L’organizzazione aziendale cambia e si adatta ai momenti di crisi ma per rispondere alle emergenze servono nuove professionalità in organico. Tra le competenze necessarie ci sono sicuramente gli esperti di crisis management ma non solo: oggi servono anche i cosiddetti risk manager, i matematici e persino chi ha studiato geopolitica. Senza dimenticare, in un’epoca che tende sempre più al digitale, gli analisti di big data e gli specializzati in Intelligenza artificiale.
Se per esempio gli esperti di crisis management sono coloro che sanno riorganizzare la struttura di un’azienda in tempi rapidi per far fronte sia a nuove esigenze produttive sia alle richieste del mercato da un punto di vista della comunicazione, i risk manager si differenziano soprattutto perché a loro è demandata la delicata traduzione in un numero percentuale del potenziale verificarsi di vari problemi. Si tratta di scienziati che, nella loro attività di controllo e previsione, spaziano dai rischi operativi a quelli finanziari. Entrambe le figure hanno in comune, però, una caratteristica: sono ruoli professionali che intervengono a sostegno dei brand ai primi segnali di pericolo. Ed entrambe le figure vanno inseriti nelle cosiddette war room, altrimenti dette in italiano unità di crisi, al fianco del board aziendale e di specialisti spesso già presenti in azienda tra cui il capo delle operazioni (chief operations officer, coo), il capo del personale (hr) e quello della divisione finanza (cfo).
Spostandosi gradualmente verso un’ottica di lungo periodo, man mano che la crisi si attenua per poi terminare e onde evitare di farsi trovare nuovamente impreparati davanti a emergenze improvvise e globali, è meglio che l’azienda si apra anche ad esperti di geopolitica e di commercio internazionale, in modo da tenere costantemente monitorate tutte le aree geografiche a rischio, in cui è presente il brand. L’obiettivo, tra l’altro, è quello di creare sinergie tra il loro lavoro di analisi previsionale e i compiti dei crisis manager nell’individuare soluzioni di approvvigionamento, produzione e distribuzione alternative a quelle che una criticità inaspettata sta per bloccare.
Guardando infine all’evoluzione decennale dell’industria in chiave digitale, non possono mancare (e già adesso sono figure richieste ma non sempre presenti in organigramma) matematici, esperti di Intelligenza artificiale e analisti di big data. Si tratta di professionisti che dovranno sostenere e accelerare la trasformazione dell’industria odierna verso il modello di una fabbrica che si auto-configura, cavalcando e non sbattendo contro i periodici alti e bassi del mercato.
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