di Mike Bird

Mentre l’impatto del coronavirus e le misure per prevenirlo continuano a diffondersi, i governi di tutto il mondo stanno cercando il modo di affrontare la questione delle sospensioni e chiusure dell’attività commerciale e produttiva. Negli ultimi giorni sono arrivate importanti proposte dagli Stati Uniti e dall’Italia. Nel primo caso, è in discussione un taglio delle imposte sui salari. Nel secondo, si tratta di una moratoria sul rimborso dei debiti, compresi i mutui per le famiglie e, per le imprese, i piccoli prestiti e le linee di credito. Le situazioni sono molto diverse, ma ci sono buone ragioni per pensare che l’approccio dell’Italia offra un modello migliore di come i legislatori dovrebbero cercare di limitare i danni economici derivanti dalle restrizioni ai viaggi su larga scala. L’immediata ricaduta dell’epidemia di coronavirus è una sorta di crisi di liquidità per le famiglie e le imprese nelle aree più colpite. La priorità dovrebbe essere quella di garantire che individui e imprese altrimenti solvibili e finanziariamente sani non vadano in rovina a causa di chiusure e restrizioni temporanee. In linea di principio, tale azione non dovrebbe danneggiare troppo le banche. I pagamenti devono essere ritardati, non essere del tutto scontati, per cui il profilo creditizio degli istituti che li forniscono non dovrebbe essere drammaticamente influenzato. Se ci fossero preoccupazioni, sarebbe d’aiuto il sostegno temporaneo del governo sotto forma di assistenza di liquidità e di clemenza sulla necessità di accantonare capitali per i prestiti non pagati. Tagli ai tassi d’interesse come quelli annunciati dalla Federal Reserve la scorsa settimana e dalla Banca d’Inghilterra ieri, offrono supporto al sistema. Ma saranno veramente efficaci solo in combinazione con l’azione concertata delle banche. Questo non vuol dire che uno stimolo fiscale in un’ampia varietà di forme non sia accettabile, soprattutto se si considera che le chiusure sono quasi certamente destinate a far precipitare la domanda. I lavoratori più gravemente colpiti dalle chiusure, gli autonomi, non beneficeranno di un taglio dell’imposta sui salari se non avranno più salari da far tassare. Per lo stesso motivo, molte aziende non beneficerebbero di una riduzione dell’imposta sui profitti se subissero perdite elevate. L’immediatezza della crisi sanitaria significa anche che la tempestività è fondamentale. Pagamenti e indennizzi su larga scala ai privati sono un meccanismo migliore rispetto ai tagli alle imposte sui salari, ma devono essere effettuati rapidamente. Il recente annuncio che Hong Kong darà a ciascuno dei suoi residenti permanenti 1.287 dollari Usa, è benvenuto. Ma poiché i pagamenti non saranno effettuati prima dell’estate, l’impatto sarà troppo tardi per salvare alcune imprese. L’industria dei finanziamenti varia considerevolmente da paese a paese, e ciò rende in alcuni casi più complicata una vera e propria moratoria. Secondo la Securities Industry and Financial Markets Association, nel primo trimestre del 2019 i titoli garantiti da mutui ipotecari italiani (MBS) hanno sfiorato i 150 miliardi di euro, un pesciolino rispetto agli Stati Uniti, che hanno 9 mila miliardi di dollari in MBS. Ma gli ostacoli presentati dalle complesse catene di fornitura del debito non sono insormontabili. Le obbligazioni ipotecarie possono essere ristrutturate volontariamente piuttosto che diventare insolventi in tali circostanze. Una crisi di liquidità a breve termine per le famiglie e le imprese non deve trasformarsi in una crisi di solvibilità, se i responsabili politici agiscono per evitarla. (riproduzione riservata)

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