L’industria del risparmio gestito chiude a -571 milioni dopo il +600 di gennaio
Male gli azionari (-485 milioni) nonostante la ripresa dei mercati. Restano in attivo le gestioni di patrimoni (867 milioni). Raccolta negativa per Generali e Intesa Sanpaolo, tiene Morgan Stanley
di Paola Valentini

Va in rosso la raccolta dei fondi comuni aperti a febbraio. In base alla mappa mensile di Assogestioni il mese si è chiuso con un saldo di -1,668 miliardi dai +600 milioni di gennaio. Da inizio anno quindi i flussi netti sono di -1,06 miliardi. In territorio positivo invece le gestioni di portafoglio (867 milioni) e i fondi chiusi (230 milioni), ma non abbastanza da compensare le uscite dai fondi comuni. Risultato: l’industria italiana del risparmio gestito ha chiuso il mese a -571 milioni per un totale da inizio anno di 54,7 miliardi dopo il maxi importo una tantum segnato a gennaio (55,3 miliardi), frutto dell’operazione straordinaria data dall’ingresso nel perimetro delle statistiche di 53 miliardi per il conferimento a Banco Posta Fondi sgr (Poste Italiane ) di un mandato istituzionale per la gestione del patrimonio di BancoPosta.

Nonostante la raccolta negativa, a fine febbraio il patrimonio totale è cresciuto di quasi 17 miliardi rispetto al mese precedente salendo a quota 2.123 miliardi, nuovo record storico, grazie all’effetto positivo delle performance dei mercati che in questo inizio 2019 si sono riprese. Gli asset complessivi sono quasi equamente ripartiti tra i fondi (1.057 miliardi) e le gestioni di portafoglio (1.066 miliardi). Nel dettaglio delle singole categorie dei fondi aperti, quel che balza agli occhi dai dati di febbraio è che, malgrado le performance dei fondi azionari abbiano avuto un forte recupero sulla scia dell’andamento positivo dei listini (a partire dal +15% del Ftse Mib), questo non ha sostenuto la loro raccolta. Nel frattempo la politica di maggior allentamento monetario annunciata da Fed e Bce ha fatto tornare l’interesse per il comparto obbligazionario, reduce da forti deflussi nel 2018 a seguito della tendenza opposta sul fronte dei tassi, orientati al rialzo, che dominava lo scorso anno. Dai dati emerge che gli azionari hanno chiuso febbraio con -485 milioni dopo i +26 milioni di gennaio. Sempre positivi i bilanciati che hanno raccolto 70 milioni dai 187 milioni di gennaio, gli obbligazionari sono tornati a raccogliere (287 milioni da -1,44 miliardi del mese precedente), mentre i flessibili sono rimasti in rosso (-545 milioni da -1,46 miliardi di gennaio). Stessa tendenza per gli hedge fund che hanno avuto deflussi per 40 milioni (-68 milioni a gennaio). Giù anche i fondi monetari (-955 milioni) dopo l’exploit di gennaio (3,35 miliardi).

Sul fronte delle singole società, i big hanno avuto tutti dati negativi. Il gruppo Generali in febbraio ha conseguito un risultato di -324 milioni (dovuto principalmente ad operazioni infragruppo), Intesa Sanpaolo di -780 milioni (-842 milioni di Eurizon Capital e +62 milioni riferiti a Fideuram), Amundi di -77 milioni, Anima di -11 milioni, Allianz -167 milioni, Azimut -50 milioni, Arca -75 milioni. Bene le Poste con +718 milioni ma riferiti quasi tutti alle gestioni di portafoglio (695 milioni, mentre i fondi aperti hanno attirato soltanto 22 milioni), mentre Mediolanum ha ottenuto 163 milioni. Tra i gruppi esteri spicca il dato di Morgan Stanley che con 467 milioni è il primo per raccolta nel mese, i cui fondi sono collocati da diverse reti di consulenti finanziari che lavorano ad architettura aperta. Seguono Bnp Paribas con 215 milioni e Ubs con 185 milioni. In negativo invece Invesco (-191 milioni), Schroders (112 milioni), M&G (-345 milioni) e Templeton (-26 milioni). (riproduzione riservata)

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