di Anna Messia

Generali si prepara a scende in campo per sostenere economicamente i suoi agenti in Italia in tempo di coronavirus. Una manovra che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, si aggirerebbe in circa 25 milioni. Si tratta essenzialmente di anticipi dei premi di produzione e di moratorie sui pagamenti (le cosiddette rivalse) che le agenzie devono fare all’impresa quando rilevano portafogli da altri agenti. Liquidità che la compagnia guidata da Marco Sesana riverserebbe sui propri agenti, e che per loro è ossigeno indispensabile in un momento di blocco dell’attività. Le assicurazioni, insieme a banche e poste, sono state considerate dal governo Conte servizi essenziali, esentati quindi dalla chiusura generalizzata delle attività al pari di farmacie, alimentari ed edicole. Ma la nuova produzione delle agenzie sta inevitabilmente frenando pesantemente a causa del blocco alla circolazione per l’emergenza sanitaria e per far fronte a questa situazione Generali si è mossa appunto con una serie di interventi a favore della sua rete. «La compagnia sta dimostrando in modo tangibile e tempestivo di considerare noi agenti un asset strategico per il gruppo», ha dichiarato Vincenzo Cirasola, presidente del gruppo agenti Generali Italia, che però allo stesso tempo non nasconde che non è facile continuare a tenere aperte le agenzie garantendo a tutti i dipendenti il rispetto assoluto delle norme igienico sanitarie per azzerare i rischi di contagio. «Sarebbe utile poter chiudere le agenzie con un avviso di operatività ridotta che verrebbe garantita da casa da agenti e impiegati», osserva Cirasola. In ogni caso questo è «solamente un primo passo positivo, ma attendiamo ulteriori interventi sia dalla compagnia sia dal governo per recuperare la crisi economica che subiranno le agenzie», aggiunge. Intanto anche l’esecutivo ha iniziato ad alzare la rete protettiva per le assicurazioni. La prima manovra attesa è l’accelerazione del recepimento dello scudo antispread. Si tratta del volatility adjustment lo strumento previsto dalla direttiva europea Solvency II che attutisce gli effetti della volatilità dei Btp ma che ha mostrato più di qualche lacuna perché non è scattando quando ce ne sarebbe stato bisogno.
Così le compagnie italiane, grazie anche al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri quando era presidente della commissioni affari economici e monetari europei (Econ), a fine 2019 sono riuscite a ottenere modifiche, con l’attivazione dello scudo anti spread con una soglia più bassa, passata da 100 a 85 punti base. Correzione che, secondo i primi calcoli, potrebbe essere utile con uno spread superiore a 230 punti e che era già stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea ma non ancora recepita in Italia. Ora si accelera e scontata, come scritto ieri da MF-Milano Finanza, appare anche la proroga del salva Bilanci che consente di valutare i titoli al costo storico nei bilanci civilistici. Norma che era già operativa per il 2019 e che dovrà essere estesa al 2020. Ma per questo non serve un nuovo intervento del governo perché basta un decreto del ministero dell’Economia. (riproduzione riservata)

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