Al momento non dispongono ancora di fondi pensione negoziali i dipendenti il cui rapporto di lavoro non è disciplinato dai contratti collettivi di lavoro, vale a dire personale delle forze armate, personale delle forze di polizia a ordinamento civile e militare, magistrati, docenti e ricercatori universitari, avvocati dello Stato, personale della carriera diplomatica e prefettizia, vigili del fuoco. Tali lavoratori possono comunque aderire a forme pensionistiche complementari di tipo individuale ed eventualmente, una volta costituito il fondo negoziale di categoria, trasferirvi la posizione di previdenza complementare maturata. Quali sono le adesioni dei dipendenti pubblici? Secondo i dati Covip, e considerando anche il contributo in termini di iscrizione ai fondi pensione territoriali, sono circa 198 mila gli iscritti alle iniziative di tipo occupazionale dedicate ai dipendenti del pubblico impiego. Procedendo ad un maggior livello di approfondimento e consultando il bollettino Mefop di gennaio 2020 con dati aggiornati al 30 settembre 2019 sono 100.576 gli aderenti di pertinenza del fondo rivolto al comparto della scuola, Espero (che ha un tasso di adesione dell’8,38%), e 54.780 del fondo Perseo Sirio (che ha un tasso di adesione del 3,49%). Gli altri dipendenti pubblici iscritti sono poi distribuiti per lo più nei fondi negoziali di matrice territoriale. La previdenza complementare del pubblico impiego appare in ogni modo come una realtà in evoluzione. Come evidenziava nell’ultima relazione annuale la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, guidata da Mario Padula, anche il fondo Perseo Sirio ha attivato, nella seconda metà del 2018, la raccolta di adesioni di tipo contrattuale che, giova ricordarlo, rappresenta una sorta di spinta gentile per favorire una maggiore adesione alla previdenza complementare e un livello di contribuzione più elevato, a condizione che, sottolinea ancora l’autorità, sia però accompagnato da un efficace livello informativo. A seguito del rinnovo del Contratto collettivo di lavoro del comparto funzioni locali, sono state destinate al fondo quote dei proventi provenienti dalle sanzioni amministrative pecuniarie riscosse dagli enti locali e versate in favore del personale della polizia locale. Tali somme sono state considerate alla stregua di contributi del datore di lavoro. Si muovono poi i primi passi per costituire un fondo pensione complementare per i dipendenti pubblici in regime di diritto pubblico in base all’articolo 3 del decreto legislativo 165/2001 (ossia il personale delle forze armate e di polizia, magistrati, prefetti, diplomatici, avvocati e procuratori dello Stato e il personale dei Vigili del fuoco). (riproduzione riservata)

Fonte: