di Simona D’Alessio
Una fetta «importante» dei ricavi da investimento delle Casse previdenziali dell’ultimo quinquennio (nella misura del «15-20%», recuperando «almeno un miliardo di euro») impiegata per assicurare aiuti economici agli iscritti, funestati dal blocco delle attività produttive, diretta conseguenza del propagarsi del virus Covid-19 nella Penisola. Ed una riscrittura integrale dell’articolo 44 del decreto 18/2020 (il «Cura Italia»), che stabilisca l’assegnazione «ai soli professionisti associati agli Enti di previdenza dei 300 milioni» appostati finora a beneficio di una vasta platea di lavoratori dipendenti e autonomi, unita a un cambio di paradigma dei ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia, perché «non è più possibile, in una condizione straordinaria come questa», che le delibere con cui le Casse decidono iniziative assistenziali d’urgenza «vengano approvate dopo mesi».
A parlare così il senatore del Pd (e già sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri) Tommaso Nannicini, relatore per la commissione Lavoro di Palazzo Madama del provvedimento governativo; l’esponente di centrosinistra, in un colloquio con ItaliaOggi, inquadra il contenuto del suo emendamento nato, dichiara, dalla constatazione che dei vincoli «burocratico-contabili» non possono impedire di prestare il giusto supporto al mondo professionale: «Se c’è qualcosa che mette in discussione la sostenibilità delle Casse, non è uno «stress test» a 50 anni, realizzato su proiezioni discutibili», spiega, con riferimento all’equilibrio dei bilanci che gli Enti son tenuti a mantenere (requisito richiesto dalla legge 214/2011, il testo denominato «Salva Italia», varato quasi un decennio fa dall’esecutivo di Mario Monti in una stagione di congiuntura economica negativa, ndr), bensì il fatto che «se non aiutiamo i professionisti di fronte ad un tale «choc» sistemico a sopravvivere, tra un po’ le Casse non avranno iscritti. Il mio emendamento, che dovrà, poi, esser votato dalla commissione Bilancio, è semplice: si usi una porzione dei rendimenti dell’ultimo quinquennio, dal 15% al 20%» degli Istituti disciplinati dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996, per «interventi socio-assistenziali emergenziali».
Ai «frutti» di parte delle operazioni finanziarie (effettuate, ricorda, «grazie ai contributi versati dai professionisti»), che il senatore quantifica in «almeno un miliardo», si aggiungeranno i 300 milioni per il sostegno al reddito, cifra che, con una correzione normativa dello stesso Nannicini, non viene più spartita con altre coorti di lavoratori, ma va ai soli associati agli Enti privati. «Quei 300 milioni non possono essere un trasferimento diretto dello Stato», chiarisce, pertanto si potrebbe immaginare «una prestazione gestita in convenzione dalle Casse».
Nell’Adepp (l’Associazione degli Enti), intanto, avanza il piano per favorire un accesso al credito più vantaggioso, grazie alla convenzione con Cassa depositi e prestiti (si veda ItaliaOggi del 14 dicembre 2019): lo conferma il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano, orientato pure ad «attivare un canale col ministero dell’Economia, per far sì che i pagamenti di chi ha effettuato prestazioni col gratuito patrocinio siano anticipati da noi agli avvocati e, successivamente, rimborsati dallo Stato». E, mentre si studiano «nuove misure di welfare» per gli oltre 240 mila legali, parte l’appello a «non creare confusione, con istanze che arrivano da troppi fronti». E alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, che ha invitato le Casse a «sospendere le quote» del 2020, Luciano replica: «La sua attenzione è utile. Ci dia una mano a far sì che il governo non ci penalizzi».
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