Era l’anno dei Mondiali, quelli dell’82. In un’Italia profondamente diversa dall’attuale, l’avventura imprenditoriale del trentacinquenne Luciano Lucca, iniziata in solitaria dieci anni prima, era a una svolta, decisiva.
Con un gruppo di colleghi Lucca smette di lavorare per conto terzi, il broker assicurativo Cpa, e fonda Assiteca. È il momento iniziale di una avventura che avrebbe portato questo distinto signore oggi 73enne, milanese e milanista, amante del calcio italiano, delle cravatte francesi e delle automobili inglesi, a governare un gruppo consulenziale avviato a superare i 70 milioni di euro fatturato e con 700 dipendenti. Un piccolo miracolo italiano in un settore, tutt’al più, considerato alla stregua di una riserva di caccia anglosassone.
«Vede — dice Lucca, 38 anni più tardi — il fatto è che io mi diverto ancora come quel giorno, nonostante l’età. Abbiamo creato Assiteca e ne abbiamo fatto uno dei leader italiani nel mercato del brokeraggio assicurativo. In un settore dominato dai grandi colossi stranieri, come Aon e Marsh, siamo riusciti a inserirci grazie a coerenza, trasparenza e investimenti».
Presenze
Da Milano, Assiteca ha allargato l’orizzonte a tutta la Penisola. «Oggi abbiamo venti sedi in Italia, circa 170 account executive e una posizione da leader nel segmento dei crediti commerciali, degli eventi naturali legati all’agricoltura e anche delle grandi opere. Soprattutto, stiamo affiancando la nostra clientela cambiando lentamente pelle: non più solamente intermediario per i prodotti assicurativi, in un mercato totalmente inefficiente come quello italiano e che quindi dovrebbe maggiormente apprezzare la figura di un broker, ma sempre più consulente strategico per molteplici aspetti. Le aziende, infatti, hanno sempre più bisogno di essere accompagnate da un consulente. E in Assiteca trovano spesso le competenze di cui necessitano».
L’avventura lavorativa di Lucca inizia nel 1965, dai gradini più bassi della professione. Faceva il venditore di polizza («porta a porta, suonando i campanelli», ricorda), prima per il colosso americano Aig, poi per Toro. «Dopo qualche anno, era il 1972, aprii Verconsult, una piccola attività di brokeraggio che gestivo in autonomia e che successivamente mi portò ad entrare in Cpa, un gruppo che allora andava per la maggiore. Lì, negli anni, maturai con alcuni colleghi la convinzione che il brokeraggio avrebbe avuto un futuro in Italia. E nel 1982 iniziammo la nostra avventura fondando Assiteca».
Maggioranze
Da allora, lo sviluppo del business ha portato Lucca ad acquisire nel 2006 la maggioranza della società e nel 2013 la totalità delle azioni, liquidando tutti i soci. Assiteca diventa piena proprietà della famiglia: Lucca, sua moglie Simona, mentre i due figli entrano in azienda, Giulia che va ad occuparsi di amministrazione e controllo, mentre Tommaso assume la responsabilità dello sviluppo del mercato spagnolo. L’ultimo esercizio ha chiuso con ricavi netti consolidati per 63,694 milioni di euro, un ebitda di 11 milioni e un utile netto di 5,423 milioni, in crescita del 18 per cento sull’esercizio precedente, che ha consentito un dividendo lordo di 7 centesimi per azione, già pagato.
Linee esterne
La crescita del fatturato, che dovrebbe essere consistente nell’esercizio in corso che chiuderà il 30 giugno, è stata supportata da una massiccia campagna di acquisizioni. L’ultima è il sito 6sicuro, un comparatore di polizze assicurative, sul cui acquisto è stata posta la firma definitiva il 26 febbraio scorso: al 21,21 per cento già in portafoglio si è aggiunta la quota mancante del 78,79 per cento. «Le acquisizioni ci hanno permesso di crescere — dice Lucca — e di farlo rapidamente. Oggi in Italia, se fossimo una compagnia di assicurazione, con i nostri 700 milioni di premi pagati saremo nel gruppo delle prime dieci. Ma siccome siamo un broker siamo anche più avanti in classifica. Soprattutto, Assiteca è riuscita a staccarsi nettamente per fatturato e dimensione da tutti i piccoli e nel panorama di vertice siamo l’unica voce italiana tra gli operatori stranieri».
Alla fine del 2019 nel capitale di Assiteca, che ha collocato sul segmento Aim di Borsa italiana il 16,19 per cento delle proprie azioni, è entrato il fondo francese Tikehau tramite Chaise, in forza di un aumento di capitale dedicato da 25 milioni di euro che è valso l’acquisto del 23,43 per cento del capitale (2,5 euro per azione, venerdì scorso il titolo in Borsa veniva scambiato a 1,52 euro). «L’arrivo del socio francese — spiega Lucca — ci ha permesso un sostanzioso consolidamento patrimoniale. Ma le vere ragioni per cui abbiamo aperto il capitale a Tikehau sono industriali. Se avessimo voluto soddisfare solo le ragioni della finanza, avremmo venduto ad altri. Noi, come famiglia Lucca, che ancora oggi controlliamo il 60 per cento del capitale di Assiteca, abbiamo ricevuto ripetute e sostanziose offerte per vendere. Potevamo farlo. Ma il fatto è che a me piace questo lavoro e mi era chiaro che il motivo dell’acquisizione era solamente uno: toglierci dal mercato domestico, dove cominciamo ad essere una realtà da considerare. Io invece voglio sviluppare il nostro business, sono convinto che ci siano straordinarie opportunità di sviluppo».
Sviluppi oltreconfine
La scelta su Tikehau, spiega Lucca, è propedeutica a uno sviluppo oltreconfine delle attività di Assiteca. Dopo aver perfezionato l’acquisizione di Assidea, di Muntadas e la costituzione di Assiteca Lugano (al 52 per cento con un partner locale), oggi Lucca guarda più lontano, verso i maggiori mercati europei. «Tikehau è il secondo investitore in Italia e il primo in Spagna, mercato nel quale siamo già presenti dopo l’acquisizione del gruppo Muntadas di Barcellona e ha competenze in molte aree europee. Noi vorremmo svilupparci in Francia, ed è questo il nostro prossimo obiettivo. Sentiamo che è il momento opportuno per crescere e abbiamo in programma, nell’arco dei prossimi cinque anni, acquisizioni in Spagna, Francia e in Sudamerica. Tikehau ci affianca con competenza e un patrimonio relazionale importante, che ci consente di rivedere al rialzo la crescita del fatturato nei prossimi anni. Siamo molto ottimisti, anche perché il mercato italiano inizia ad avvertire, specie attraverso il suo tessuto imprenditoriale, l’esigenza di una consulenza assicurativa competente».
Proprio la vicinanza al sentire aziendale sta spingendo Assiteca verso l’evoluzione da broker a consulente d’ampio raggio: un modo per affrontare la sfida di un mercato in cui non basta più proporre una polizza al prezzo migliore per soddisfare le esigenze della clientela.

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