di Andrea Pira

L’emergenza coronavirus può costare alle compagnie aeree globali fino a 113 miliardi di euro di mancate entrate. L’allarme, l’ennesimo, è stato lanciato dalla Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo. La situazione «è quasi senza precedenti», ha dovuto ammettere il ceo Alexandre de Juniac. Per capire quanto le previsioni si siano deteriorate basti pensare che due settimane fa, ossia lo scorso 20 febbraio, la stessa Iata stimava un calo del fatturato del settore di 29,3 miliardi in base a uno scenario che limitava la diffusione del virus soltanto ai mercati connessi con la Cina.
L’associazione traccia quindi due possibili evoluzioni. In quella più contenuta, che prende in considerazione soltanto i mercati dove sono stati registrati più di 100 contagi di coronavirus, l’Italia perderebbe circa un quarto dei passeggeri. Complessivamente il fatturato delle compagnie in presenza una diffusione limitata del virus subirebbe mancate entrate per 63 miliardi di dollari, di cui 22 miliardi nella Repubblica Popolare.
La stima di 113 miliardi è invece riferita a una diffusione massiccia del virus e prende in considerazione i mercati con almeno dieci casi confermati di Covid-19. Per il settore si tratterebbe di una tempesta paragonabile a quella attraversata durante l’ultima crisi globale. Turbolenze che stanno già facendo sentire i propri effetti.
Per la compagnia britannica Flybe l’epidemia è stata il colpo di grazia. Il vettore, che già a gennaio era scampato dal fallimento, ha lasciato gli aerei a terra e ha interrotto il trading in Gran Bretagna con effetto immediato. Il crollo di prenotazioni ha accelerato la fine. Il governo era intervenuto con 100 milioni di sterline due mesi fa per risolvere la crisi del vettore, che copre il 40% delle rotte interne britanniche, ma l’operazione era stata congelata. Ieri l’autorità britannica per l’aviazione civile ha annunciato che la compagnia è entrata in amministrazione controllata e che tutti i suoi voli sono cancellati e ha invitato i passeggeri a non recarsi in aeroporto.
Sempre a causa dello stato di incertezza globale Norwegian Air Shuttle, che ha annunciato la cancellazione di 22 voli transatlantici da Roma e Londra, ha deciso di ritirare le previsioni per il 2020. «In questa fase è prematuro valutare l’impatto totale sulle nostre attività», ha spiegato la low cost in un comunicato, facendo riferimento ai possibili contraccolpi di Covid-19.
A cascata le difficoltà delle compagnie si ripercuotono sui produttori. Airbus sta valutando la riduzione della produzione degli A330neo. Per stessa ammissione del presidente esecutivo Guillaume Faury il 2020 si preannuncia «ancora più teso dello scorso anno, nel corso del quale la produzione a lungo raggio ha dovuto fare i conti con la concorrenza di Boeing». Pur non sbilanciandosi sulle stime, intervenendo in commissione Affari Economici al Senato francese Faury ha ammesso che quest’anno sarà necessario lavorare duramente «per ottenere contratti». (riproduzione riservata)

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