di Anna Messia

La compagnia la conosce decisamente bene Alessandro Molinari. Il manager che nei giorni scorsi ha preso le redini di Itas Mutua, dopo l’uscita a sorpresa dell’amministratore delegato Raffaele Agrusti, ha avuto una promozione dopo l’altra nell’assicurazione trentina dove ha iniziato la carriera nel 1992. Nel 2010 la nomina a responsabile della divisione amministrativa, nel 2017 il passaggio alla vice direzione generale e poi a responsabile finanza. Ora, in uno dei momenti probabilmente più complicati per la mutua trentina che l’anno prossimo compirà 200 anni, è arrivata l’ora di salire al comando. L’uscita di Agrusti, in rottura con il presidente Fabrizio Lorenz, ha inevitabilmente creato tensioni e a questo si è aggiunta la situazione di incertezza per l’emergenza coronavirus. «L’obiettivo resta la solvibilità», dice Molinari nella sua prima intervista da amministratore delegato, aggiungendo che, ad oggi, nonostante la tensione creata dal Covid19 sui mercati, la compagnia non ha bisogno di nuovo capitale.

Domanda. Il piano industriale di Itas era stato messo a punto da Agrusti solo un anno fa e guarda al 2022. Lo confermerete?
Risposta. In questa fase di incertezza determinata dal virus è impossibile confermare o cambiare qualunque piano industriale. Ma di certo manterremo fermo l’obiettivo di aumentare la solvibilità del gruppo.

D. La volatilità dei mercati di queste settimana ha inevitabilmente assottigliato l’indice di solvibilità delle compagnie. Qual è ad oggi la vostra situazione?
R. A fine 2019 Itas Mutua aveva un Solvency del 154%. Non posso darle il dato aggiornato ad oggi, dobbiamo ancora fornirlo al mercato ma posso dirle che anche nei momenti di massima tensione sullo spread e sulle borse, in questi giorni, siamo rimasti ben al di sopra delle soglie regolamentari a livello dell’intero gruppo. Il piano 2022 prevedeva di portarlo al 170% per la capogruppo. Non posso confermarle quel numero preciso ma l’obiettivo prioritario resta un rafforzamento significativo.

D. Come potreste muovervi in caso di necessità di aumento di capitale? La forma di mutua complica le cose visto che non ci sono soci di capitale…
R. È un’ipotesi teorica perché non abbiamo bisogno di capitale. Ma il modello di mutua prevede anche che ogni anno una parte dei premi pagati dagli assicurati-soci vada a rafforzare il capitale. Lo scorso anno sono stati 17 milioni, altri ne arriveranno quest’anno.

D. Ivass in passato ha alzato la guardia anche sulla governance di Itas. Ora oltre ad Agrusti si sono dimessi due consiglieri. Li sostituirete?
R. Verranno sostitutiti e per quanto riguarda la governance abbiamo seguito le indicazioni di Ivass di concerto con la presidenza. (riproduzione riservata)

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