di Stefania Peveraro
Sono crollati gli investimenti di private equity e venture capital nel 2019 in Italia, con soltanto 7,2 miliardi di equity value contro il record di 9,8 miliardi del 2018. Lo ha annunciato ieri Aifi (Associazione del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) in collaborazione con PwC, sottolineando però che nella realtà c’è stata una grande attività da parte dei fondi, visto che le operazioni mappate sono state 370 (con 272 società coinvolte) contro le 359 del 2018. Il crollo dei volumi dunque è dovuto al fatto che si sono chiusi solo pochi deal di grandi dimensioni, mentre la maggior parte delle operazioni è stata di dimensione media o piccola.
In netto calo anche la raccolta dei fondi, scesa a 1,59 miliardi di euro dai 3,63 miliardi del 2018. Va ricordato però che Aifi non considera nelle sue classifiche i dati di raccolta di Investindustrial, che considera operatore paneuropeo sebbene abbia una forte anima italiana e l’Italia sia uno dei suoi focus principali di investimento. Quindi nel dato di raccolta Aifi non sono compresi nemmeno in parte i 3,75 miliardi di euro raccolti dal fondo VII di Investindustrial lo scorso dicembre.
Male anche i disinvestimenti. Nel 2019 l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato 2,2 miliardi, in calo del 21% rispetto al 2018, mentre il numero delle exit è stato 132, in linea con le 135 del 2018. Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti, se si guarda ai volumi, è stata la vendita a un altro operatore di private equity, con il 41% del totale disinvestito e 908 milioni di euro. Quasi nullo il canale delle ipo, che ha rappresentato solo il 6% del controvalore complessivo delle exit, a parte quella della paytech Nexi, sbarcata a Piazza Affari nell’aprile 2019 e che, secondo i dati PwC, è stata anche il più grande collocamento d’Europa con oltre 2 miliardi di euro raccolti a fronte di una valutazione di 7,5 miliardi.
«Pesa la carenza di operatori di rilievo e di fondi dei fondi nazionali tali da far crescere il numero e la dimensione degli operatori italiani. Nel 2019 i soli fondi di fondi operanti in Italia sono stati quelli internazionali che tuttavia stentano a ritrovare condizioni di investimento adatto ai loro target. Urge in Italia, come in altri Paesi europei, avere un operatore di grandi dimensioni che sappia convogliare il risparmio, che resta abbondante nel nostro Paese. In questa direzione si sta muovendo Cdp con FII, ma servono dimensioni più rilevanti di quelle finora concepite».
Francesco Giordano, partner di PwC-Deals ha commentato: «I dati del 2019, pur con un minor numero di mega deal rispetto allo scorso anno, mostrano una buona tenuta del numero di buy out che cresce del 13%». Sul fronte degli investimenti di private equity, infatti, del totale ben 5,1 miliardi di euro sono stati investiti in operazioni di buyout, 896 milioni in operazioni di capitale per la crescita, 510 milioni nel settore infrastrutture, 355 milioni in replacement e 96 milioni in ristrutturazioni. La più importante operazione, secondo il database di BeBeez, è stata quella su DOC Generici. Il gruppo produttore di farmaci generici è passato interamente sotto il controllo di ICG e Mérieux Equity Partners. A vendere è stata CVC Capital Partners a una valutazione di circa 1,1 miliardi di euro. Il secondo posto sul podio dei deal più grandi va poi a Sorgenia, sinora controllata da Banco BPM, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Unicredit, di cui giusto prima di Natale è stata annunciato l’accordo per la vendita a F2i e Asterion per una valutazione di circa un miliardo di euro. Appena più sotto si colloca poi Forgital, società vicentina specializzata nella produzione di anelli e altri componenti forgiati di grandi dimensioni destinati nel settore aerospaziale, oil&gas ed energia, ceduta a Carlyle dalla famiglia Spezzapria e dal Fondo Italiano d’Investimento sulla base di una valutazione di 950 milioni. Piuttosto importante è stato anche il deal di inizio ottobre di Advent International su Industria Chimica Emiliana, valutata attorno ai 700 milioni. Ma anche l’investimento di Cvc Capital Partners in Multiversity di inizio agosto non è certo stato da poco. Cvc ha infatti comprato il 50% della holding di Danilo Iervolino proprietaria delle università telematiche Pegaso e Mercatorum, che si dice sia stata valutata complessivamente un miliardo di euro. Si è conclusa invece lo scorso febbraio l’opa di Apollo Global Management sulle azioni residue di Gamenet, dopo aver comprato nell’ottobre 2019 il 48,7% della società specializzata in giochi e scommesse da Trilantic Capital Partners, dalla famiglia Chiarva e da Intralot per 189 milioni.
Quanto ai fondi di venture capital, hanno investito 270 milioni di euro in 168 operazioni di early stage (101 società) da 324 milioni in 172 operazioni nel 2018. Tornando al totale investito l’ammontare complessivo si attesta a oltre 12 miliardi di euro. Sono sempre di più gli investitori di private equity che non sono strutturati come fondi veicoli di club deal o Spac, ed è per questo che per la prima volta Aifi ha provato a calcolare il volume di investimenti di private equity in senso lato che si è riversato nelle aziende italiane nell’anno. La cifra è di quasi 10 miliardi di euro di sola equity spalamati su 450 società. (riproduzione riservata)
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