di Nicola Carosielli

Il dilagare dell’emergenza Covid-19 sta suggerendo a buona parte delle aziende quotate a Pazza Affari di annullare o quanto meno rinviare la distribuzione dei dividendi, facendo così venir meno una consistente quota di quei circa 24 miliardi di cedole che sarebbero dovute essere distribuite tra aprile e giugno. La dieta a cui sono costretti i soci in questo momento di emergenza è vista come una delle poche soluzioni in grado di assicurare solidità e cassa alle aziende. Una delle prime ad annunciare la sospensione dei dividendi è stata Sea, la società di gestione dei servizi aeroportuali, che il 20 marzo ha annunciato il taglio del pagamento della seconda tranche dei dividendi 2019, per un ammontare di 82 milioni di euro. La lista si è subito allungata aggregando, tra le quotate, nomi come Brembo e Amplifon, che hanno deciso di sospendere il pagamento del dividendo già approvato dai cda per i bilanci 2019. A queste, nei giorni, si sono aggiunte società come Cerved, Cattolica e Sabaf. Ieri è stata invece la volta di Avio, Fila e Immsi.

Il gruppo del lapis per esempio «ha preso atto del significativo cambiamento dello scenario economico globale avvenuto nelle ultime settimane e in un’ottica di prudenza e di presidio della solidità patrimoniale e finanziaria del gruppo, ha deciso di proporre all’assemblea convocata per il 22 aprile di riportare interamente a nuovo l’utile dell’esercizio 2019, riservandosi di effettuare ulteriori valutazioni, anche alla luce dell’evoluzione dello scenario macro economico». Scelta simile per Avio che «in considerazione dell’attuale imprevedibilità dei potenziali effetti economico-finanziari legati alla diffusione del Covid-19, ha ritenuto opportuno, in via prudenziale e per rafforzare la struttura finanziaria, di proporre la destinazione integrale dell’utile d’esercizio 2019 a riserva utili portati a nuovo». Il problema non riguarda solo i gruppi industriali, anzi. Eiopa, l’autorità europea del settore assicurativo, ha già invitato le compagnie a utilizzare prudenza nella remunerazione agli azionisti per preservare il capitale. Invito accolto da Cattolica, mentre Unipol e Generali hanno scelto di proseguire con la strada tracciata in precedenza, anche se l’ultima parola l’avrà l’assemblea.
Ma anche, e forse soprattutto, nel mondo bancario si fa sempre più avanti la necessità di una strategia comune e condivisa a livello europeo da adottare anche sulla politica di distribuzione dei dividendi. Ieri Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit, in qualità di presidente della Federazione bancaria europea, ha chiesto alle banche europee di valutare una linea comune sulla «rottamazione dei dividendi» e conservare il capitale per dare sollievo all’economia in un momento di emergenza. Rispondendo di conseguenza alla Bce che ha dato flessibilità sul capitale, invitando a non aumentare dividendi e bonus. Ad ora però tutti i maggiori gruppi bancari italiani hanno confermato le loro strategie. (riproduzione riservata)

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